00 29/08/2013 16:48
San Paolo ci dice che la Parola di Dio è come il cibo, ed è proprio come il cibo che deve essere gustata.

Quando siamo invitati ad un pranzo, stuzzichiamo l’appetito con qualche antipasto, aspettando un bel piatto di pasta, saporito, sostanzioso, nutriente, ristoratore per il nostro corpo.

Una lettura superficiale della Parola di Dio è come un antipasto, ci deve preparare a gustare qualcosa di più sostanzioso, ecco, come dice il profeta, la mangiamo, la teniamo in bocca, ne assaporiamo tutte le varie sfumature, la gustiamo, facendola scendere nella nostra anima, affinché venga ristorata.

Non potremo mai assaporarla nella sua interezza, nella sua complessità, ma, ogni volta che la “Ruminiamo” essa ci riserva nuovi sapori, così ci ristora la “Parabola del Buon Samaritano, tutti i cristiani a prescindere dalla loro “Religione” non dovrebbero mai mancare di assaporare questo prezioso cibo.

Prima di iniziare la nostra considerazione è doveroso qualche chiarimento, al fine di comprendere meglio il messaggio che questa parabola ci propone.

Alla domanda di Gesù su cosa dicesse la legge, il “Dottore della legge” rispose, in modo particolare la seconda parte “ Ama il Prossimo tuo come te stesso”

Questa risposta non deve trarci in inganno, il prossimo per i giudei non era quel prossimo secondo la concezione cristiana, poiché se lo fosse stato non c’era motivo ne la necessità di tale parabola.

Il prossimo, secondo la cultura d’Israele erano coloro che appartenevano a tale popolo, al di fuori di tale popolo non esisteva il “Prossimo”, bensì esistevano solo i “Nemici”, quindi amare il prossimo significava amare il proprio fratello discendente del Patriarca Abramo.

La risposta di Gesù “Hai detto bene”, va collocata nel contesto culturale di quel popolo, in merito a tale contesto questo dottore aveva risposto bene.

La legge mosaica, spronava il popolo ad avere considerazione per il “Forestiero”, tale considerazione era limitata a non recargli danno, a mostrare una certa benevolenza, un certo amore, ma non era il prossimo, poiché come già detto il prossimo erano considerati solo gli appartenenti al popolo, e a volte neanche tanto.

Pur avendo questo dottore della legge risposto bene, Gesù da una “Nuova” definizione di “Amore per il prossimo”, “Ama il prossimo come TE STESSO”, ecco allora un prossimo che inizia dal proprio “Io”, L’AMORE INIZIA DALLA PERSONA STESSA PER ESSERE ESTESO AD OGNI UOMO, a prescindere dalla sua nazionalità, cultura, religione, l’uomo della parabola è “Anonimo” in quanto raffigura ogni uomo.
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Tommaso de Torquemada



SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX