00 27/03/2012 21:52
Si fa presto a dire "A-TEO"


Ogni volta che ho parlato con un ateista, ho sempre avuto l’impressione, come ho già scritto: ”non mi considero ne credente ne ateo, sia il credente e l’ateo si dichiarano sicuri di certi principi, ma che in pratica tirano ad indovinare. Preferisco definirmi un dubbioso positivo”.

In un paese cattolico come il nostro,se ti dichiari "ateo" la reazione è:- allora non sei cattolico-. Non pensano neanche per un pò a dio. Si preoccupano più della religione che di dio. Stufo di spiegare l'origine della parola "ateo" e di chi la inventata, decisi di dichiararmi "DISCEPOLO DEL DUBBIO".

Naturalmente quando si fa una scelta così importante, è giusto documentarsi e ricordo il mio motto:-LA CONOSCENZA TI LIBERA, L'IGNORANZA TI RENDE SCHIAVO-.

Per l'occasione non voglio citare molti scritti da autorevoli scienziati della parola, cito soltanto Michel Onfray e spero che soddisfi la nostra disputa.

MICHEL ONFRAY, ha fondato nel 2002 l’università popolare di Caen, che dispensa corsi di filosofia a centinaia di persone di ogni età e ceto sociale: un vero caso culturale, che in Francia ha suscitato il massimo interesse dei media.
Dal suo libro (personalmente l’ho trovato istruttivo, eccezionale e come riporta “LIRE”: <>), TRATTATO DI ATEOLOGIA, a pagg.30 e 31, riassumo in breve le due pagine:
<< Il termine “ateo” non è antico e la sua accezione precisa … è tardiva in occidente, nell’antichità esso designa talora non chi non crede in Dio, ma colui che non accetta gli dèi dominanti del momento, le loro forme socialmente stabilite. … In tal modo l’ateismo serve politicamente ad allontanare, identificare o fustigare l’individuo che crede a un dio diverso da quello che l’autorità del momento e del luogo invoca a sostegno del suo potere … così viene permesso alla chiacchiera dei ministri che usano e abusano dell’epiteto: chiunque non crede al loro Dio, dunque a loro, diventa immediatamente un ateo. Dunque il peggiore degli uomini: l’immoralista, il detestabile, l’immondo, l’incarnazione del male. Da rinchiudere all’istante o da torturare, da mettere a morte. Perciò dirsi ateo è difficile; atei si è chiamati, e sempre nella prospettiva insultante di un’autorità impaziente di condannare. … Non esiste nessun termine per qualificare positivamente colui che non si sottomette alle chimere se non questa costruzione linguistica che inasprisce l’amputazione a-teo. … Niente per indicare l’aspetto solare, affermativo, positivo, libero, forte dell’individuo che si colloca oltre il pensiero magico e le favole.
L’ateismo rientra dunque tra le creazioni verbali dei deicoli. La parola non deriva da una decisione volontaria e sovrana di una persona che si definisce con questo termine nella storia. L’ateo qualifica l’altro che rifiuta il dio locale al quale tutti o la maggior parte credono. E hanno l’interesse a credere, perché l’esercizio teologico nel chiuso dello studio si regge sempre su milizie armate, polizie esistenziali e soldati ontologici che dispensano dalla riflessione ed esortano a credere al più presto e molto spesso a convertirsi >>.

Personalmente sono daccordo con ONFRAY, a voi la scelta che ritnete giusto.