00 05/07/2013 10:55
Ora penso di aver capito.

Certo la frase è mia e non fa parte di pronunciamenti magisteriali.

Quindi preciso meglio il mio pensiero.
Le cure mediche in genere sono testate da studi clinici e non vengono messe in circolazione se non dopo averne verificato la tollerabilità e l'efficacia (a parte le cure palliative che non hanno efficacia risolutiva), per il recupero della salute .
Fermo restando che la scelta se fare o meno una cura sia da lasciare alla libera decisione del singolo ( garantita perfino dalla costituzione), cosa si dovrebbe preferire, di fronte alla eventualità di alta percentuale di mortalità in caso non si faccia una certa cura, e parimenti ad una bassa eventualità di effetti negativi se si facesse la stessa cura?
Io credo che la scelta, se dettata da buon senso, prima ancora che da coscienza, debba andare verso quella di fare la cura.
La responsabilità morale di tale scelta, potrebbe essere inquadrata in un modo analogo a quanto si fa per valutare l'opportunità delle cure in caso di mantenimento della vita o di perdita di essa in caso siano sospese o non fatte (eutanasia). Questa è una mia convinzione e non pretendo che sia condivisa, anche perchè finora non mi è capitato di confrontarla con documenti magisteriali, che mi riservo però di controllare.