00 10/05/2013 20:51
Risposta del giornalista Fabio Giusti a Rocco Politi.
Gentile Sig. Politi,

mi scuso per il ritardo della risposta ma ho solo ieri sera ho rintracciato casualmente la lettera aperta che lei mi ha indirizzato riguardo il mio articolo sulla canzone “Sotto Casa” di Max Gazzè pubblicato per Linkiesta.

Credo lei abbia capito il senso del mio articolo che non intendeva certo promuovere i Testimoni di Geova, ma parlare di un curioso fenomeno sociale.

Il mio obiettivo era piuttosto ragionare sul contrasto fra un Paese incapace di dialogare (penso ad esempio alla fatica con cui è nato il nuovo governo ma anche a tanti piccoli episodi della vita di tutti i giorni) e il successo di una canzone che parla di dialogo e tolleranza.

La sua lettera mi ha profondamente colpito.

Io sono cattolico, conosco poco il mondo dei TdG, più che altro tramite le testimonianze di compagni di classe che uscivano dalla classe l’ora di religione o non festeggiavano i compleanni.

E’ un mondo che non mi hai mai affascinato, lo trovo lontanissimo dal mio stile di vita che cerca di essere appunto nonviolento, tollerante e rispettoso verso tutti.

Già fatico ad accettare alcune restrizioni della mia Chiesa Cattolica, figuriamoci se potrei mai apprezzare una setta fatta interamente di divieti e paure.

C’è una profonda incompatibilità fra il mio essere donatore del sangue e chi considera peccaminoso un gesto di così grande solidarietà e generosità.

Ho letto alcune toccanti testimonianze riportate sul suo sito e ho avuto modo di vedere che le impressioni riguardo i TdG non erano affatto sbagliate.

La sua battaglia per aiutare chi lascia la setta a non sentirsi solo e abbandonato è davvero bella e meritevole.



Un abbraccio

Fabio