00 28/01/2012 12:37

Calcoli di un visionario basati sulla parola di altri visionari?
Contento te...

Volendo darti una mano, usando quello strumento satanico opera dei Gentili che (anche per quello) verranno distrutti (ma come si fa? [SM=x2482327] ) chiamato Google ho trovato una cosa interessante.

E' dichiaratamente obsoleto ma sulla sua validita' lascio come sempre la parola agli esperti presenti.

Cosa è rimasto del 1914?

Quasi novant’anni sono trascorsi dal 1914 e ci troviamo nel XXI secolo. Sulla Terra non c’è quasi più nessuna delle persone che nacquero in quell’anno, e tanto meno quelle che, nate a cavallo del 1900, hanno portato con sé memoria dell’epoca nella quale vissero.

Fra breve, pertanto, anche questa data sarà consegnata alla storia e si sommerà a quelle che nel corso dei millenni ne hanno scandito il perenne susseguirsi. Mai come in queste circostanze, sono più appropriate le parole dell’Ecclesiaste che costituiscono per noi che viviamo immersi nel divenire della storia, un saggio rammemoratore ed un richiamo all’umiltà:
•Una generazione va, e una generazione viene … Ciò che è avvenuto, questo è ciò che avverrà; e ciò che è stato fatto, questo è ciò che si farà; e così non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Esiste alcuna cosa di cui si possa dire: "Vedi questo; è nuovo"! Ha già avuto esistenza per tempo indefinito … Non c’è ricordo delle persone dei tempi precedenti, neanche ce ne sarà di quelli che verranno in seguito. Non ci sarà ricordo nemmeno d’essi fra quelli che verranno ancora più tardi. — Eccl. 1:4-11 TNM.

Se potessimo andare a ritroso nel corso del tempo, pressoché infinita sarebbe la serie di pietre miliari, ognuna delle quali con su scolpita una data che per gli uomini del suo tempo rappresentò o identificò un periodo indimenticabile per loro. Per il mondo occidentale vi è per esempio la data del 1789, quella della Rivoluzione francese, che costituisce uno spartiacque unico nella storia, in quanto dopo di allora niente più fu come prima e si modificò non solo l’assetto politico, ma anche quello sociale ed economico dell’Europa e degli stati che gravitavano intorno ad essa.

Chi volesse, potrebbe aprire il libro intitolato "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile", edito nel 1963 dalla Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania, alle pagine 294 - 297, e vi troverebbe un "elenco di importanti date storiche molte delle quali, se non tutte, ormai non vogliono dire più niente agli uomini del nostro tempo, ma che furono significative per quelli del loro.

Anche i recenti "Indici" editi dalla Società Torre di Guardia nel 1990 e nel 1992 contengono alcune pagine dedicate alle "date" (pagine 210-213, il primo, e pagine 134-138, il secondo), ognuna delle quali con un significato oggi silente, ma probabilmente di rilievo nel passato. Ma, a riprova di quanto il presente possa condizionare la lettura del passato, o meglio ancora, a riprova del fatto che ciò che è o non è importante "prima" lo si determina "poi", è l’assenza di una data che, proprio in quegli "Indici" avrebbe dovuto esservi, ed essa è la data del 1799. Cosa dice tale data alla maggior parte di noi? Poco o nulla, a meno che non rinverdiamo le nostre reminiscenze scolastiche e ci ricordiamo che essa fu la data in cui Napoleone Bonaparte prese il potere assieme a due altri consoli. Ai testimoni di Geova, poi, dato che i loro "Indici" non ne fanno menzione, essa dice meno che niente. Eppure non dovrebbe essere così. Perché?

Perché il 1799, dal medesimo fondatore di quel gruppo religioso oggi conosciuto come testimoni di Geova, era considerato — e lo fu per decenni —, una data dall’incommensurabile valore profetico; una data intorno alla quale, come avvenne poi per il 1914, ruotava l’intera storia e che gettava la sua "luce" su tutti gli avvenimenti del tempo. Ma che è stato d’essa? chi la ricorda più? Proprio come aveva detto l’Ecclesiaste: "Non c’è nulla di nuovo sotto il sole". Corsi e ricorsi della storia! E pensare che quando nel 1966 i testimoni di Geova diedero alle stampe il libro Vita eterna nella libertà dei figli di Dio, alle pagine 31-35 appariva una "Tabella di date significative", con date come quelle del 1492 e del 1945. Si potrebbe ritenere che la prima si riferisse alla scoperta dell’America, e la seconda alla fine della seconda guerra mondiale, ma non è così. Per i testimoni di Geova, differentemente da tutto il resto del mondo e degli storici, il 1492 è "significativo" perché in quell’anno "il papa Innocenzo VIII muore dopo una trasfusione di sangue", mentre il 1945 lo è perché "La Torre di Guardia smaschera la trasfusione di sangue". Ed il 1799? Niente, silenzio totale!

Ebbene, poiché ciò che vogliamo trattare in questo studio è un metodo, adesso passeremo ad illustrare le tappe del nostro accostamento ad esso. Ci prefiggiamo infatti di mostrare che ciò che i testimoni di Geova definiscono a volte la tecnica del "bordeggio", oppure "la luce che risplende maggiormente", o anche "lampi di luce", non è altri che un andare per tentativi. Quando ci si rende conto che una determinata direzione non è quella buona, semplicemente se ne intraprende un’altra. É un vecchio sistema sul quale anche Gesù fece dei commenti. Per chi non ricordi le sue parole, eccole: "Lasciateli stare, sono guide cieche. Se, dunque, un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in una fossa". — Matt. 15:14, TNM. Infatti, ciò che a molti di loro forse sfugge è che la "luce" illumina, non può mai, per definizione, oscurare. È vero che può essere di maggiore o minore intensità, ma, comunque, non può mai venire meno alla sua caratteristica peculiare che è quella di dissipare le tenebre. L’una scaccia le altre. É un assioma biblico, definito da Giovanni con queste parole: "Dio è luce, e … unitamente a lui non vi sono tenebre alcune". — 1 Giov. 1:5.

Andare a tentoni, quindi, non "bordeggiare", è il sistema seguito dai testimoni di Geova sin dapprincipio. Difatti la loro storia è un continuo susseguirsi di cadute in buche dalle quali faticosamente si sono tratti fuori per ricadervi subito dopo. Usare delle parole comuni con un significato inconsueto per confondere le idee ai lettori è una loro costante caratteristica. Per esempio, invece di dire che sono cascati in un fosso, che si sono cioè sbagliati, e che hanno preso una cantonata, essi dicono: "come si pensava prima", "come pensavamo un tempo", "a differenza di ciò che si pensava una volta", "a tempo debito ulteriori lampi di luce rivelarono", "i primi studenti biblici pensavano", "si era pensato", "si pensò", "si fece maggior luce", e così via.

Ma, come stanno in realtà le cose? Non è necessario ricorrere ad una pur facile ironia, per comprendere che la débâcle geovista è ormai da decenni un fatto non più contestabile. Nemmeno una, ma proprio una, delle loro "rivelazioni" profetiche ha retto al devastante impatto del maglio della storia. Per esser franchi, dobbiamo dire che quello che sta accadendo in merito alla data del 1914 era facilmente prevedibile e, d’altronde, è già accaduto più volte, dai tempi di William Miller e del 1874. Oggi si è semplicemente giunti al redde rationem. Ma per un ordinato svolgimento del nostro racconto, ritorniamo al 1799.

Cosa rappresenta questa data per il Geovismo? A dire il vero, in tempi recenti è stato fatto un tentativo di mistificazione e di occultamento della verità storica documentata. Ne è prova quanto è stato scritto sulla Torre di Guardia del 1° settembre 1989, pag. 12. In un articolo sul "Millennio", furono fatti i seguenti commenti: "Alcuni cattolici [1]

hanno sostenuto che il Regno millenario di Gesù Cristo fosse finito nel 1799, quando gli eserciti francesi entrarono in Roma e posero fine al dominio del papa, deportandolo come prigioniero in Francia, dove morì". Sembrerebbe, pertanto, che con il 1799 la Società Torre di Guardia non abbia mai avuto a che fare e che, piuttosto, fosse stata la Chiesa Cattolica a farne un uso improprio collegando questa data con il Millennio. Ma le cose non stanno certamente così.

Illuminante è una dichiarazione che troviamo all’inizio dello studio II del 3° volume dell’opera di C.T. Russell conosciuta come Studi sulle Scritture, inizialmente distribuita come Aurora Millenniale. In questo volume, intitolato "Venga il tuo Regno" le parole iniziali del capitolo dicono così:
•Il "Tempo della Fine", un periodo di centoquindici (115) anni, dal 1799 A.D. al 1914 A.D., è particolarmente contrassegnato nelle Scritture. "Il Giorno della Sua Preparazione" è un altro nome dato allo stesso periodo, poiché in esso vi è stato un generale aumento della conoscenza, che ha dato luogo a scoperte, invenzioni, ecc., e che ha preparato la via al veniente Millennio di favore, rendendo disponibili le macchine moderne che consentono di risparmiare lavoro e che provvedono al mondo in generale una maggiore disponibilità di tempo, che sotto il regno di giustizia di Cristo rappresenteranno una benedizione per tutti ed un aiuto nel riempire la terra della conoscenza del Signore … Gli ultimi quarant’anni del Tempo della Fine (cioè il periodo dal 1874 al 1914 N.d.A.) sono definiti la "Fine" o la "Mietitura" dell’età del Vangelo, com’è scritto, "La mietitura è la fine dell’età presente (VR)". (Matt. 13:39) … Le informazioni intorno a questo periodo ci sono provvedute nella profezia di Daniele, che egli stesso non comprese, in quanto disse: E io udii, ma non compresi (VR)" (Dan. 12:8). In risposta alla sua ansiosa domanda gli fu detto che le parole erano sigillate sino al Tempo della Fine . Ne consegue, perciò, che nessuno avrebbe potuto comprendere la profezia prima del 1799; e prima di passare ad altro noi mostreremo che la profezia indica che essa non si sarebbe cominciata a capire prima del 1829 né si sarebbe raggiunto un chiaro intendimento d’essa fino al 1875.
Il capitolo XI della profezia di Daniele è dedicato ai significativi eventi che hanno portato fino ad oggi, il Tempo della Fine, mentre il capitolo XII ci porta da oggi fino al Tempo della Mietitura. Gli studenti della profezia noteranno la maniera particolare in cui è provveduta la data dell’inizio del Tempo della fine — che è rimarchevole sia per la precisione nello stabilire la data, che per averla così ben nascosta, sino al tempo stabilito perché fosse compresa. E dopo che questo periodo di tempo è in maniera così caratteristica indicato nel capitolo XI, senza che siano indicati un nome o una data, il capitolo XII produce tre periodi di tempo, di 1260, 1290 e 1335 giorni profetici, che rafforzano e stabiliscono la lezione del capitolo XI, che il principio del Tempo della Fine ebbe luogo nel 1799 … La carriera pubblica di Napoleone Bonaparte, che già al suo tempo fu definito "l’uomo del destino", è così chiaramente tratteggiata nella profezia che rende possibile determinare la data del "tempo fissato". Questo metodo di fissazione delle date è accurato. E se potremo dimostrare che gli eventi qui menzionati nella profezia si accordano bene con ciò che la storia narra di Napoleone, potremo in tal modo determinare la data con la stessa certezza con la quale abbiamo determinato l’inizio del regno di Cesare Augusto, o di Tiberio o di Cleopatra … La carriera di Napoleone, alla luce della profezia, indica l’anno 1799 come quello in cui ebbero termine i 1260 anni del potere papale, e l’inizio del periodo chiamato il "Tempo della Fine" … Avendo così fornito le basi per stabilire l’identità di quest’uomo (Napoleone), le cui opere contrassegnano l’inizio del "Tempo della Fine", la profezia procede a mostrare quale particolare evento di quel tempo deve essere compreso come un segno inequivocabile dell’esatta data del principio del "Tempo della Fine". Quest’evento è senza ombra di dubbio l’invasione dell’Egitto da parte di Napoleone, che richiese un periodo di un anno e quasi cinque mesi. Egli salpò nel maggio del 1798 e rientrò in Francia sbarcando sul suolo di quella nazione il 9 ottobre 1799. Questa campagna è descritta graficamente in poche parole nei versetti 40-44 … Questo Tempo della Fine, o giorno della preparazione di Geova, che cominciò nel 1799 A.D. e terminerà nel 1914 A.D., sebbene caratterizzato da un grande aumento della conoscenza rispetto a tutte le epoche passate, culminerà nel più grande tempo di difficoltà che il mondo abbia mai conosciuto.


Ecco, questo è ciò che insegnava e credeva fermamente l’organizzazione dei testimoni di Geova. Ma poiché si tratta di un insegnamento ormai abbandonato in omaggio alla teoria dei "lampi di luce", si preferisce piuttosto far credere che siano invece stati alcuni cattolici ad attribuire un significato particolare all’anno 1799. Ma, è ciò è notevolmente più importante, nelle parole che abbiamo riportato, tratte direttamente dalla letteratura dell’organizzazione, riscontriamo la conferma di un assunto che abbiamo illustrato qualche paragrafo prima di questo. Insegnava Russell, che il Tempo della Fine, lungo 115 anni, si sarebbe concluso con un periodo terminale di quarant’anni meglio noto come Tempo della Mietitura, che avrebbe avuto inizio nel 1874 per concludersi nel 1914. Sappiamo invece che fa parte dell’attuale insegnamento della stessa organizzazione che il Tempo della Fine non si è concluso nel 1914, ma che nel 1914 ha avuto inizio. É anche significativo il fatto che Russell non ha alcuna esitazione a definire "esatto" il suo calcolo del tempo del quale discerne i segni caratteristici nella lettura di alcuni capitoli del libro di Daniele. Se, pertanto, quella del tempo di Russell era "luce", risulta difficile comprendere come avesse potuto indurre quel "profeta" di Dio a tale disastroso intendimento delle Scritture, considerato anche il fatto che la sua interpretazione della persona stessa del papa si allontanava anni luce dall’attuale intendimento del corpo direttivo. Mentre, oggi, quest’ultimo spiega che "Michele e i suoi angeli" di Apocalisse 12:7, sono Gesù Cristo con le schiere celesti, Russell, nella Torre di Guardia di Sion del dicembre 1881, diceva a chiare lettere che:
•"Michele e i suoi angeli" — sono il papato e i suoi sostenitori che combattono contro il dragone, cioè i governanti pagani, ecc., ed il grande dragone fu scacciato dai cieli. Questo conflitto fra il potere papale e quello pagano sfociò, come abbiamo visto, nel graduale rovesciamento del secondo. Ma non sembra che sia una forzatura supporre che Michele simboleggi l’Uomo del Peccato? Non è quei lo stesso Michele di Daniele XII? Se esso è un simbolo in un caso, non lo è anche nell’altro? No. Nel racconto di Daniele XII ci troviamo di fronte ad una dichiarazione letterale. La resurrezione e le altre cose lì menzionate sono letterali, non così accade in Rivelazione XII. La donna, il dragone, la coda, le stelle, le corna, ecc., sono tutti simboli, e sarebbe fuori luogo che un Michele letterale lottasse contro un dragone simbolico.

Sembra qui di trovarci di fronte a dichiarazioni dubbiose, ai primi passi guidati da una luce incerta e ancor tenue? Alla precisa richiesta se si potesse anche solo dubitare di un’incoerenza nell’interpretazione, la risposta è un deciso: "No!". A tale sicumera, che fa di Russell un uomo dalle opinioni estremamente decise e dalle idee sicuramente chiare, fa da conferma ciò che egli stesso aveva detto in merito alla sua convinzione d’essere già nel giorno del Signore, che egli indicò con queste parole:
•Crediamo di avere buone, solide ragioni, e non immaginazione né sogni né visioni, ma evidenze bibliche (note alla maggior parte dei nostri lettori) per credere d’essere adesso "nei giorni del Figlio"; che il "giorno del Signore" è venuto, e che Gesù, nel suo corpo spirituale è presente, e sta mietendo nell’età del Vangelo … Noi crediamo che la parola di Dio ci fornisca della prova certa del fatto che stiamo adesso vivendo nel "Giorno del Signore", che ebbe inizio nel 1874, e che deve durare quarant’anni, proprio come fu per "il giorno della tentazione nel deserto", quando Israele mise alla prova Iddio, e vide le sue opere per "quarant’anni" (Ebr. iii:9) … É stata qui presentata abbondante prova per tutti che "abbiamo pure la parola profetica più ferma", e che siamo trovati nell’attesa del suo adempimento, che il Giorno del Signore è realmente arrivato —"chi sarà in grado di restare?" "Beato colui che veglia e serba le sue vesti".

Le "buone, solide ragioni" di Russell, da tempo non sono più tali, esse sono state ripudiate e chi oggi sostenesse quelle date e il loro significato sarebbe disassociato di fra il "popolo di Geova", a riprova che quella non era luce seppur fievole, bensì tenebra.

Di fronte a una luce, pur fievole com’era quella dei primi tempi della Torre di Guardia, non possiamo fare a meno di far nostra un’espressione di Gesù: "Se in realtà la luce che è in te è tenebre, come sono grandi le tue tenebre!". — Matt. 6:23 TNM.

Passiamo adesso ai nostri giorni e cerchiamo di comprendere cosa in realtà sia accaduto fra le impenetrabili mura della sede centrale internazionale di Brooklyn, dal cui "sesto piano" come si diceva un tempo, esce la "verità". La base per il nostro esame è costituita dalla Torre di Guardia del 1° novembre 1995. In essa, in due articoli di studio più una "Domanda dai lettori", il corpo direttivo presenta la sua nuova risposta alla domanda cruciale: Qual è "questa generazione"? Nel tratteggiare la risposta non possiamo non tener conto del fatto che a questa domanda così importante per i testimoni di Geova sono già state date molteplici risposte nel corso del tempo. E poiché i testimoni di Geova asseriscono d’essere da sempre depositari della luce divina, sia pure con intensità crescente o meno, non è solo l’ultima risposta, "la risposta giusta" che fa testo, ma il complesso d’esse. In sintesi, qual è la differenza fra la nuova veduta e quelle precedenti? Possiamo così riassumerla: prima si credeva che la "fine" del sistema di cose avrebbe dovuto aver luogo prima che la generazione del 1914 fosse del tutto terminata; cioè il momento dell’irruzione di Armaghedon avrebbe visto ancora viventi sulla scena mondiale persone che erano nate un po' prima dell’anno 1914 e che in un modo o nell’altro erano testimoni della transizione fra i due periodi. Questo intendimento poneva indubbiamente dei limiti temporali al quando la "fine" sarebbe dovuta arrivare. La vita di una persona non può essere allungata indefinitamente. È vero che si può ricorrere a degli espedienti estremi, come quello di far credere che fino a quando era in vita un ultracentenario della Georgia caucasica, si poteva ritenere che la "generazione" fatidica fosse ancora in vita. Ma nessuno ormai ci credeva più. Sicché adesso la spiegazione è quest’altra: la "generazione" alla quale Gesù fece riferimento non è costituita da gente che è nata nel 1914 o un po' prima o un po' dopo di tale data, bensì sono tutte quelle persone viventi sulla terra nel "tempo della fine" (che ha avuto inizio nel 1914) e che costituiscono per l’appunto, le "genti" viventi oggidì in questo mondo e sotto i cui occhi hanno luogo i segni caratteristici che indicano l’approssimarsi della fine. Ma non è la lunghezza della loro esistenza ciò che è importante, bensì la loro esistenza come tale. Non vi è più, insomma, collegamento, fra la lunghezza della loro vita e l’arrivo della fine del mondo. A ben guardare si tratta di una soluzione che non risolve niente, e lo spiegheremo. Non solo: Cosa più grave per i testimoni ortodossi, ci troviamo di fronte ad una spiegazione che è copiata pari pari da quella che da sempre è comunemente accettata dalle religioni cristiane, che i testimoni di Geova considerano "Babilonia la Grande", e che, stranamente, avevano capito da secoli ciò che i "lampi di luce" consentono solo ora di capire al "popolo di Dio".

Quasi al termine della sua nuova spiegazione dell’argomento, a pagina 20, paragrafo 15, il corpo direttivo così conclude: "Questo punto di vista più preciso su "questa generazione" vuol forse dire che Armaghedon sia più lontano di quanto pensavamo? Niente affatto! Anche se noi non abbiamo mai conosciuto ‘il giorno e l’ora’, Geova Dio li ha sempre conosciuti, ed egli non cambia". Cosa vogliono dire queste parole? Esaminiamole attentamente: Cos’è in realtà un "punto di vista più preciso" se non l’ammissione di avere esagerato in quanto a "congetture" cioè "supposizioni"? La "precisione", pertanto, non sarebbe altro che un’opinione priva di supposizioni, il che non aggiunge nulla in quanto a precisione, ma forse priva l’opinione precedente di parte della sua attendibilità.

Si dice, poi, che non è "niente affatto" vero che questo nuovo punto di vista renda Armaghedon più lontano di quanto non si pensasse prima. Ciò rende inevitabile la domanda: e prima, quanto era lontano Armaghedon? Se non è più lontano, allora si dovrebbe sapere quanto fosse lontano in precedenza e lasciare inalterata la distanza. Ma questo dato non ci è provveduto; ci vien detto solo che "non è più lontano" di prima. E, allora, cosa è cambiato? Se non è più lontano e non è nemmeno più vicino, allora è rimasto alla stessa distanza. Nel qual caso ci piacerebbe sapere qual è tale distanza. Dirci che Geova ha sempre saputo il giorno e l’ora è del tutto inutile. Sapevamo già che a Dio tale informazione non era ignota, dato che è lui che stabilisce i tempi e le stagioni. Sta di fatto, però, che se prima teneva per sé l’informazione, così continua a fare adesso e per noi tutto rimane come prima. E allora, dov’è il cambiamento?

A pagina 19, ancora una volta si tira in ballo il povero Abacuc e la sua dichiarazione per incoraggiare tutti a non demordere, ma a nutrire speranza. Dopo aver detto al paragrafo 8 che non è utile cercare di calcolare date o fare congetture sulla durata letterale di una generazione (esercizio nel quale il corpo direttivo si è sbizzarrito per oltre un secolo senza successo), si dice poi: "Abacuc 2:3 dice chiaramente: "La visione è ancora per il tempo fissato, e continua ad ansimare sino alla fine, e non mentirà. Anche se dovesse attardarsi, attendila; poiché si avvererà immancabilmente. Non tarderà"". Come di consueto si cerca di far credere che le parole di quel lontano profeta fossero state scritte proprio in relazione alla generazione del tempo della fine e per convincere gli increduli dell’indefettibilità della promessa di Dio relativa all’arrivo della "fine del mondo". Bugia colossale anche questa. Vogliamo vedere il perché?

Innanzitutto il metodo seguito dal corpo direttivo è fuorviante. Dire, dopo aver detto che non bisogna far congetture su certe date che, comunque, secondo Abacuc la promessa di portare la fine al tempo stabilito non tarderà di un minuto, è chiaramente un tentativo mal riuscito di far dire al testo ciò che non dice assolutamente. Non esiste nemmeno la più lontana possibilità di collegare le parole del profeta ebreo con il discorso di Gesù sulla "generazione". É un accostamento del tutto illegittimo e non giustificato da nessuna regola esegetica o collegamento dei testi in questione. La lettura di un qualunque commentario biblico, poi, ci aiuta a comprendere che le parole così mal applicate dal corpo direttivo, sono delle invocazioni del profeta fatte a Dio, affinché Egli gli desse una speranza per Israele nella triste situazione in cui Nabucodonosor si stava impadronendo del mondo antico e di lì a poco avrebbe anche fagocitato il paese di Davide. Nulla più.

Riassumiamo: la "generazione" è sempre la stessa, cioè quella che vive nel tempo della fine iniziato nel 1914. Prima che essa scompaia la fine deve arrivare, solo che adesso non dobbiamo più calcolarne la durata. Ma poiché, comunque, una generazione o genìa o razza o come la si voglia definire, è pur sempre composta di persone che nascono e muoiono, non la si può scollegare da un riferimento temporale, qualunque esso sia, e perciò alla fine non è cambiato nulla. Come sempre la Società Torre di Guardia ha eseguito un esercizio gattopardesco: quello che consiste nel cambiare tutto per non cambiare in effetti nulla. Ma, se ci è consentito azzardare un’ipotesi, possiamo supporre che il corpo direttivo avesse bisogno di altri 20-25 anni di dilazione, che si è procurato con questo nuovo escamotage. Poiché in ogni generazione vi è sempre qualcuno che vive più di 100 anni, ecco che così ai 70-80 anni della "generazione del 1914" si possono aggiungere altri due decenni e nel frattempo escogitare qualcos’altro.

Riteniamo adesso utile, allo scopo di mostrare come effettivamente la Società Torre di Guardia si sia sempre mossa per tentativi, cioè a tentoni, riportare in ordine cronologico le sue dichiarazioni che dal 1975 ad oggi si sono succedute nella copertina interna della rivista Svegliatevi! e che ci aiutano a capire che il loro succedersi era motivato soltanto dal maggiore o minore convincimento che la fine fosse vicina.

Per la prima volta, nell’edizione del 22 luglio 1975, appare questa frase:
•Soprattutto, "Svegliatevi!" infonde speranza, dandovi una base per confidare nella promessa del Creatore di un nuovo ordine di durevole pace e vera sicurezza entro la nostra generazione.

Dopo sette anni, nell’edizione del 22 aprile 1982, vi è per la prima volta la menzione del 1914 che prende il posto della più generica espressione "la nostra generazione":
•Soprattutto, questa rivista infonde fiducia nella promessa del Creatore di stabilire un nuovo ordine pacifico e sicuro prima che finisca la generazione che vide gli avvenimenti del 1914.

Questa nuova dizione dura solo cinque anni. A partire dall’edizione dell’8 gennaio 1987 viene addirittura fatto scomparire qualunque riferimento a qualsivoglia generazione, non stampando nemmeno il "Perché si pubblica questa rivista". Ma tale omissione dura solo un anno, giusto il tempo di riordinarsi le idee. Essa riappare nell’edizione dell’8 gennaio 1988:
•Soprattutto, questa rivista infonde fiducia nella promessa del Creatore di stabilire un nuovo mondo pacifico e sicuro prima che finisca la generazione che vide gli avvenimenti del 1914.

L’unica differenza con la frase del 1982 consiste nell’aver modificato la parola "ordine" con "mondo". Ma ecco che arriviamo al 1995 ed all’edizione di Svegliatevi! dell’8 novembre di quest’anno. Ecco che, ancora una volta, si fa marcia indietro e si modifica nuovamente la frase cruciale:
•Soprattutto, questa rivista infonde fiducia nella promessa del Creatore di stabilire un nuovo mondo pacifico e sicuro che sta per sostituire l’attuale sistema di cose malvagio e illegale.

Come mai quest’esigenza di modificare per ben cinque volte nel corso di venti anni questa frase, se non quella di cercare di adeguarsi all’evolversi dei tempi ed al fatto che la tanto sospirata fine non arrivava mai? Si vede in maniera chiarissima il sentiero a tentoni del corpo direttivo. Se fosse stato Dio a guidarlo non vi sarebbe stata alcuna necessità di aggiungere e togliere il riferimento alla "generazione" e al "1914", ad ogni mutamento di tempo.

Ma non è soltanto la locandina interna delle riviste Svegliatevi! che è cambiata negli anni. Ogni qualvolta la Società Torre di Guardia presenta una nuova interpretazione delle Scritture, lo fa sempre accompagnandola con espressioni come ‘induciamo il cuore alla saggezza’ e simili, che fanno automaticamente pensare che in precedenza il loro cuore fosse meno saggio, e così non può che sorgere un dubbio sul fatto che colui che prepara le informazioni, cioè lo "schiavo" sia veramente "saggio e prudente". Sembra strano che debbano essere fatte tante marce indietro e correzioni su punti cruciali di dottrina da uno schiavo che, per definizione è nato saggio e prudente. In considerazione, poi, del fatto che molto spesso lo stesso "schiavo" ritorna indietro su precedenti interpretazioni, come per esempio nelle Svegliatevi! del 1982 e del 1988 dove dopo l’omissione del 1987, la seconda ritorna su quanto aveva detto nella prima, si potrebbe anche pensare che l’ultima parola di questo "schiavo fedele e discreto" non sia proprio l’ultima, ma la penultima e, quindi, come si fa ad accettarla senza esitazioni? Si prenda per esempio, il tono con il quale si esprimeva sullo stesso argomento, la rivista dell’8 marzo 1963, nell’articolo alle pagine 28 e 29 intitolato: "Questa generazione non passerà".
•Che Matteo 24:34 non si riferisse ad una simbolica applicazione di una "generazione" di empi è evidente quando leggiamo nel versetto precedente: "Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, Egli è alle porte". (Na) La generazione che ‘vede tutte queste cose’ è la generazione a cui Gesù si riferisce nel versetto 34, sia che fossero persone giuste o empie. Poiché Gesù predisse le condizioni che prevalgono ora in questo tempo della fine del mondo, l’attuale generazione è quella che egli descrisse nella sua profezia degli ultimi giorni … La "generazione" menzionata in Matteo 24:34 include le persone che erano vive quando nel 1914 cominciò la guerra in cielo. Tutti quelli che erano in vita o che nacquero verso quel tempo fanno parte di questa generazione. I membri di questa generazione vedranno la fine del mondo.

Sembra che quanto abbiamo appena letto non vada proprio d’accordo con quello che è scritto nell’edizione del 1° novembre 1995 della Torre di Guardia. Mettiamo a confronto le due dichiarazioni:




Che Matteo 24:34 non si riferisse ad una simbolica applicazione di una "generazione" di empi è evidente — Svegliatevi! 8/3/1963

Perciò nell’odierno adempimento finale della profezia di Gesù, "questa generazione" deve riferirsi ai popoli della terra che vedono il segno della presenza di Cristo ma non cambiano condotta — La Torre di Guardia 1/11/1995


Coerentemente con la dichiarazione fatta nel 1963 fu quella che apparve sulla Torre di Guardia del 1° maggio 1985, pagina 4:
•Oltre a sapere in quale periodo di tempo sarebbe sopraggiunto il giudizio divino, Gesù fu in grado di circoscriverne la durata … Pertanto il giudizio divino sarebbe stato eseguito entro l’arco di vita di alcuni che avrebbero visto le prime indicazioni del periodo di tempo predetto da Gesù … La cronologia biblica e l’adempimento della profezia della Bibbia provano ampiamente che questo periodo di tempo è iniziato nel 1914 E.V. Perciò il giudizio di Dio deve essere eseguito prima che la generazione del 1914 scompaia del tutto.

Non sembra che qui l’Organizzazione senta di essere meno ‘saggia’. Essa sa con certezza che fu proprio Gesù a circoscrivere la durata del periodo di tempo entro il quale sarebbe sopraggiunto il giudizio divino. É evidente che l’unico elemento ad essere cambiato dal 1985 al 1995 sono i dieci anni trascorsi senza che sia accaduto nulla di ciò che si prevedeva, e quindi la ‘saggezza’, in effetti, non è altro che la necessaria ‘prudenza’ che si deve accompagnare ai troppi fallimenti e che suggerisce una maggiore cautela.

L’Organizzazione, comunque, tenta di far credere che già al tempo di Russell si avesse un chiaro intendimento dell’argomento "generazione". Difatti, nella sezione dedicata alla "Domande dai lettori", essa dice: "Quasi cento anni fa Charles T. Russell, primo presidente della Società (Watch Tower), lo spiegò chiaramente". Ma poi, come fa di solito, omette il resto della citazione. Noi siamo stati in grado di rintracciarla. Essa si trova nel quarto volume degli Studi sulle Scritture, intitolato "La battaglia di Armaghedon". In esso alle pagine 603-606, è contenuto integralmente il pensiero del fondatore che, come vedremo, è totalmente diverso da come vorrebbe presentarcelo oggi l’Organizzazione:
•In altre parole, i segni menzionati devono aver luogo entro un periodo di tempo della durata di una generazione alla fine dell’era. La menzione del fico che germoglia non dev’essere stata casuale, ma piuttosto siamo inclini a ritenere che non lo fosse per niente. Le circostanze specifiche che accompagnano il racconto della maledizione di nostro Signore sull’albero del fico che non portava frutto, e che seccò immediatamente (Matt. 21:19, 20) ci fa pensare che il fico in questa profezia debba riferirsi alla nazione giudaica. Se le cose stanno così, vi è già un adempimento in corso; poiché non solo sono migliaia gli Israeliti che ritornano in Palestina, ma il movimento Sionista, che tutti conosciamo, ha adesso assunto proporzioni tali da giustificare le Assemblee di rappresentanti che da tutte le parti del mondo si incontrano un anno dopo l’altro allo scopo di riorganizzare uno stato giudaico in Palestina. Questi germogli cresceranno, ma non porteranno frutto perfetto prima dell’ottobre 1914, il tempo della piena fine dei "Tempi dei Gentili".
La durata di una "generazione" si può calcolare all’incirca in un secolo (praticamente il limite attuale) o in centoventi anni, che è la lunghezza della vita di Mosè e la durata massima di vita nelle Scritture (Gen. 6:3). Calcolando cento anni a partire dal 1780, che è la data in cui si verificò il primo segno, il limite sarebbe raggiunto entro il 1880; e, secondo il nostro intendimento, ognuna delle cose predette ha cominciato ad adempiersi in quel tempo; la "mietitura" o tempo della raccolta è cominciata nell’ottobre 1874; l’organizzazione del Regno e l’assunzione del suo grande potere da parte del nostro Signore ha avuto luogo nell’aprile del 1878, ed il tempo di difficoltà o "tempo dell’ira" che finirà nel 1915 ebbe inizio nell’ottobre del 1874. Alcuni possono, se lo vogliono, anche dire che il secolo o la generazione può essere calcolata a partire dall’ultimo segno, la caduta delle stelle, oppure dal primo, l’oscuramento del sole e della luna: e un secolo che sia iniziato nel 1833 sarebbe ancora lontano dalla sua fine. Sono molte le persone viventi che sono state testimoni della caduta delle stelle. Quelli che camminano con noi alla luce della verità presente non aspettano come cose che debbono ancora accadere cose che sono già avvenute, ma attendono la consumazione di cose che sono in via di adempimento. Oppure, poiché il Maestro disse, "Quando vedrete tutte queste cose", e poiché il "segno del Figlio dell’Uomo in cielo", la fioritura del fico, e il radunamento degli "eletti" fanno parte dei segni, non sarebbe irragionevole calcolare la generazione dal 1878 al 1914, cioè assegnarle la durata di 36½ anni, che è la media della durata attuale della vita umana.

"Ma in quant’è a quel giorno ed a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei cieli, neppure il Figliuolo, ma il Padre solo". (Matt. 24:36; cfr. Marco 13:32, 33, VR). "State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel tempo".

A molti queste parole sembrano dire più di ciò che esse in realtà vogliano dire: essi pensano che esse costituiscano un impedimento alla comprensione di tutte le profezie della Bibbia, come se il Signore con esse abbia voluto dire che "Nessuno saprà [mai]", mentre Egli disse invece semplicemente, "Nessuno [adesso] sa" riferendosi solo alle persone che lo ascoltavano, per le quali non era ancora giunto il tempo di conoscere il tempo e le stagioni fissate. Chi può mettere in dubbio che "gli angeli dei cieli" ed "il Figlio" adesso sappiano, pienamente e con chiarezza, le cose che sono ormai giunte in prossimità del loro adempimento? E se ad essi ora tali cose non sono più celate al loro intendimento, nemmeno ai santi di Dio adesso le parole di questo versetto impediscono il corretto intendimento di tutte le verità "scritte in anticipo per nostra istruzione".

continua...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer