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Confutazioni dalla liturgia di oggi 18/11/2012
Quelle che seguono sono confutazioni alla liturgia della messa di oggi, espresse dal Dr. Sandro Leoni, del GRIS di Roma. Grazie Sandro!


Prima Lettura Dn 12,1-3
In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

Questa lettura contraddice il geovismo laddove esso insegna che nel giudizio di condanna gli ingiusti saranno colpiti da "stroncamento eterno" e gli stroncati cessano di esistere essendo privati dell'eternità. A parte la frase intrinsecamente contraddittoria perché uno stroncamento è istantaneo, non eterno. Ma la verità è che Gesù è stato chiarissimo (e non una sola volta) nel dire sia che i dannati vivono eternamente sia che sopportano eternamente (e non solo istantaneamente) una pena che essi stessi hanno scelto in cambio di una vita dissoluta. Il fattore durata *cioè, che anche il geovismo accetta per i giusti che hanno meritato la vita eterna (sottinteso gloriosa) - situazione che per noi cattolici è il paradiso - è strettamente correlata ad analoga espressione di durata che la Bibbia usa per gli ingiusti. Anche la NM geovista che parla di stroncamento, in questo brano si è lasciata sfuggire espressioni che parlano per entrambi di durata. Leggiamola: «... si sveglieranno, questi alla vita di durata indefinita e quelli ai biasimi [e] all'abborrimento di durata indefinita.»

Quanto a quel "si sveglieranno" (così anche nella NM!) osserviamo che la Bibbia allude a gente che esiste ma dorme. Se non ci fosse alcun soggetto che "dorme", come è nell'idea geovista dell'annientamento, la Bibbia non dovrebbe dire "si sveglieranno" né "risusciteranno", ma che di essi sarà "ricreata una copia identica all'originale".
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* Parliamo di durata ovviamente riferendoci comunque al concetto teologico di eternità, una forma di perpetuità che prescinde dal nostro tempo cosmico. Quella stessa che ha Dio e che nel suo mondo soprannaturale Egli partecipa ad Angeli e beati. Quella a cui, costretti dal nostro antropomorfismo, alludiamo anche nelle nostre preghiere liturgiche, quando ci riferiamo al tempo di Dio, con espressioni del tipo "per tutti i secoli dei secoli... Colui che era, è e sarà nei secoli il Signore..."


Seconda Lettura Eb 10,11-14.18
Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato.

Sedersi alla destra di Dio è espressione che simboleggia la presa di potere. E la Bibbia dice chiaramente che Gesù "si mise", indicando così che il fatto dell'intronizzazione del Figlio, asceso al cielo nella gloria, avvenne immediatamente, giacché lo scrittore della Lettera agli Ebrei usa il tempo passato ("si è assiso", passato prossimo nella CEI e "si mise a sedere", passato remoto nella NM); quindi l'intronizzazione di Gesù-Michele non è avvenuta nel 1914 come insegna il geovismo!

Nella dizione "ha reso perfetti" entrambe le Bibbie concordano. E il "per sempre" noi lo intendiamo nel senso di definitivamente, così che non occorrono nuovi sacrifici, come in antico (cosa espressamente anticipata dal brano). Quindi è che il sacrificio di Cristo, come abbiamo ricordato qualche domenica fa, non viene bissato nella Messa. Resta unico e irripetibile. Ne viene bissata solo la ripresentazione, la attualizzazione mistica spostata nel tempo e nello spazio. E anche la perfezione che esso conferisce*, resta condizionata dalla accettazione del soggetto; non rende perfetti automaticamente, e se il soggetto pone resistenza sono necessarie molte ripetizioni prima che il "cuore di pietra" diventi un "cuore di carne". Gesù che si è offerto in sacrificio senza di noi, non ci applicherà la grazia del suo sacrificio senza di noi.
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* C'è un'opera classica pregevole del Marmion a riguardo: "La Messe source de sainteté" (La Messa sorgente di santità), ove si insegna che basterebbe una Messa a santificarci. Ovviamente se in quella Messa il nostro cuore compie una metànoia, una rivoluzione-capovolgimento come quella che ha compiuto il buon ladrone.


Vangelo Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Cominciamo dall'ultima sottolineatura. Il geovismo ritiene di trarne argomento per la non divinità del Figlio. Noi obiettiamo che la divinità di Cristo è fuori discussione perché pluriconfermata da una congerie di altri passi biblici e dalla garanzia della retta comprensione di essi che ce ne ha offerto da sempre (senza i ripensamenti che vi sono nel geovismo!) la Chiesa, abilitata da Gesù a capire e insegnare "ogni cosa" della sua rivelazione. E sono passi tutti convergenti. Perciò, in base alla regola di sana ermeneutica e di logica non schizoide che impone di chiarire lo scuro con il chiaro e non di... annottare il chiaro con lo scuro, diciamo che questo passo si deve comprendere in armonia con la onniscienza del Figlio, indubitabile essendo egli Dio come il Padre. Quando una cosa è certa - come è certissima la impossibilità di Dio di contraddirsi! - la teologia non può scegliere i passi della Bibbia che la nostra ragione trova migliori di altri escludendo i difficili o peggio prendendo questi come luce ed escludendo quelli chiari (sarebbe eresia). Deve invece applicarsi a trovare l'armonia tra quelli chiari e quelli oscuri.
In questo caso la "ignoranza" della data della fine da parte del Figlio, si può spiegare nel senso che Gesù - che ha due nature! - parlava come essere umano e sta dicendo sinceramente che il Verbo non aveva comunicato alla sua intelligenza umana tale data; oppure, parlando da Dio-Figlio, potrebbe voler dire che la sapeva ma non era di scienza comunicabile (analoga risposta di chi rispondere evasivamente quando qualcuno fa domande su segreti di ufficio); infine la frase potrebbe anche interpretarsi come una perifrasi per significare che non è cosa da indagare perché, come già detto in varie parabole circa la venuta improvvisa del Figlio dell'uomo, la cosa importante non è sapere quando ma tenersi pronti ogni momento a fare le valigie.

Fatto curioso e umoristico. Il geovismo, che disobbedendo a Gesù, ha sempre cercato di indagare la data della fine e sempre ha realizzato dei solenni infortuni, è capacissimo di dire a occhi asciutti (cioè non sfacciatamente ma convinto di essere sincero) che i TG "non hanno mai indicato né il giorno né l'ora". Sarà questo un vantaggio del trattare le parole con fondamentalismo? In effetti è ben diverso dall'aver profetizzati (questo sì che lo hanno fatto!) "il mese e l'anno", anzi "gli anni"!

La "questa generazione" che "non passerà affatto prima che..." venga la fine, nel geovismo non è, come per tutti gli esegeti del mondo, la generazione del tempo di Gesù* ma - grazie a un calcolo geovista che non ha alcun fondamento logico - sarebbe la generazione del 1914, ovvero quella che avrebbe visto "con gli occhi dell'intendimento" l'intronizzazione di Michele nei cieli e l'avvento, sempre invisibile perché avvenuto nei cieli, del Regno di Dio con la cacciata di Satana sulla terra (o sue "vicinanze").
E' impossibile qui spiegare in dettaglio le varie alchimie operate dalla WT per far quadrare (ovviamente senza riuscirci) questa sua trovata molto utile a... mettere il sale sulla coda dei suoi proclamatori e pionieri servendosi dello spauracchio del prossimo Armaghedon (cioè della prossima fine di "quella generazione") affinché si sbracciassero a predicare il Regno. E dobbiamo pure rinunciare in questa sede ad elencare i cervellotici e comici tentativi di stiracchiare il più possibile l'età di "quella generazione" che inesorabilmente passava senza che la fine venisse, fino al punto di rinunciare totalmente nel 1995 al collegamento della fine con "quella generazione" datata, cambiandola con una generazione qualificata come "malvagia"; un tipo quindi di generazione che nel nostro mondo sciroccato esisterà sempre!

Per chi volesse dilettarsi con le acrobazie geoviste su questo soggetto delle varie date della fine, collegate con il problema della generazione, rimando all'ottimo lavoro che si trova sul sito di Achille Lorenzi nella sezione "MODIFICHE E CAMBIAMENTI", argomento: "Questa generazione non passerà" www.infotdgeova.it/modifiche/generazione.php. Pregevole anche, nella sezione "STORIA E DOTTRINA", la tesi di Ernesto Zucchini su "La prospettiva escatologica nella dottrina dei Testimoni di Geova" www.infotdgeova.it/storia/tesi.php.

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* Rimando per questa ulteriore difficoltà, che a prima vista sembra una profezia di Gesù non realizzatasi, agli opportuni studi teologico-esegetici sul tema dell'escatologia. Noto soltanto che - di nuovo appoggiandoci alla certificazione previa che Gesù ha dato della sua divinità con tanto di miracoli e di profezie puntualmente verificatesi - non potendo Gesù profetizzare il falso, questo avvento della fine e del regno di Dio è spiegato dagli esegeti distinguendo nel cosiddetto discorso escatologico di Gesù elementi che si riferiscono sia alla fine dei tempi sia alla fine di Gerusalemme, sia anche allo sconquasso-irruzione dello Spirito santo nella Pentecoste; questi ultimi due eventi avvenuti proprio prima che la generazione di Gesù passasse! Sia il genere profetico che quello apocalittico fanno grande uso di simbolismi, metafore e iperboli.