00 09/10/2012 08:20
La Chiesa è una, così come Cristo e il Padre sono uno. Anche se questo concetto di unità può sembrare incredibile, così non sembra a quanti sono andati al di là del concetto e sono entrati nella sua realtà. Anche se questa può essere una di quelle "parole dure" che non tanti sanno accettare, è una realtà nella Chiesa ortodossa, per quanto richieda a tutti molto diniego di sé, umiltà e amore.



La nostra fede nell’unità della Chiesa ha due aspetti: è un’unità al tempo stesso storica e presente, ciò significa che quando gli Apostoli, per esempio, lasciarono questa vita, non lasciarono l’unità della Chiesa. Essi sono parte della Chiesa ora tanto quanto lo erano quando vi erano presenti nella carne. Quando celebriamo l’Eucaristia in qualsiasi Chiesa locale, non la celebriamo da soli, ma con l’intera Chiesa (ovviamente mi riferisco alla Chiesa Cattolica), sia in terra che in cielo (Comunione dei Santi). I Santi del cielo ci sono perfino più vicini di coloro che possiamo vedere e toccare. Così, nella Chiesa Ortodossa non abbiamo come insegnanti solo quelle persone che Dio ci ha messo accanto nella carne, ma tutti gli insegnanti della Chiesa in cielo e in terra. Siamo oggi alla scuola di San Giovanni Crisostomo allo stesso modo che a quella del nostro vescovo. Tutto ciò fa sì che il nostro approccio alla Scrittura non sia di interpretazione privata (II Pietro 1:20), ma come Chiesa. Questo approccio alla Scrittura ebbe la sua definizione classica per mano di San Vincenzo di Lerino:



"Qui, forse, qualcuno può chiedere: Poiché il canone della Scrittura è completo e più che sufficiente in sé, perché è necessario aggiungervi l’autorità dell’interpretazione ecclesiastica? Di fatto, [dobbiamo rispondere,] la Sacra Scrittura, a causa della sua profondità, non è universalmente accettata nello stesso senso. Lo stesso testo è interpretato in modo differente da persone differenti, cosicché può quasi venire l’impressione che vi siano tante interpretazioni diverse quanti sono gli uomini.... Così, è a causa delle molte e grandi distorsioni causate da vari errori, che è invero necessario che l’interpretazione degli scritti profetici e apostolici sia diretta in accordo con la regola del significato ecclesiastico e cattolico.



Nella stessa Chiesa Cattolica, bisogna preoccuparsi con ogni cura di mantenere ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti, insieme abbiamo un patrimonio comune veramente strabiliante soltanto lo si volesse conoscere. Ciò è veramente e propriamente 'cattolico,' come indicano la forza e l'etimologia del nome stesso, che comprende tutto ciò che è veramente universale. Questa regola generale verrà realmente applicata se seguiamo i principi di universalità, antichità e consenso.



Seguiamo il principio di universalità se confessiamo vera solo quella fede che l’intera Chiesa confessa in tutto il mondo. Seguiamo il principio di antichità se non deviamo in alcun modo da quelle interpretazioni che i nostri antenati e padri hanno manifestamente dichiarato inviolabili e se non banalizziamo gli eventi storici che hanno determinato le rotture riducendole ad una sorta di racconti herror, ma piuttosto se traiamo da essi la validità storica e la peculiarità della santità della Chiesa che gli è propria. Seguiamo il principio di consenso se, in questa stessa antichità, adottiamo le definizioni e proposte di tutti, o quasi tutti, i vescovi."



In questo approccio alle Scritture, non è compito dell’individuo sforzarsi di essere originale, ma piuttosto di comprendere quanto è già presente nelle tradizioni della Chiesa. Noi siamo obbligati a non andare al di là dei limiti posti dai Padri della Chiesa, ma a tramandare fedelmente la tradizione che abbiamo ricevuto. Fare ciò richiede molto studio e pensiero, ma ancor più, se vogliamo davvero comprendere le Scritture, dobbiamo entrare, con molta onestà, profondamente nella vita mistica della Chiesa. Ecco perché, quando Sant’Agostino spiega come si dovrebbero interpretare le Scritture [La Dottrina Cristiana, Libri i-iv], passa più tempo a parlare del tipo di persona che ci vuole per studiare la Scrittura, che sulla conoscenza intellettuale che questa persona dovrebbe possedere: e dice:





1. Uno che ama Dio con tutto il suo cuore, e che è privo di orgoglio,


2. Che è motivato alla ricerca della conoscenza della volontà di Dio da fede e riverenza, piuttosto che da orgoglio o avidità,


3. Che ha un cuore soggiogato dalla pietà, una mente purificata, e morta al mondo; e che non teme gli uomini, né cerca di compiacerli,


4. 4. Che non cerca altro che conoscenza e unione con Cristo,


5. 5. Che ha fame e sete di giustizia,


6. 6. E che si adopera con diligenza in opere di misericordia e di amore.


Con requisiti così alti, dovremmo tanto più umilmente appoggiarci alla guida dei santi Padri che hanno evidenziato tali virtù, e non deluderci pensando di essere più capaci di loro in un’acuta interpretazione della Santa Parola di Dio.



Ma che fare dell’opera degli studiosi biblici protestanti? Finché ci aiuta a comprendere il contesto storico e il significato dei punti oscuri, in questo è in linea con la Santa Tradizione e può essere usata.



Come dice San Gregorio Nazianzeno quando parla di letteratura pagana: "Così come abbiamo preparato medicine salutari dal veleno di certi rettili, così abbiamo ricevuto dalla letteratura secolare i principi di ricerca e di ragionamento, mentre ne abbiamo respinto l’idolatria..." Così, finché evitiamo di adorare i falsi dei dell’individualismo, della modernità e della vanagloria accademica, e finché riconosciamo gli assunti che vengono utilizzati in tale lavoro e usiamo ciò che davvero getta luce storica o linguistica sulle Scritture, allora comprenderemo la Tradizione in modo più completo. Ma fintanto che gli studiosi protestanti fanno speculazioni al di là dei testi canonici, e proiettano idee estranee sulle Scritture, obiettando alla Santa Tradizione, la fede del "sempre e ovunque" della Chiesa, essi si sbagliano.



Se i protestanti dovessero ritenere ciò arrogante o ingenuo, che considerino dapprima l’arroganza e l’ingenuità di quegli studiosi che pensano di essere qualificati a trascurare (o più solitamente, a ignorare del tutto) due millenni di insegnamento cristiano. Forse l’acquisizione di un dottorato biblico offre una sapienza dei misteri di Dio superiore a quella di milioni su milioni di fedeli credenti e Padri e Madri della Chiesa che servirono Dio con fede, sopportando orribili torture e martirio, derisione e prigioni, per la fede? Il cristianesimo si apprende nella tranquillità dello studio personale, o portando la croce sulla quale si sarà uccisi? L’arroganza sta in quanti, senza prendere neppure il tempo di imparare che cosa sia davvero la Santa Tradizione, decidono di saperne di più, ora che è finalmente arrivato qualcuno che ha rettamente compreso ciò che vogliono davvero dire le Scritture.



Le Sacre Scritture sono forse il vertice della Santa Tradizione della Chiesa, ma la grandezza delle vette a cui le Scritture ascendono è dovuta alla grande montagna su cui risiedono. Tolta dal suo contesto entro la Santa Tradizione, la solida roccia della Scrittura diviene una mera palla di creta, che può essere modellata in qualsiasi forma desiderino i suoi manipolatori. Abusare delle Scritture e distorcerle non è un modo di onorarle, anche se ciò è fatto con l'intento di esaltarne l'autorità. Dobbiamo leggere la Bibbia; è la santa Parola di Dio. Ma per comprendere il suo messaggio, sediamoci umilmente ai piedi dei santi che si sono mostrati "Facitori della Parola e non uditori soltanto" (Giacomo 1:22), e sono stati provati per le loro vite come degni interpreti delle Scritture. Andiamo da coloro che conobbero gli Apostoli, come i Santi Ignazio di Antiochia e Policarpo, se abbiamo una domanda sugli scritti degli Apostoli. Ascoltiamo dalla Chiesa, e non cadiamo nell'arroganza dell'auto-delusione.



Fin qui lo studio del fratello ortodosso, che ha espresso in maniera mirabile l’eresia del “Sola Scrittura”, come sola autorità cristiana, e al tempo stesso sorgente di infinite manipolazioni interpretative, che attribuiscono agli stessi versetti significati diversi. Ripeto, durante i miei dialoghi con i protestanti, quando capita che qualcuno di loro non sappia rispondere a qualche prova biblica che gli porto, mi risponde: “Su questo mi devo informare, poi ti saprò dire…”. E’ evidente che si informerà con il pastore o con qualche anziano. Per coerenza con ciò che predicano e dicono, mi aspetterei risposte del tipo “Mi informerò con lo Spirito Santo e ti saprò dire…” invece corrono dal pastore e chiedere lumi, strano, non trovate anche voi?



Umilmente dobbiamo pregare di più affinchè l’unità dei cristiani, possa un giorno avverarsi all’insegna dell’unica Chiesa di Cristo Gesù. Una sola è la dottrina di Cristo, e ad essa dobbiamo obbedire umilmente.