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Fine dell’illusione religiosa.

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    00 27/04/2012 16:19
    Più scienza meno fede Freud, in L’avvenire di un’illusione


    Fine dell’illusione religiosa.

    Più scienza meno fede

    Freud, in L’avvenire di un’illusione mette in bocca ad un’ipotetica controparte un luogo comune (riproposto da qualcuno ancora oggi) sulla religione baluardo della ‘civiltà’: “Le dottrine religiose non costituiscono materia su cui si possa cavillare come su qualsiasi altra. La nostra civiltà è costruita su di esse, il mantenimento della società umana ha come presupposto che, nella maggioranza, gli uomini credano alla verità di tali dottrine. Se viene loro insegnato che non esiste alcun Dio onnipotente e giustissimo, che non vi è ordine divino dell’universo e vita futura, gli uomini si sentiranno esenti da ogni obbligo di conformarsi ai precetti della civiltà ”(cit, p. 174).

    Freud invita a riflettere sull’assunto religione = civiltà. Se fosse vero, gli individui dovrebbero essere sempre pacificati all’interno degli ordinamenti statuali. Inoltre, se la religione fosse davvero portatrice di civiltà, nel mondo non ci sarebbero state (né dovrebbero esserci) contese, guerre, ingiustizie. Tutto sarebbe perfettamente “morale”.

    Al contrario, poiché: “nella religione l’immoralità ha trovato in tutti i tempi sostegno non meno della moralità [...] c’è da chiedersi se non ne abbiamo sopravvalutato la necessità per il genere umano e se facciamo cosa saggia a fondare su di essa le nostre esigenze civili” (ibidem, p. 178).

    Freud, che vive in contesto dove stanno prendendo corpo grandi rivendicazioni e scontri sociali, sottolinea inoltre, che l’uso della religione come grande imbonitore di massa non funzionerà a lungo, perchè gli oppressi si accorgeranno dell’inganno.

    Allora, ci sarà il rischio che le legittime aspirazioni alla libertà e alla giustizia sociale esploderanno in modo incontrollato e, proprio come avviene per le pulsioni represse, le conseguenze potrebbero essere devastanti per ogni convivenza civile.

    Tutto questo dovrebbe far pensare al fatto, che forse: “converrebbe senz’alcun dubbio lasciare Dio del tutto fuori dal giuoco e ammettere onestamente l’origine puramente umana di tutti gli ordinamenti e di tutte le norme civili” (ibidem, p. 181).

     L’attenzione si sposterebbe allora sugli individui storici. E questi non potrebbero più celarsi dietro misteriosi disegni divini che li sollevino dall’ignavia di non fare quanto è nelle loro (nostre) effettive possibilità.

    Quando non c’è la consolazione del cielo, diviene imperdonabile non provare a costruire una vita più felice per ognuno: “Distogliendo [...] dall’al di là le sue speranze e concentrando sulla vita terrena tutte le forze rese così disponibili, l’uomo probabilmente riuscirà a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più oppressiva per alcuno” (ibidem, cit. p. 190).

    In questo la scienza avrà un ruolo determinante. Di fronte ad essa, piaccia o non piaccia, la religione è destinata a ritirarsi, fino ad esaurirsi: “Crediamo che sulla realtà dell’universo il lavoro scientifico possa apprendere qualcosa, tramite cui possiamo accrescere il nostro potere e ordinare la nostra vita [...] mediante numerosi e importanti successi la scienza ci ha dato la prova di non essere un’illusione.

    Essa ha molti nemici dichiarati, e assai più nemici nascosti, che non possono perdonarle di avere indebolito la fede religiosa e di minacciare di abbatterla. [...] No, la nostra scienza non è un’illusione. Sarebbe invece un’illusione credere di poter ricevere altronde ciò che essa non può darci” (ibidem, pp. 195-196).

    Progresso della scienza, riduzione dell’ignoranza e promozione sociale, saranno le vie maestre su cui si incamminerà la ragione per affrontare la vita. E perchè questo avvenga: “vale la pena di fare il tentativo di un’educazione irreligiosa [...] L’uomo non può rimanere sempre bambino, deve alla fine avventurarsi nella ‘vita ostile’. Questa può essere chiamata l’educazione alla realtà” (ibidem, pp. 188-189).

    E’ la terapia di liberazione dalla nevrosi della fede. E perché ognuno possa fare a meno del “dolce veleno” della religione, bisognerà che si disintossichi dal “complesso del padre”.

    Due differenti concezioni del mondo si fronteggiano: l’una considera l’essere umano eterno minore, bisognoso di un padre eterno che lo indirizzi e lo domini; l’altra ha fiducia nella ragione e nelle capacità di ciascuno per gestire autonomamente il peso della libertà.

     La sfida è tutta qui. E la partita è ancora aperta.

    Ma con Freud, possiamo essere abbastanza ottimisti: “da supporre che l’umanità supererà tale fase nevrotica (religione –ndr.) così come, crescendo, molti bambini guariscono della loro analoga nevrosi ”( ibidem, p. 193).

    L’illusione religiosa è destinata ad esaurirsi, perché: “la voce dell’intelletto è fioca, ma non ha pace finché non ottiene ascolto. Alla fine dopo ripetuti innumerevoli rifiuti, lo trova. Questo è uno dei pochi punti sui quali si può essere ottimisti per l’avvenire dell’umanità” (ibidem, p. 193).

    Queste le conclusioni del grande ebreo ateo. Attualmente le cose sembrerebbero andare in senso opposto. Almeno stando al successo delle adunate papiste, o a quelle dei predicatori di massa. Ma, visto lo scarto esistente tra precetti religiosi e reali comportamenti individuali (dei fedeli compresi), è forse legittimo sospettare che la religione celebri in tanta ostentazione massmediatica un qualche disagio. E questo probabilmente forse serpeggia anche nei palazzi vaticani, se papa Ratzinger, ha dovuto ammettere di fronte al male totale della Shoah, che quantomeno Dio è stato in silenzio. Un silenzio ancora più inquietante, se interpretato come provvidenziale assenso.

    Se così fosse, per Dio come garanzia della morale individuale e collettiva (civiltà) ci sarebbe ben poco spazio. E’ la fine di ogni teodicea. Nata per rafforzare Dio, con la sua stessa pretesa di affermare la giustizia del progetto divino nel mondo, alla fine ha messo in crisi ogni possibilità di legittimare l’esistenza stessa di Dio.

    A meno che (eresia), non si consideri sul palcoscenico del mondo dio protagonista anche del male. Oppure si affermi che la religione è un’illusione.

    Chiuso il sipario!

    Per mancanza dell’attore protagonista. 

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    Sonnyp
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    00 28/04/2012 12:12
    Se lo dice Freud!

    Freud, che vive in contesto dove stanno prendendo corpo grandi rivendicazioni e scontri sociali, sottolinea inoltre, che l’uso della religione come grande imbonitore di massa non funzionerà a lungo, perchè gli oppressi si accorgeranno dell’inganno.




    Io non sono assolutamente da paragonare a Freud, ma.....

    ormai l'ho capito anch'io che prima o dopo le masse capiranno in quale raggiro mondiale siano cadute e allora... si che ci sarà da divertirsi! [SM=x2509422]

    Io penso che a sto punto, le cose si possano distinguere benissimo....

    Una cosa è credere, essere credenti, essere convinti di adorare dio...

    un'altra cosa è la religione che si serve di dio per inculcarti e ciullarti e rivoltarti come un calzino per il suo torna conto.

    Io oggi non credo più nemmeno in dio, quindi, per me il discorso è chiuso, OUT, finish!

    Grande Freud! Grazie Raf per questa chicca che non conoscevo! Shalom.