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Dalla tolleranza alla persecuzione.
Vediamo per primo il rapporto che vi era tra cristianesimo e l'impero romano durante il periodo apostolico, cioè fino all'anno 62 d.C.
fatta l'eccezione del periodo dell'imperatore Nerone, fino all'anno 62 d.C. da parte dell'impero romano ci fu un atteggiamento decisamente favorevole, non dimentichiamo che la politica dell'impero romano era della tolleranza e non della repressione.

Le cose iniziarono a modificarsi proprio nell'anno 62 d.C., con la morte del governatore della Palestina Festo, e approfittando della momentanea vacanza dell'autorità romana il pontefice Anano approfitta per procedere contro i cristiani, facendo mettere a morte l'apostolo Giacomo, sotto l'accusa di aver violato le leggi, ma il nuovo governatore Albino scrive ad Anano una dura lettera di rimprovero minacciando vendetta, mentre il filo romano Agrippa II e per lo stesso motivo destituisce Anano dal pontificato.

Le ragioni di questo atteggiamento favorevole da parte dell'impero romano verso il cristianesimo è dato dal fatto che i medesimi consideravano il cristianesimo una delle molteplici sette giudaiche, e quindi una setta capace di entusiasmare le folle ma senza ostilità verso l'impero, a contrario di altre sette come i zeloti i quali invece incitavano la folla alla ribellione contro l'impero romano.
Tale atteggiamento da parte dell'impero romano verso il cristianesimo ci fa comprendere anche l'esitazione del procuratore Ponzio Pilato nel condannare Gesù Cristo, la sua esitazione non è data dalla viltà dalla paura ma una precisa convinzione che la predicazione di Cristo non era assolutamente pericolosa per l'impero, infatti in altre occasioni sia per prevenire che per reprimere le folle tumultuose Ponzio Pilato non esito a usare la forza, sotto l'aspetto giuridico la condanna di Gesù era legale anche se ingiusta, in quanto spettava al governatore romano della Palestina il diritto di condanna, al contrario è da considerarsi invece illegale oltre che ingiusta la condanna e la morte di Stefano, il quale fu eseguita dal sinedrio, un tribunale illegittimo, estendendo la stessa persecuzione contro i seguaci di Cristo nella diaspora.

Vi sono altri episodi narrati negli atti degli apostoli i quali dimostrano come le autorità romane ebbero un atteggiamento favorevole verso i cristiani, possiamo dunque dire che fino all'anno che va dal 36 al 62 d.C. il governo di Roma favorì e protesse i cristiani di Palestina e della diaspora, infatti in questo lasso di tempo le autorità giudaiche e greche si guardarono bene dall'agire contro i cristiani per timore di una rappresaglia da parte dell'impero romano.

Allora ci si domanda come mai ci furono le persecuzioni contro i cristiani se verso di essi si mostrava una certa tolleranza?, l'avvio lo possiamo datare nel 64 d.C. ossia con il famoso incendio di Roma, il popolo romano attribuiva all'imperatore Nerone tale incendio, Tacito non sembra condividere la responsabilità di Nerone, al di là del fatto se sia stato o meno Nerone come causa dell'incendio di Roma è innegabile che in tale incendio Nerone abbia colto l'opportunità per dar seguito ai suoi progetti edilizi.

Per distogliere l'attenzione su se stesso Nerone indicò i cristiani in come causa dell'incendio, e per dimostrare la giustezza della sua affermazione iniziò la persecuzione contro i cristiani, tali spettacoli venivano poi rappresentarli negli orti di Nerone, pur di soddisfare le folle Nerone non si esimò dal mettere in atto le più sofisticate esecuzioni capitali, ed è proprio sotto la persecuzione di Nerone che il principe degli apostoli San Pietro, fu martirizzato e sepolto sul colle vaticano.

Domandiamoci in base a quali leggi i cristiani furono condannati, possiamo dire che in generale non esistono leggi contro i cristiani, infatti molti magistrati romani erano spesso esitanti nel condannare i cristiani al contrario delle passioni popolari che invece spingevano a tali persecuzioni, se a volte le autorità intervenivano contro i cristiani fu a causa proprio di questi tumulti popolari, come nel caso dell'imperatore Claudio, il quale nel 46 d.C. espulse da Roma tutti i giudei compresi i cristiani a causa proprio di questi tumulti, ma che in questo caso furono procurati proprio dai giudei stessi, ci fu una legge molto antica il Senatoconsulto, la quale proibiva l'introduzione di nuovi culti o divinità senza il consenso del Senato, infatti nel 35 d.C. l'imperatore Tiberio cercò di far riconoscere la religione cristiana per sottrarla al controllo del giudaismo ufficiale, in questo caso il Senato romano respinse la proposta, ma non per ostilità verso il cristianesimo, ma per le affermare o meglio, riaffermare la propria indipendenza dall'imperatore, tale divieto rimase in vigore fino alla metà del terzo secolo come una prassi giuridica anche se tale prassi era ammorbidita dalla politica di tolleranza romana.
Il conflitto tra il cristianesimo e l'impero romano non è mai stato un conflitto politico, come poteva esserlo quello giudaico, ma un conflitto essenzialmente di natura religiosa.

Possiamo dunque datare tra il 64 d.C. e quindi da Nerone, il quale approfittò proprio di questo strumento giuridico del Senatoconsulto del 35 d.C. per attuare la sua persecuzione, fino al 257 d.C. anno in cui l'imperatore Valeriano modificò la legislazione anticristiana, l'accusa ufficiale rimase sempre la stessa cioè una “religione illecita”, e che quindi bastava solo il nome di cristiano per essere condannati dai tribunali romani, la definizione del cristianesimo è data da parte degli storici dell'epoca come, Tacito, Svetonio, Plinio, era come una superstizione “nuova e malefica, depravata, immonda”.

Possiamo dire che fino all'imperatore Costantino vi furono delle persecuzioni sporadiche, le quali dettate più dal punto di vista del governatore che non dell'autorità romana, persecuzioni circoscritte a non molti cristiani, ma vi furono tre grandi persecuzioni, le quali procurarono la morte di migliaia e migliaia di cristiani, e questo sotto gli imperatori Decio, Valeriano, Diocleziano.

Segue.
Tommaso de Torquemada



SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX