NC
tutte le religioni richiedono ai propri seguaci di avere fede, di essere credute a prescindere e a oltranza, perché non possono esibire nessuna prova verificabile ma solo testimonianze autoreferenziali, in buona fede nel migliore dei casi, o, molto più spesso, fraudolente e inventate di sana pianta.
Un fedele si accontenta un ateo no. Del perché della credulità del primo, contro ogni evidenza logica e storica, la psicologia e la sociologia ci forniscono credibili motivazioni. Viceversa il rifiuto del secondo è di per sé logico ed evidente. Il primo non riesce a capacitarsi del rifiuto del secondo, invece il secondo non riesce a comprendere la dabbenaggine del primo. Resta comune a entrambi l'irritazione nel dialogare. Chest'è.
CR
Ci sono diversi livelli di fede. Ferrmiamoci alla fede in un Creatore, senza precisare le sue caratteristiche. Il credente, come nel mio caso, si basa fondamentalmente sulla osservazione dell'esistente, che da complessità, complementarità, funzionalità, armonia, simmetria, eleganza e fragranza, finalizzazione, proporzione e combinazione unitaria delle sue singole parti, a partire dalla più piccola e complessissima cellula, ecc., si deduce un Creatore che abbia dato almeno l'imput iniziale per la formazione di esso, a prescindere se vi siano stati interventi successivi.
Il non credente, preferisce credere invece che tutto si sia assemblato grazie a delle forze inconsapevoli. E' una diversa forma di fede, che io rispetto ma non condivido, perchè mi sembra meno ragionevole di quella di chi riconosce nell'orma il segno di chi lo ha lasciato, pur non vedendolo.
NC
il non credente studia e indaga, e apprende man mano che le sue conoscenze progrediscono. Non è fede: sono convincimenti che derivano da solide e verificabili osservazioni scientifiche, ritenerle sullo stesso piano è disonesto. Non c'è bisogno di nessuna istanza "dio": non è necessaria. La differenza sta tutta qui. Tuttavia il comprenderlo implica il possesso di solide competenze che il fedele, molto spesso, non ha preferendo la comoda scorciatoia "dio". Il tutto è splendidamente riassunto nelle semplici parole del Nobel Parisi: “Dio per me non è nemmeno un'ipotesi".
CR
Ti riporto cosa ha precisato il Nobel Parisi, al quotidiano l'Avvenire, per chiarire la sua frase: ho detto che l’esistenza di Dio non può essere usata alla stregua di una qualsiasi ipotesi scientifica: è qualcosa di diverso che trascende la scienza, e non può essere oggetto di indagine scientifica. Penso che anche lei concordi con me che sarei un pessimo teologo se cercassi di fare un esperimento per dimostrare l’esistenza di Dio e che sarei un pessimo scienziato se cercassi di spiegare i miei dati sperimentali ipotizzando l’esistenza di Dio. Sono fermamente convinto della separazione tra scienza e fede in quanto hanno scopi diversi. La prima si occupa del mondo fisico e cerca di spiegare il mondo in maniera autonoma, la seconda interpreta il mondo basandosi su qualcosa che lo trascende, che esiste indipendentemente dal mondo. Vorrei aggiungere che sono sempre infastidito quando nelle interviste mi domandano le mie opinioni religiose. Non mi pare che lo domandino mai a calciatori, cantanti, modelle, categorie per le quali ho il massimo rispetto. Implicitamente gli intervistatori assumono che gli scienziati posseggano una conoscenza privilegiata di Dio, ma non è vero. fonte :
www.avvenire.it/.../parisi-le-sintesi-estreme...