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IL DIVIETO DI MANGIARE IL SANGUE (ATTI 15)

  • Messaggi
  • claudio.41
    00 29/10/2005 18:20
    ...E pensare che c'è chi fà morire per questo...

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    INTRODUZIONE


    Da vari anni si agita una discussione relativa all'ingiunzione di Fatti 15:29, per stabilire se quell'ingiunzione sia obbligatoria per i tempi in cui viviamo, o di essa rimanga l'ultima parte, cioè quella , che si riferisce alla purità.
    Purtroppo la discussione non è sempre stata serena, anzi non c'è mai stata discussione serena intorno a questo argomento, perchè coloro che sono per la rigida interpretazione di quel passo, dicono che, trattandosi di cosa decisa dagli apostoli, si deve ubbidire e non discutere.

    Molti poi, sono stati spaventati fino a neppure salutare chi sia di opinione diversa, e ciò per errata interpretazione di 2 Giovanni 10, dove dice:"Se alcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa e non lo salutate".
    In conseguenza di ciò, un popolo ne ha scomunicato un'altro.
    Ora se non ci fosse cha la ingiunzione di Fatti 15:29, e se il "Questa dottrina" della seconda epistola di Giovanni si riferisse ad ogni discussione dottrinale, i nostri fratelli farebbero bene a non voler discutere il soggetto e a non salutarci.
    Ma la ingiunzione di Fatti 15:29, è seguita da altre pagine del nuovo testamento, che trattano i cibi; e il non salutate di 2 Giovanni, è a seguito di altre cosa.
    Leggiamo infatti:" perchè sono entrati nel mondo molti seduttori, i quali non confessano Gesù Cristo essere venuto in carne; un tale è il seduttore, l'anticristo....Chiunque si rivolta e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio; chi dimora nella dottrina di Cristo ha il Padre e il Figliuolo.
    Se qualcuno viene a voi, e non rfeca questa dottrina (cioè la dottrina che stabilisce che Gesù è venuto in carne), non lo ricevete in casa e non lo salutate".
    Si tratta del cardine del Cristianesimo, cioè della umiliazione di Gesù Cristo, il quale dalla gloria è venuto all'uomo.
    A questo si riferisce il non ricevere, e non salutare, e non a qualunque divergenza sull'interpretazion della Parola di Dio.

    La lotta è stata ed è acerba; in essa abbiamo avuto occasione di vedere quqnto poco eravamo e siamo radicati in Cristo.
    Si noti che il primo declinare nella chiesa antica non fu a causa della dottrina, bensì per il raffreddarsi della carità. Si leggano le sette lettere dell'Apocalisse capi 2 e 3.
    Abbiamo dato ad altri cristiani, ed ai non cristiani un triste spettacolo in litigi di varie maniere; e in ciò abbiamo raccolto qualche cosa di che abbiamo seminato, sprezzando altri, e attenendoci all'umiltà di Gesù Cristo, per cui dovremmo tenerci nella verità, sempre con carità, e mostrare la buona conversazione con mansuetudine di sapienza.

    Ma ringraziamo Iddio per le mortificazioni ben meritate, e impariamo ad essere più savii e mansueti verso tutti.
    Un'altra osservazione prima di entrare nel soggetto. Alcuni dicono:" Se il discutere Fatti 15:29 fosse stato da Dio non a vrebbe portato i frutti di discordia che haportati".
    Confessiamo che i metodi tenuti non sono stati da Dio, ma affermiamo che è stata nella sua volontà che un tale soggetto fosse venuto a discussione, perchè per esso siamo stati obbligati ad investigare le scritture in più punti.

    In quanto ai metodi usati, dobbiamo riconoscere che essi sono serviti a scoprire noi a noi stessi, rivelandoci che non abbiamo umiltà e carità sufficiente, e che , tante volte, scambiamo lo zelo e ostinatezza perf attaccamento alla giustizia di Dio.
    Altra verità evidenziata da queste discussioni è che nell'intendere certi misteri della Parola di Dio, siamo ancora bambini.
    L'affermazione che ciò che è da Dio non porta disturbo è errata, come dimostrano la storia della chiesa e la stessa scrittura.
    Quando i magi partiti da lontano, arrivarono in Gerusalemme, domandando del Re nato, Erode e Gerusalemme (la religiosa Gerusalemme) furono turbati.
    Deponiamo dunque i pregiudizi, ed entriamo serenamente nel soggetto.
    Se fossimo in errore, prima ne siamo corretti meglio è; ma ci assiste la sicurezza che siamo nel vero.
    Perciò non ci affliggano le ingiurie degli uomini, sapendo che la verità si fa strada nel dolore.



  • claudio.41
    00 29/10/2005 18:21
    PERCHE' IL DIVIETO DI NON MANGIARE IL SANGUE

    Gen.9:4; Lev.7:26; 19:26; Deut.12:16,23; I Sam. 14:33; Ezech.44:7




    Il primo divieto di mangiare il sangue si legge nel capo 9 della Genesi:" Ma pur non mangiate la carne con l'anima sua, che è il suo sangue". E' anteriore, quindi, alla legge di Mosè.
    Però il valore del sacrificio di Gesù Cristo è illimitato, e prende tutta la creazione e la fa nuova. Il capo primo della Genesi è il ricordo della creazione materiale, letto alla luce del nuovo patto è immagine e figura della nuova creazione in Cristo.
    Il sangue del Figliuolo di Dio ha valore anteriore alla legge Mosaica, perchè fa tutto nuovo in Lui. Abbiamo udito dire: "Il sabato deve essere riverito ancora, perchè anteriore alla legge Mosaica, così la decima (come obligazione tassativa del tanto); e il divieto di magiare il sangue è obbligatorio, perchè anteriore a Mosè.
    Questo linguaggio è pericoloso e limita il valore del sacrificio di Gesù Cristo. In Lui tutto è nuovo: Nuova creazione, nuovo sabato, nuovo sacrificio, nuovo giorno, nuova legge.

    Dobbiamo dunque cercare altrove, e non nel nudo divieto di Genesi 9:4, la ragione del comando di non mangiare il sangue; la troviamo nel Levitico 17:10,11:" E se alcuno della casa di Israele o dei forestieri che dimoreranno fra loro, mangia alcun sangue, io metterò la mia faccia contro quella persona che avrà mangiato il sangue, e la sterminerò dal suo popolo".
    Si noti la ragione della minaccia:"Perchè la vita della carne è nel sangue; e però vi ho ordinato che sia posto sopra l'altare, per far purgamento per le anime vostre, perchè è con il sangue che si fa purgamento per la persona". La parola "vita" è la stessa che altrove è tradotta "anima". Si noti l'accurato linguaggio della scrittura:"Vita", anima della carne, non della persona.Si tenga bene a mente questa parola "carne", perchè la ritroveremo nel Nuovo Testamento nella distinzione fra comandamenti carnali, cioè a mezzo di cose; e comandamenti in forza di vita indissolubile (Ebrei 7:16)

    La forza della carne è nel sangue. Nel condannare il peccato è stato altresì preso il simbolo, ciò che costituisce la forza della carne, il sangue; da ciò il valore del sangue come sacrificio. Essendo il sangue vita (anima) della carne, con esso ha Iddio ordinato che si faccia purgamento per le anime, poichè il sague sia quello con cui si fa il purgamento per le persone.
    Ciò basta per intendere che il divieto non fu capriccioso, e neppure dato per il semplice provare ubbidienza, come si adduce ad esempio il comando ad Adamo di non mangiare di un certo frutto del giardino.
    La chiara ragione del divieto è che il sangue è legato al sacrificio, non altro. Non altro! Sia detto quì incidentalmente che il peccato di Eva non fu per la cosa in se stessa, ma per la concupiscenza, infatti vide, desiderò.
    Non vi è peccato senza concupiscenza. A tal proposito si legga I Giovanni 2:16; Giac.1:14,15. Che la cosa non fosse peccato assoluto, ma relativo apopolo del patto, si ricava anche da Deut. 14:21, dove è detto che potevano vendere e dare da mangiare la carne soffocata agli stranieri.
    Ma dove mai è detto che si può dare ciò che è peccato ad un'altro, se esso è assolutamente peccato? Si può obiettare che il divieto non si trova solo nel vecchio testamento, ma anche nel Nuovo, cioè nei Fatti degli apostoli, capo 15 e 21.
    Noi possiamo rispondere che non avremmo avuto bisogno di cennare a Eva, ne alla legge del sacrificio, se alcuni non le avessero richiamate come ragioni, e il fatto che la proibizione si trova data a Noè, prima quindi della legge Mosaica, e il paragone a Eva che mangiò il frutto proibito.
    Detto ciò, veniamo al soggetto di Fatti 15.



  • claudio.41
    00 29/10/2005 18:21
    IL CONCILIO DI GERUSALEMME


    Lo scopo del concilio di Gerusalemme non fu intorno al sangue, ma alla circoncisione. Si noti il discorso di Pietro:"E Iddio non ha fatto alcuna differenza fra noi e loro (i gentili), avendo purificati i cuori loro per la fede.
    Ora dunque, perchè tentate Iddio, mettendo un giogo sopra il collo dei discepoli, il quale, ne noi ne i nostri padri abbiamo potuto portare? Ma crediamo di essere salvati per la grazia del Signore Gesù Cristo, come essi ancora".
    Se il discorso fosse finito qui, non si sarebbe detto nulla neppure del sangue. Ma Giacomo prese la parola. Ora prima di andare avanti, con riverenza si, ma con franchezza, bisogna ricordare che Giacomo ha rappresentato la parte più giudaica e conservatrice. Lo si legge fra le righe, quando, più tardi, l'apostolo Paolo tornò a Gerusalemme e entrò da Giacomo, come a dare conto del suo giro (Fatti 21: 17,18),infatti leggiamo:"Or come fummo giunti in Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente. Ed il giorno seguente paolo entrò con noi da Giacomo, e tutti gli anziani vi si trovarono".
    Un'altro fugace cenno è in Galati 2:13 dove dice:" Poichè avanti che certi fossero venuti d'appresso a Giacomo, egli (Pietro) mangiava con i gentili; ma quando costoro arrivarono. egli si sottrasse e si separò, temendo quelli della circoncisione".Pesando bene questi due cenni, si ha che Giacomo aveva un posto assai influente nella chiesa di Gerusalemme, tale da far soggezione allo stesso Pietro.
    In ogni tempo, il Signore ha usato certi uomini speciali a fini speciali, i quali sono stati come un anello di transizione o passaggio fra due epoche. Dinanzi allo zelo giudaico, era necessario mettere un uomo che avesse goduto di una certa influenza, nel limite più ampio possibile, la stima di quel popolo.
    Giacomo ebbe la sua missione, e così va inteso il suo rispondere dopo le parole di Pietro. Ma torniamo a Fatti 15, quando Giacomo prese la parola. Disse:"Per la qual cosa io giudico che non si dia molestia a coloro che fra i gentili, si convertono a Dio; ma che si dica loro di astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue".
    L'assemblea approvò, e fu scritto fra le altre cose questo:"E' parso allo Spirito Santo e a noi di non imporvi alcun peso, se non quello che è necessario: Che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione".
    E' la prima volta che un ordine del Signore viene accompagnato da un'espressione che lascia supporre più un consignio di persuasione che comando. Neppure il legislatore della terra usa nelle leggi la parola" è parso". Quando il Signore ha comandato qualche cosa, si leggono parole come queste:" Così ha detto il Signore".
    Una meditazione serena sul capo quindici, lascia capire che se non ci fosse stato Giacomo, non si sarebbe scritto nulla circa il mangiare o no. Giacomo suggerìm e poi si si vide che il suggerimento era prudente e lo si accolse; ci fu certamente il parere dello Spirito Santo, perchè Esso è Spirito di prudenza.
    Ma pure se non avessimo altro che il capo quindici sul soggetto, non ci azzarderemmo nemmeno a discutere la cosa. Però ciò che leggiamo in altre parti della parola, ci avverte a riflettere sull'accurata dicitura di Fatti 15.
    Or avanti di entrare in altro esame, ci domandiamo se l'apostolo Paolo andò attorno insegnando il divieto di Fatti 15:29.

    In Fatti 16:4 si legge:" E passando essi per le città (in quel gruppo c'era Paolo), ordinarono di osservare gli statuti determinati dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme". Leggendo quanto sopra si potrebbe dire che Paolo ha predicato nelle chiese Fatti 15:29; così prare, ma così non è. E per affermare che non fu così, ce lo dicono le stesse pagine dei Fatti.
    Quando l'apostolo tornò in Gerusalemme, come narrato in Fatti 21, leggiamo che gli anziani, a capo dei quali cèera Giacomo, avvertirono Paolo che in giro c'erano dei sospetti contro di Lui:" Vi sono Giudei che hanno creduto, e tutti sono zelanti della legge. Ora sono stati informati intorno a te che tu insegni tutti i Giudei che sono fra i Gentili, di rivoltarsi da Mosè, dicendo che non circoncidano i figliuoli, e non camminino secondo i riti. Che devesi dunque fare?
    Fa dunque questo che ti diciamo. Noi abbiamo quattro uomini che hanno un voto sopra loro. Prendili con te, e purificati con loro e fa la spesa con loro; affinchè si tondino il capo". Poi aggiunsero:" Ma quanto ai Gentili che hanno creduto, noi abbiamo scritto avendo statuito che si guardino dalle cose sacrificate agli idoli, etc..."
    Questo passaggio dimostra che Paolo non era andato predicando Fatti 15:29, come si vorrebbe dedurre da Fatti 16:4. nfatti, se fosse tornato dal fare lui quell'ambasciata di Fatti 16:4, che bisogno ci sarebbe stato di dire al messaggero quello che il messaggero stesso aveva portato in giro?

    Ancora due osservazioni, e poi passeremo ad altre pagine della scrittura.
    Nel libro dei Fatti degli apostoli non sivede la chiesa ancora del tutto libera dall'influenza del Giudaismo; ce lo dice quel consiglio a Paolo di purificarsi, tondersi il capo, e ce lo dice altro. Nel capo terso dei fatti leggiamo che alcuni apostolo salivano al tempio all'ora nona che è l'ora dell'orazione.
    Quando e dove mai vi è alla luce del nuovo patto, luogo e ora stabiliti per l'orazione? Chi non vede che si era ancora all'obre del Giudaismo?.
    E' fuor di dubbio che che il nuovo testamento era cominciato con la rottura della cortina del tempio, nel momento in cui Gesù spirò, anzi possiamo dire, da quando Giovanni Battista indicò l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo; e ricordiamo che la legge e i profeti erano stati fino a Giovanni.
    Ma praticamente, il primo tabernacolo, il tempio erano ancora in piedi, ed era causa di confusione. Il Signore dovette più tardi demolire e distruggere quell'edificio, e fu allora che cessarono i sacrifici giudaici.
    Nonostante ciò, tutte queste osservazioni non bastano per autorizzarci a no osservare i divieti di Fatti 15:29; ed è tempo che apriamo altre pagine del nuovo Testamento.



  • claudio.41
    00 29/10/2005 18:24
    LA PRIMA EPISTOLA AI CORINTI

    Anzitutto occorre fare una considerazione di carattere generale, ed è sull'armonia delle scritture.
    L'apostolo Paolo scrisse a Timoteo di tagliare dirittamente la parola di Dio, cioè di imparare a conoscere, per guida dello Spirito Santo, il valore e posto di ciascuna parte.
    Alla parola :"E' scritto" del diavolo nel deserto, Gesù rispose:"E' altresì scritto". Un soggetto va esaminato in tutta la scrittura e non isolatamente. Oltre a ciò, per non errare, bisogna tenere a mente che le scritture testimoniano di Gesù.
    Perciò, in ogni discussione dottrinale dobbiamo domandarci come rimane la testimonianza di Lui; Tutte le dottrine sono provate al suo sangue, quindi ciò che lascia il valore di quel sacrificio a metà, attribuendogli solo alcune cose e non altre, ovvero insegnando e condividendo che ancora si debbano riverire ombre, non può essere dottrina fondamentale del Signore.



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    Un'altra osservazione, a nostro avviso,è, non necessario occuparsi di quando furono scritti i Fatti degli apostoli, e quando l'epistola ai Corinti. L'importante è seguire l'ordine degli avvenimenti, e non le date degli scritti..
    Anche se fossero stati scritti dopo (il che non è chiaro), i Fatti servono a ricordare il movimento della chiesa primitiva, e farci notare lo sviluppo della dottrina di fronte alle altre pagine del nuovo testamento.
    Comunque sia, non possiamo fare a meno di notare che quando c'è un'apparente discordia fra un passaggio scritturale e un altro, l'importante è esaminare tutti e due i passaggi, e comprenderne l'armonia.
    Se vi è un campo nel quale è pericoloso avere dei pregiudizi, è proprio quello religioso.
    La chiesa apostolica fu lenta ad uscire dal giudaismo; ci volle una speciale rivelazione, accompagnata da sofferenza, come abbiamo notato nel caso dell'apostolo Paolo; lo stesso dobbiamo notare la visione di Pietro, in casa di Simone, dove ricevette dal Signore ordine di andare ai Gentili; Pietro," vide il cielo aperto, ed una vela simile ad un grande lenzuolo, che scendeva sopra lui, legato per i quattro capi e calato a terra; nel quale vi erano animali terrestri a quattro piedi, e delle fiere, e dei rettili, e degli uccelli del cielo d'ogni maniera.
    Gli fu indirizzata una voce che diceva:" Levati Pietro, ammazza e mangia. Ma Pietro disse:"In nessun modo Signore; io non ho mai mangiato nulla di immondo nè di contaminato. Ma la voce gli disse per la seconda volta: Le cose che Iddio ha purificate, non farle tu immonde".
    Ammazza e mangia. qualcuno ha trovato in queste parole la ragione per sostenere il divieto di mangiare le carni soffocate, perchè secondo lui, la parola "ammazza", significa, fa scorrere il sangue.
    Dall'esame della parola nel testo originale, il vero senso di quel comando è: "Sacrifica" (thuson), e mangia; la parola è la stessa usata per i sacrifici. Per dire "uccidere" la lingua greca ha un'altra parola.
    Pietro era chiamato a fare sacrificio dei suoi pregiudizi, e imparare la vera e santa libertà dell'evangelo.
    Praticamente l'apostolo non uccise nulla, così ognuno di noi, per crescere nella vera libertà dell'evangelo, deve sacrificare i propri pregiudizi e mangiare.



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    Veniamo alla prima epistola ai Corinti. Apriamo il capo otto.
    L'occasione di quei capitoli fu una domanda rivolta a Paolo circa le cose sacrificate agli idoli. Si tenga a mente che nel divieto di Fatti 15, il primo comando fu di non usare le cose sacrificate agli idoli.
    L'occasione che ha dato luogo a quanto scritto, non è nata per le cose sacrificate agli idoli, bensi per le carni soffocate e per il sangue; ma potrebbe sorgere discussione anche intorno ai cibi offerti agli idoli, e, in alcuni luoghi, ci sono stati intoppi per erronea interpretazione della parola di Dio anche a questo punto.
    Inoltre, siccome il comando fu dato nello stesso tempo e sotto lo stesso "è parso a noi e allo Spirito Santo", così l'avere chiaro questo punto aiuta a capire l'altro.
    Siccome fu fatta questa richiesta a Paolo, vuol che nella chiesa di corinto c'erano di quelli che avevano conoscenza, e non avevano scrupolo alcuno di mangiare carne sacrificate agli idoli.; non erano loro afare i sacrifici, ma si avvalevano della vendita a buon prezzo e le mangiavano.
    Alcuni si intoppavano, e quindi si rivolsero a Paolo per ammaestramento. A questo punto sorge spontanea la prima osservazione: Se Paolo avesse predicato il divieto di fatti 15:29, e quel divieto fosse come uno statuto nella chiesa di Corinto, che bisogno c'era di domandare?
    E se anche avessero dimenticato, che bisogno aveva Paolo di rispondere tanto a lungo come fece, invece di dire che si attenessero a ciò che era già stato ordinato?
    E' chiaro dunqwue che di quel triplice divieto di fatti 15:29 nella chiesa di Corinto non c'era stata menzione.

    Si legga con attenzione tutto il capitolo, e si troverà che il mangiare quelle carni, non era in se peccato, eccetto che si fosse mangiato come per devozione all'idolo, il che è idolatria; ed eccetto che si fosse dato intoppo a qualche fratello debole; infatti dice:" Ma guardate che questa vostra podestà non divenga intoppo ai deboli".
    Avevano dunque podestà di poter mangiare. Poi l'apostolo prosegue dicendo:" Perchè se alcuno vede te che (e si intende te che hai conoscenza, e sai che l'idolo è nulla),essere a tavola nel tempio degli idoli, non sarà la sua coscienza che debole, edificata amangiare delle cose sacrificate agli idoli?"
    Si vuol dire in sostanza che "tu mangi innocentemente, senza riverenza all'idolo, ma il debole comincerà a dubitare, e sarà ondotto a pensare che gli adoratori dell'idolo possano avere ragione,e potrà ritornare indietro.
    Ora se qualcuno avesse mangiato nel tempio degli idoli, senza coscienza di dare culto agli idoli, e senza essere veduto dai deboli,non avrebbe commesso alcun peccato.
    Voler discutere sul chiaro significato del capo otto della prima ai Corinti, è un voler chiudere gli occhi alla luce.
    C'è poi chi osserva che anche nell'Apocalisse 2:14,20 è condannato chi mangia cose sacrificate agli idoli; è sicuramente un'errata interpretazione, perchè Balaam e Iezebel sono figuree di false dottrine e di miscuglio.
    Il mangiare nelle feste Moabite, per cui perirono tanti Israeliti, fu causato direttamente dall'idolatria, e fu seguito da eccesso di immoralità, e da ciò venne l'ira di Dio.
    Non erano sicuramente le cose innocenti in se stesse, che Iddio prendeva di mira (neppure allora, nell'antico patto), ma perchè quelle cose avevano legame allo spirito del mondo.
    Mangiare è nella scrittura uno dei simboli di comunione, perciò il riferire a Balaam o Iezebel che diedero da mangiare cose sacrificate agli idoli, è lo stesso che dire: corruppero il popolo per trarlo dietro a idoli e demoni.
    L'Apocalisse dunque non altera nulla di ciò che è stato detto nelle epistole di S. Paolo riguardo alla bene intesa.
    libertà , a non giudicare altri sul mangiare o sul bere.


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    Nel nuovo Testamento non abbiamo alcuna lista di cibi che si può o non si può mangiare; ne è definito che
    cosa sia cibo; vi sono in ogni tempo popoli che mangiano cose che altri avrebbero a schifo di toccare.
    Nessuno può condannare altri per ciò che mangia; l'unica cosa che va presa in considerazione è "il come si
    mangia", cioè se con o per ghiottoneria.
    Al capo quinto dei Galati, la ghiottoneria viene messa fra le opere della carne.

    In I Corinti 10: 25 leggiamo:" Mangiate di tutto ciò che si vende nel macello, senza farne scrupolo per la
    coscienza"; ricordi qui di seguito che l'apostolo Paolo scrveva ai Gentili, e quindi si tratava di macelli tenuti
    anche dai Gentili.
    Il "senza farne scrupolo per la coscienza" significa che uno può avere scrupolo o ribrezzo di comperare alcune
    cose; ma ciò non è per ragione di coscienza.
    Per esempio, alcuni di noi non comprerebbero giammai alcune carni che ci fanno ribrezzo, e ciò a causa di
    abitudini, e divesa civiltà, e non perchè fosse peccato. Nello stesso capitolo Paolo aggiunge:"Se alcuno degli
    infedeli vi chiama, e volete andarvi, mangiate di tutto ciò, (non tutto ciò) che vi è messo davanto, senza farvi
    scrupolo per la coscienza. Ma se alcuno vi dice:" Questo è delle cose sacrificate agli idoli; non ne mangiate,
    a causa di colui che ve lo ha detto, e per la coscienza, non la tua personale, ma quella degli altri.


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    e questo studio vi ha edificato, fatelo leggere e meditare a qualche testimone che conoscete e preghiamo assieme che IDDIO gli apra il cuore.
    A volte basta aprire un varco su un punto , per far cadere un intero castello.