Caro Visconti,
se leggi alcuni spunti dei miei post, dicevo appunto che nella natura sono inscritte delle leggi che consentono, se ben applicate, di mettere ordine nella vita dell'uomo. L'uomo è stato costituito signore, custode e curatore del creato. Per te, che dici di non credere, vale comunque, da buon osservatore, il fatto che noi dobbiamo agire bene per il bene di tutti.
Dici infatti:
l'importante è che esiste anche il bene e questi bisogna seguire con tutto il nostro cuore per il bene di noi stessi e dei nostri figli e dell'umanità. Fare il bene per un premio nell'aldilà non ha valore,bisogna agire e fare il bene per principio morale stesso
Ma qui sorge un problema: qual'è questo bene per chi non crede?
Prima ancora di risolvere il problema del male, dobbiamo risolvere, a questo punto, il problema del bene. Se Dio non c'è, qual'è il vero bene e qual'è il principio morale a cui alludi?
Esistono parametri certi che ci dicono cosa fare e cosa non fare, per il vero bene e il reale rispetto della nostra persona e di quanto ci circonda, se facciamo a meno dell'origine di una Legge data da un Legislatore?
E poi, perchè uno che non crede dovrebbe fare del bene se questo comportasse, come spesso accade, di doversi sacrificare o almeno rinunciare a poco o molto di quello che si è o si ha?
Vi sono, è vero, dei non credenti che meritano tutto il rispetto, per quello che fanno, ma eseguono tutto quello che ci sarebbe da fare?
Inoltre, se diciamo che i 10 comandamenti sono inscritti nel cuore dell'uomo, dobbiamo osservare che i primi tre, non possono valere per i non credenti, altrimenti sarebbero credenti. E la loro non osservanza potrebbe comportare la sostituzione con idolatrie varie, comprese quelle di totalitarismi che hanno distrutto la vita di milioni di persone, avendo la pretesa di voler introdurre modelli di società idilliache, liberate da inutili e deleterie idee di un Dio ritenuto inesistente ed oppio di popoli.
«La morale allora non è una cosa tramandata a Mosè sul monte Sinai. E’ qualcosa forgiata nella lotta per l’esistenza e la riproduzione, qualcosa modellato dalla selezione naturale. La morale è solo una questione di emozioni, come il piacere per il gelato o il sesso e l’odio verso il mal di denti e i compiti degli studenti [...] ora sapete che la morale è un’illusione che è stata messa in te per farti diventare un cooperatore sociale, cosa ti impedisce di comportarti come un antico romano? Beh, niente in senso oggettivo». Non essendoci nulla di pre-scritto, di tramandato da Dio agli uomini attraverso una rivelazione, arrivandointegralmente dalla selezione naturale, il fatto che una cosa sia giusta o sbagliata, dunque, è puramente una scelta emozionale del momento. L’unica cosa che rende sbagliata una crudeltà sterminata è il fatto che ora sia personalmente spiacevole (e domani?).
Il neodarwinista ateo Jerry Coyne ha voluto rispondere: «Ruse sembra affermare che le azioni di un pedofilo sono realmente e veramente sbagliate perché la selezione naturale ci ha programmati a credere che siano sbagliate. Qualcuno può spiegare che cosa mi manca? I concetti di giusto e sbagliato variano tra le culture contemporanee e si evolvono nel tempo. Fare appello alla psicologia e alla selezione naturale ci aiuta a risolvere le questioni di aborto o omosessualità?». Coyne, per una volta, ha perfettamente ragione: Ruse non può appellarsi alla selezione naturale. Egli è terribilmente confuso perché da una parte capisce che non può accettare che l’unica cosa sbagliata nelle molestie sui bambini sia il fatto che a lui non piacciono (e non piacciono alla società di oggi), e dall’altra parte deve negare Dio, in quanto non credente. Quindi si appella a qualcosa che renda oggettiva la negatività verso la pedofilia, ma commette un errore ingenuo. Coyne ha visto giusto: in una visione atea della vita, non può esservi nulla di intrinsecamente sbagliato, non è oggettivamente sbagliata la pedofilia come non lo è qualsiasi altra cosa. La “morale laica” non può che basarsi unicamente su preferenze personali del momento e condizionamento della società: oggi la pedofilia è sbagliata, ma non è detto lo debba essere sempre. Dipenderà dai gusti che avremo domani e dalla capacità della “società” di condizionarci.
Una volta che l’ateo realizza che tutti i suoi nobili principi morali non sono altro che sensazioni soggettive – “non diversamente dal gradimento o non gradimento degli spinaci” -, si accorge anche che i valori morali cambieranno secondo il capriccio della società. E se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla storia terribilmente sanguinosa del 20° secolo, è che non c’è nulla che gli uomini e la società non siano in grado di fare. Senza una legge morale trascendente e oggettiva, l’essere non può che perdersi nella spirale dell’artificiale inferno della giungla umana. Michael Ruse pare averlo capito e infatti ha cercato una via d’uscita: «La morale è, e deve essere, una sorta di divertente emozione. Ma deve far finta di non esserlo affatto! Se pensassimo che la moralità non è altro che piacere o non piacere degli spinaci, poi non reggerebbe [...] La morale deve apparire come obiettiva, anche se in realtà è soggettiva». E in un altro articolo: «Se metto il “soggettivo” in opposizione all’”oggettivo”, poi chiaramente il tipo di etica che propongo è soggettivo… ma non può essere soggettivo il male se penso alle molestie sui bambini!». E infine: «le regole della morale devono essere vincolanti su di noi come se fossimo figli di Dio e Lui abbia deciso le regole». Ruse pare avere inconsapevolmente accolto l’invito che il teologo Joseph Ratzinger fece nel 2005 ai non credenti: «anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita come se Dio ci fosse».