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Comprendiamo le apparenti contraddizioni

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    Tommaso de Torquemada
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    00 21/10/2013 19:24
    A differenza del Corano il quale è un dettato e dunque va preso alla lettera, la Sacra Scrittura è si parola di Dio ma veicolata nella parola dell’uomo.

    Spesso nella storia d’Israele vi è un esame retrospettivo della propria alleanza con YHWH (Adonai) in modo particolare nel periodo dell’esilio babilonese.

    La scuola “Deuteronomista” e la “Sacerdotale” effettuano dunque un esame retrospettivo sulle cause che hanno portato il popolo ad essere ridotto in schiavitù, tale ri-esame non può che partire dalla “fondazione del mondo”, rielaborando ciò che la tradizione Jahvista (la più antica insieme a quella Elohista)aveva in precedenza elaborato, bisogna tenere in considerazione che la Torah iniziò ad essere messa per iscritto intorno al X secolo a.c anche se era trasmessa oralmente intorno al XIX secolo a.c

    La Torah è stata sempre attribuita a Mosè, (secondo tradizione) ma un esame dei cinque libri dimostrano una certa contraddizione nei loro racconti, così ad esempio abbiamo due racconti di Genesi sulla creazione dell’uomo, due racconti sul Decalogo, allora è evidente che tali rielaborazioni devono essere viste nell'ottica evolutiva culturale del popolo.

    Facciamo un esempio di come una certa cultura antecedente ne viene ri-elaborata, prendiamo due scritture, le quali sono uguali, ma con un’interpretazione molto differente.

    Esodo cap. 20

    17 Non desiderare la casa del tuo prossimo.
    Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».


    Deuteronomio cap. 5

    21 Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

    Prima di continuare, mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista.
    Tommaso de Torquemada



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    Sonnyp
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    00 21/10/2013 20:01
    Per quanto mi è dato di vedere, sembra che vi sia una priorità alternata tra la casa e la moglie del prossimo.

    Ero a conoscenza delle fonti, che a che so io sono addirittura quattro, se non addirittura cinque:

    Javista, Eloista, Sacerdotale, Deutoronomista e ultima Pastorale.

    Ma... lasciamo ai dotti la parola Tommaso... sono curioso di leggere il proseguo dopo ovviamente altri eventuali interventi da parte dei foristi che vorranno dire la loro. Grazie e shalom Tommà! [SM=g7474]



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    Tommaso de Torquemada
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    00 23/10/2013 15:50
    Caro Piero
    In merito alle tradizioni ne abbiamo di vari tipi, quelle diciamo più importanti sono la Tradizione Jahvista e la Elohista le quale si possono collocare tra il 950 e il 750 a.c, le quali convergono nei primi momenti del popolo ebraico, la loro Alleanza con YHWH (Jahvista), con l’inizio della monarchia, la quale è considerata dai vari profeti come Elia, Eliseo. Amos, Osea una “Prostituzione”, in quanto schiava dei culti cananei, del potere politico, si manifesta la tradizione Elohista (Dio), in quanto richiama alla genuina alleanza con YHWH, alla morale e all'amore verso il prossimo, sicché con il termine YHWH-Elohim definiamo il “Signore Dio” oppure come dice Salmo 136,2 “Elohé ha elohim” lodate il Dio degli dei.

    Con la deportazione abbiamo la tradizione Deuteronomista e Sacerdotale, le quali fanno un riesame retrospettivo della loro storia, comprendere del perché del loro essere schiavi, rielaborando la loro alleanza con YHWH, proiettando nel futuro le benedizioni trasmesse ad Abramo, anche in queste tradizioni vi sono molti altri aspetti, come ad esempio la tradizione Sacerdotale (P) vi sono tracce del pre-esilico classificata come Pg e quelle del post-esilico con Ps, come anche la Ph, la quale "H" indica una tradizione di santità, tali aspetti si denotano in tutte le altre tradizioni.

    Ed è proprio in virtù di queste rielaborazioni le quali debbono essere tenute in considerazioni quando esaminiamo la scrittura.
    Riprendiamo quel versetto citato nell'altro post

    Esodo 20, 17
    17 Non desiderare la casa del tuo prossimo.
    Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».


    Questo racconto è della tradizione Jahvista, nella quale si evince l’influsso delle culture vicine.

    Il comando dice di non desiderare, possedere, rapinare, usurpare la “Casa del tuo prossimo”, quando diciamo la casa del prossimo identifichiamo la “Proprietà” del prossimo, allora il versetto inizia con ciò che è tutta la proprietà dell’uomo (prossimo), secondo la congettura dell’epoca l’uomo era il padrone assoluto di ogni sua cosa, ecco allora l’elenco o alcune cose di sua proprietà, “ lo schiavo, la schiava, il bue, l’asino, e, la Moglie”, la moglie non era un “Soggetto” ma un “Oggetto” come lo erano tutte le altre cose, da tenere fin quanto serviva e rigettare quando non serviva più, evidentemente tale racconto sembrava essere in contrapposizione con Genesi, il quale evidenzia la moglie come la controparte dell’uomo, e che con l’uomo dovevano portare avanti il progetto di Dio.
    Questa era la cultura del XV/XVIII a.c

    Nel riesame retrospettivo esilico e post esilico la tradizione Deuteronomista rielabora tale tradizione parte orale e parte scritta (da non intendere nel compimento della scrittura) applicandola al contesto culturale della loro epoca, e pur mantenendo la sostanza del comando (con tutti i vari divieti)ne modifica l’interpretazione, sicché il versetto di Deuteronomio 5,21 afferma.

    “ Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo. “

    Possiamo notare che il contenuto non cambia, ma ne viene modificata la disposizione, ora il versetto precede ciò che è una proprietà, affermando “Non desiderare la Moglie del tuo prossimo”, comprendiamo una trasformazione dall'oggetto al soggetto, la moglie non è più considerata una “proprietà” ma un soggetto collaboratore, anche se di fatto molte limitazioni vi sono state durante i secoli nei loro riguardi.

    Il comando di Dio è quello di evitare il sopruso, il possedimento illegittimo, di non ledere il diritto di proprietà del prossimo, è evidente che la cultura della tradizione Jahvista interpreta secondo usanze e tradizioni della propria epoca, mentre si evince come la tradizione Deuteronomista pur rispettando il comando di Dio, quindi una “verità”, ne da attuazione secondo la loro cultura.

    Questo fa comprendere la complessità delle Sacre Scritture, le quali in ogni modo devono essere contestualizzate nella loro epoca per attuarle nella nostra epoca culturalmente lontana dai destinatari delle Scritture.

    Tommaso de Torquemada



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