00 07/07/2013 11:24
L’atto volontario

La teologia morale chiama volontario l’atto deliberato dalla volontà, il quale ne è preceduto dalla debita conoscenza e avvertenza, o anche l’atto riconosciuto e presentato dall'intelletto alla volontà, che lo approva e lo realizza, da ciò si comprende come l’atto pensato ma ancora non realizzato sussiste in potenza, la quale con la volontà di realizzarlo passa in “Atto volontario”.

L’atto volontario non è tale per sottovalutazione del conoscere ma in quanto considera questo previo al volere, in base al principio già enunciato, nihil volitum nisi praecognitum , (Nulla è voluto che non sia stato prima conosciuto)

Involontario è l’atto che non procede dalla volontà informata dall'intelligenza. (Vedremo in seguito come l’atto involontario può mitigare certi peccati) Dire pertanto atto libero, atto morale, atto volontario è dire l’atto conosciuto e voluto, l’atto propriamente umano (actus humanus) e di cui il soggetto è responsabile.

Quanto al modo, l’atto volontario può essere perfetto o imperfetto, perfettamente volontario è l’atto deliberato con piena consapevolezza e compiuto assenso. Imperfettamente volontario è l’atto in certo modo e misura inficiato da ignoranza, errore o inavvertenza, e/o da costrizione o timore.

Per ora mi fermo, poiché è bene riflettere sull'ultimo punto, cardine delle altre considerazioni.

Tommaso de Torquemada

Sonnyp
in merito a quell'argomento da te posto, ne faremo un ragionamento.



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