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La Chiesa Cattolica pone la Scrittura, che essa stessa ha riconosciuto ispirata da Dio, al primo posto per ogni decisione in materia di fede e di costumi, e per poterla rettamente interpretare si serve di tutto “il DEPOSITO” ereditato attraverso i secoli trascorsi, che comprende la pratica di vita, le norme attuate, le definizioni conciliari, nonché delle interpretazioni che hanno dato i cristiani dei tempi apostolici e successivi , di cui si hanno documentazione, i quali hanno ereditato dagli apostoli la pratica di vita, il modo corretto di considerare le loro espressioni, e i concetti da loro espressi nel NT, e applicandola, sotto la guida infallibile dello Spirito, alle situazioni emergenti non descritte dalla Bibbia, ricordando le parole di Gesù: Gv 16,12 “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. La Chiesa rivendica perciò, sulla base della stessa Bibbia, il diritto-dovere di spiegarla, di enuclearla secondo quanto gli addita lo Spirito Santo. A ben vedere nei versetti del vangelo di Luca che parlano delle tentazioni di Gesù nel deserto, leggiamo dapprima che Gesù risponde a colpi di citazioni.

“Ora, uno potrebbe pensare che le tentazioni si combattono a colpi di citazioni scritturali. Invece, no. Già, perché Satana a quel punto cambia sistema e si mette anche lui a citare la Scrittura. Porta Gesù sul pinnacolo del Tempio e fa: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Anche Gesù cambia sistema e si appella alla Tradizione orale, non alle cose scritte ma a quelle dette: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo»

Le tentazioni non si vincono con la Sola Scriptura, sennò avrebbe ragione Lutero. Infatti, il miglior sistema per diventare eretici è quello di usare le citazioni scritturistiche alla lettera.(cfr, Il Vangelo secondo me, Rino Cammilleri)

La citazione di Gesù è di portata enorme, ci insegna infatti ad apprezzare oltre alla Scrittura anche la Sacra Tradizione. “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.” (Lc 24,27), attenzione, non gli lesse le Scritture, non gli consigliò di leggerle e capirle alla lettera, ma gliele spiegò. Non gli disse “andatevi a rileggere le Scritture, ma preferì spiegargliele.

Le confessioni cristiane non cattoliche sostengono invece che la Bibbia è la sola ad essere normativa e discriminante in ogni scelta della vita di fede, che non sarebbe necessario nessuno che la interpreti, e che essa conterrebbe già tutto.

Facciamo un esame di questo assunto, esaminando il Nuovo Testamento.

L’accettazione attuale di quasi tutte le confessioni, del Nuovo Testamento così come risulta approvato e stabilito in modo definitivo dal Concilio di Trento a seguito dei dubbi manifestati dai riformatori su alcune parti, è senza dubbio degna di nota. Evidenzia, infatti, più o meno consapevolmente, da parte di tutte le confessioni, che:

Si accetta una decisione di portata eccezionale e determinante per tutti i credenti, fatta dalla Chiesa Cattolica.

Il criterio sulla base del quale sono stati accolti nel canone biblico determinati libri anziché altri è stato fondamentalmente la tradizione, attraverso la quale è stato possibile individuare tutti gli elementi che avevano fatto ritenere sacri certi libri anziché altri. Eppure, nonostante queste due innegabili premesse, le confessioni cristiane non cattoliche ritengono di poter decifrare la Bibbia scartando sia il soggetto che ne ha effettuato il riconoscimento, sia il mezzo principale attraverso cui tale riconoscimento è stato fatto . Facendo questo, ognuno si ritiene autorizzato a interpretare la Bibbia secondo il proprio modo di vedere, determinando in tal modo il principio della divisione e non dell’unità a cui la Bibbia indirizza. Analizziamo quali sono i motivi di questa posizione che afferma, essere sufficiente la “sola Scrittura”.

Si dice che è lo stesso Nuovo Testamento a rivendicare per sé tale autorità, e vengono addotti i seguenti passi:

2 Pt 1,3 “Dio ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di Cristo.”

At 20,27 Paolo dice: “non mi sono tirato indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio”. Giuda 3 “la fede è stata trasmessa ai santi una volta per sempre”

At 1,1 Luca dice di aver parlato di “tutto quello che Gesù prese a fare e a insegnare”

I brani sopra citati non menzionano quali sono i libri da ritenere sacri e ispirati, e che compongano il “tutto” a cui accennano. Si tratta di espressioni che non fanno certo riferimento a un corpo definito di Sacre Scritture. Infatti alla definizione di tutti i libri del NT si è arrivati all’inizio del V sec. dopo molte riflessioni e considerazioni circa l’ammissibilità al canone di taluni libri, tra cui Ebrei, Apocalisse, Giuda, Giacomo, 2 Pietro, 2 e 3 lettera di Giovanni. Fino alla determinazione di tutti i libri del canone sacro sono trascorsi almeno quattro secoli. Sorge legittima la domanda: Chi ha garantito la completezza del messaggio divino fino a quel momento?

Ovviamente l’insegnamento orale nell’ambito della Chiesa!

Paolo in At 20,27 non parla di scritti ma di annunzio orale.

Luca in At 1,1 ovviamente non ha la pretesa di raccontare “tutto “ in senso assoluto; altrimenti escluderebbe quello che hanno raccontato gli altri scrittori sacri, e contraddirebbe Gv.21,25 che afferma: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.”

I sostenitori della “sola Scrittura” adducono inoltre i seguenti brani:

2Tim3,15ss: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed utile per insegnare, riprendere, correggere, educare alla giustizia, affinchè l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.”

1 Co 4,6: “Non praticare oltre quello che è scritto.”

Ap 22,18: “Chiunque avrà aggiunto qualche parola….gli saranno aggiunte le piaghe…”

Paolo, si riferisce alle Scritture ebraiche del Vecchio Testamento, e non a quelle del N.T. che al momento in cui egli scriveva non avevano ricevuto ancora nessun riconoscimento d’ispirazione divina né d’infallibilità, e in ogni caso non parla di “Sola Scrittura”.

Anche Gesù, infatti, affermava in Mt 5,18 :”… Finchè‚ non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”.

Non risulta dai Vangeli che Gesù abbia mai comandato di scrivere, ma ha sempre fatto riferimento alla predicazione, all’ammaestramento, alla parola. E’ stata la Chiesa che sentendo gli scritti neotestamentari come appartenenti alla propria storia di popolo eletto, li ha sempre considerati come divinamente ispirati. Ne troviamo eco già in 2Pt 3,16.

Il brano di Ap. 22,18 si riferisce unicamente al libro dell’Apocalisse, (che fu riconosciuto molto tardi, attraversando diverse reticenze da parte di alcune chiese) e non agli altri libri biblici, anche se oggi noi vogliamo estenderne il riferimento a tutta la Scrittura successivamente riunita in un unico testo. Precisiamo che la Chiesa cattolica ha sempre escluso che si possano aggiungere o togliere parti alla Scrittura così come essa ha riconosciuto che fosse, ribadendo col Concilio di Trento quali dovessero essere le parti da ritenersi ispirate da Dio. I tentativi di togliere, aggiungere o mettere in dubbio sono stati molti nel corso della storia, e dobbiamo dare atto alla Chiesa di Roma che ha difeso, custodito e mantenuto la Scrittura in quella forma con cui è stata trasmessa attraverso i secoli e quale oggi noi la possediamo. Ma vediamo ora un altro aspetto della questione: vi sono diversi brani biblici che attestano la necessità di far riferimento all’insegnamento delle persone autorizzate per la corretta comprensione del messaggio divino, non solo espresso attraverso lo scritto ma anche attraverso la predicazione.

1Tim.3.15“…Nella casa di Dio, che è la chiesa…colonna e fondamento della verità”

2Pt.1.20 “Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione…”

Gv.16.12“Lo Spirito Santo vi guidera’ in ogni verità”

2Tes.2.15“State saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola che dalla nostra lettera.”

1Tes.2.13“Avendo ricevuto da noi la parola della predicazione, l’avete accolta non come parola di uomini..ma di Dio.”

2Tim.2.1“Le cose che hai udito da me…trasmettile a persone fidate che siano in grado di ammestrare anche gli altri.”

2Tim.3.4“Tu rimani saldo in quello che hai imparato sapendo da chi l’hai appreso. “

1Tim.16.17“Guardatevi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso.”

A conferma di questo possiamo trovare nella Scrittura alcuni passi in cui talune decisioni vengono rinviate ad interventi orali di cui non si hanno notizia scritta; vediamole:

1Cor.11,34“…Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.”

3 Gv.13 “…Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce.”

Nel seguente passo Paolo fa riferimento a una lettera inviata ai Laodicesi di cui il testo scritto non ci è pervenuto:

Col. 4,15 “Salutate i fratelli di Laodicea e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa. E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi.”

Si potrebbe concludere o che questo testo non fosse ispirato, o che non sia giunto fino a noi perché inutile; ma la conclusione più ovvia è che il contenuto di questa lettera di Paolo, che è andata persa, è rimasta scritta nella vita della chiesa secondo il detto di Paolo in 2 CORINTI 3,2ss. “La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. E` noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.”

Ovviamente la Sacra Scrittura, così come ci è stata trasmessa, rappresenta un grandioso dono di Dio all’umanità che deve necessariamente essere considerata il riferimento obbligatorio per ogni esplicitazione dottrinaria. Al tempo stesso però non deve essere un modo per togliere a Dio la possibilità di parlare al suo popolo facendo capire a tempo debito, le cose già espresse nella Parola per eccellenza che è il Figlio suo Gesù Cristo, pronunciato una volta per sempre. Gesù stesso affermò in Gv 14,26 “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” Questa esplicitazione compete agli apostoli o alle persone da essi autorizzate, le quali possono garantire un sicuro carisma di assistenza dello Spirito Santo. Vi è un brano molto significativo che ci fa comprendere che non tutti i cristiani sono autorizzati a dare definizioni in materia di fede. Si tratta della vicenda narrata in Atti 15,22 ss.

“Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo……(con la seguente lettera):Abbiamo saputo che alcuni tra noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo…”

Si noti che le persone accusate di aver turbato gli animi sono definite “alcuni tra noi”; quindi sono dei credenti, appartenenti alla cerchia dei primi cristiani: però hanno interpretato le cose senza consultarsi con le persone preposte per definire le questioni sorte in quel momento. Ne consegue che viene riunito il consiglio apostolico e al verso 28 si afferma: ”abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…” Ricordiamo che Gesù promette l’assistenza dello Spirito anche a chi sarebbe stato condotto davanti ai tribunali per testimoniare la propria fede (Mt 19,20), quanto più non dovrebbe dare lo Spirito per decidere la corretta professione di TUTTI i CREDENTI? Ricordiamo anche che quando fossero sorte contese tra credenti il termine finale di ogni contenzioso sarebbe stato la decisione della chiesa riunita.(Mt 18,15-18) Ogni volta che sono sorte delle questioni dottrinali, e ne sono sorte molte, la chiesa riunita in Concilio ha dato delle definizioni, chiare e vincolanti per tutti, consapevole che le decisioni sono ispirate dallo Spirito Santo. Questo è l’unico parametro certo per i credenti di tutti i luoghi e di tutti i tempi, additato dalla stessa Scrittura, se vogliono ritrovare l’unità che rende credibile Cristo nel mondo.

Tratto da: cristianicattolici.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...