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5) Luca 16:22-23 –TNM (1967): “ Ora con l’andar del tempo il mendicante morì e fu portato dagli angeli nella posizione del seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’Ades alzò gli occhi, esistendo nei tormenti, e molto lontano vide Abramo e Lazzaro nella posizione del seno con lui.”. (mio il corsivo)
A parte l’italiano barbaro, si osservi che abbiamo per ben due volte l’aggiunta “nella posizione del”, questo con l’intento di negare che il regno celeste di Dio appartiene a tutti, e non solo ai 144 mila, la classe privilegiata: “ cenerete a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”. (Matteo 8:11). Il contrario di ciò che falsamente insegna il Corpo Direttivo circa il paradiso celeste. Ma il regno dei cieli è proprio verso questa meta che da Giovanni il Battista vengono spinti tutti gli uomini. Si tratta della stessa nella quale anelavano di giungere gli antichi profeti e che diviene la realtà in Cristo. (Matteo 11:12; Ebrei 11:16) La stessa frase viene aggiunta in Giovanni 1:18 per negare la profonda intimità che il Figlio ha con il Padre.
Nella TNM del 1967 la frase “nella posizione del” è priva di parentesi quadre facendola passare direttamente come parola di Dio; invece, nella nuova versione, quella del 1987, appare tra parentesi ma sempre, appunto, con l’intento di cambiare il senso del testo sacro, dando in questo modo ai credenti testimoni di Geova un falso messaggio sulla vera natura di Cristo.
Nelle pubblicazioni che vengono sfornate dai sacerdoti di Brooklyn le parentesi cadono, così il gioco è fatto. In questo modo, l’ignaro testimone viene abituato a leggere come parola di Dio ciò che in realtà non lo è. Non si accorge, in quanto impreparato, circa il testo greco, ciò che nella traduzione è stato aggiunto ad essa. Si tratta tante volte di piccole parole ma molto significative per capovolgere il vero senso della Scrittura, che abilmente il Corpo Direttivo, per sostenere la propria dottrina ne cambia la natura.
Come la maggioranza degli ebrei, Gesù credeva nell’immortalità dell’anima, perciò la parabola del ricco e del Lazzaro egli la mette in relazione a ciò che avviene nell’aldilà. Secondo la narrazione, la situazione dei personaggi viene capovolta, per Lazzaro le beatitudini e per il ricco il tormento. Più volte Gesù aveva avvertito i ricchi di abbandonare i loro egoismi se volevano essere approvati da Dio. Con la parabola Gesù si riferì ad un racconto che i suoi ascoltatori conoscevano bene in quanto circolava nella Palestina di quel tempo, come ci informa il Talmud palestinese, il racconto di un povero scriba e di un ricco pubblicano Bar Ma’Jau che Cristo utilizzerà per la narrazione della sua parabola che a quanto ai contenuti nella sostanza li accoglie tutti. Egli avverte i presenti, anche i farisei che credono nell’aldilà e i sadducei pure, che al contrario dei farisei non accettano l’esistenza dopo la morte, perchè non ascoltare Gesù significa mettere in gioco il proprio destino eterno. Pertanto, le allegorie che i tdG attribuiscono alla parabola di Gesù sono prive di fondamento. Davvero gli ascoltatori di Gesù compresero l’allegoria proposta dal Corpo Direttivo alla parabola? Davvero quelle persone compresero che il povero Lazzaro rappresentasse la gente comune che si trova “nella posizione di favore” e che il ricco raffigura la classe dei farisei disapprovati da Dio?
Significativo è il fatto poi che la parabola è caratterizzata dal 6, cioè i sei fratelli ricchi! Il 6 è simbolo di fragilità come il 666. E’ una parabola questa di Gesù Cristo che avverte sia i credenti nell’aldilà, cioè i farisei e i sadducei che non credono neppure nella resurrezione, i quali tutti devono prestare attenzione al messaggio di Gesù. Cristo avverte anche i testimoni di Geova a prestare attenzione al vero messaggio di Cristo proprio in relazione a ciò che viene dopo la morte e che essi, come i loro fratelli sadducei non accettano che si accetti una vita dopo la morte, un premio e un castigo: è una questione di scelta individuale.