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PERCHÈ USCIRE DALLA CHIESA!!!

Tutto il contenuto di questo forum era ovviamente oggetto della mia precedente credenza cieca nella bibbia e frutto della fede in Dio.
Ora mi ritengo AGNOSTICO e personalmente, non m'interessa assolutamente più nulla di TUTTO l'argomento RELIGIOSO in generale,
avendo capito che è tutto frutto dell'uomo, bibbia compresa e che Dio non centra nulla con essa, ma ancor meno, anzi,
sopprattutto con la CHIESA CATTOLICA!!

Per questo motivo, lascio detto forum in sola lettura tranne le tre cartelle:

MESSAGGI, ANNUNCI e RIFLESSIONI PROFONDE dove anche gli anonimi possono accedere.

Chi vuol conoscere le motivazioni che mi hanno indotto a tale scelta,
può farlo andando a curiosare cliccando il link in rosso quì sotto:


FALSE VERITÀ


SE QUALCUNO AVESSE BISOGNO DI COMUNICARE CON ME:

sonnyp@email.it

Shalom.
 
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Dottrina falsificata!!!!!

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2014 13:15
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Commento di un teologo.
Nella Torre di guardia del 1/1/2005, a pag. 31, in una domanda dei lettori, si risponde alla scrittura di Atti 7:59 dove Stefano invocava Gesù. La rivista rispondeva che in condizioni normali Stafano non l'avrebbe mai fatto. Ecco cosa ne pensa un teologo........

"La preghiera di Stefano non è fatta in circostanze insolite, quasi che in quelle normali avrebbe agito diversamente. Le circostanze sono tali (il martirio) da mettere ancora meglio in rilievo la normalità della sua preghiera e non viceversa. Cioè sono circostanze esemplari, proposte come esempio alto di vita.
Che sia normale la preghiera a Gesù lo dice chiaramente Gesù stesso, in 'circostanze normali', in Gv 16, 23 dove afferma che 'se chiederete al Padre qualcosa nel mio nome, egli ve la concederà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome: chiedete e riceverete affinché la vostra gioia sia piena'.
Gesù stesso dichiara che 'la preghiera nel suo nome' è una preghiera che fino ad allora non era mai stata fatta: indica dunque una novità: una preghiera diretta alla sua persona (tale è il senso nel linguaggio semitico di 'nel mio nome') perché egli la consegni e la renda accettabile al Padre. In Gv 14, 13 Gesù ripete la stessa esortazione a chiedere nel suo nome, affinché egli a sua volta chieda al Padre di ivniare lo Spirito (v. 14, 16).
Dunque, il Vangelo invita a rivolgersi nella preghiera direttamente a Gesù, invita a passare attraverso la sua mediazione perché, appunto, la preghiera sia efficace presso il Padre. E lo è in quanto la sua mediazione si pone 'nel seno del Padre' (Gv 1, 17).
Questa novità della preghiera al Padre attraverso Gesù in una forma così forte e impegnativa sarebbe impensabile se Gesù stesso non avesse prima detto a Filippo: 'chi vede me vede il Padre. Come mai dici: 'mostrami il Padre?': non credete che che io (sono) nel Padre e il Padre (è) in me?' (Gv 14, 9 -10); poco sopra, in parole ancora più incisive: 'Io sono la via, la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non attraverso di me' (Gv 14, 6). Una tale intimità sostanziale di Gesù con il Padre è poi chiaramente dichiarata, sempre con una espressione tipicamente orientale-semitica, sin dal prologo quando Giovanni dice del Verbo che 'era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo' (Gv 1, 9) : la luce, la vita, la verità, la via sono tutti attributi di Dio. Nessuno se non chi è 'nel seno del Padre' (Gv 1, 17) può attribuirli a sé, esattamente come in Genesi 1 Dio manifesta l'atto suo specifico proprio attraverso la creazione della luce e della vita.
Si giustifica perciò non solo la fede in Gesù via verità e vita, ma anche la traduzione di questa fede in preghiera a Lui, come quella di Stefano quando gli affida l'anima al momento del trapasso: un rapporto di preghiera diretto.
Del resto la preghiera diretta a Gesù non si manifesta solo attraverso la forma dell'invocazione come nel testo di Stefano, ma in tutta la varietà di forme con cui si dispiega la preghiera a Dio nel salmi: con lodi, inni, rendimenti di grazie, auguri e benedizioni nel suo nome, tutti segni che indicano una tradizione di preghiera ben radicata nella comunità apostolica e nelle primitive comunità cristiane. Si veda, ad esempio, il saluto iniziale di Paolo ai Romani: 'A tutti quelli che sono in Roma, amati di Dio, chiamati santi: grazia e pace a voi da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo' (1, 7), che si ripete nel saluto di chiusura: 'La grazia del Signore nostro Gesù Cristo (sia) con voi' (16, 20). Che altro sta a indicare la stupenda sintesi del rapporto diretto con Cristo che Paolo esprime in Fil 1, 20 -21: 'e ora sarà magnificato Cristo nel mio corpo, sia attraverso la vita sia attraverso la morte: Per me il vivere è Cristo e il morire un vantaggio ... desidero di essere sciolto e di essere con Cristo'.
Preghiera in tutte le sue forme, una delle quali, e forse la più alta si identifica non con richieste ma con la contemplazione della persona di Gesù come Salvatore, quale è espressa nell'inno di Col 1, 15 ss: professione di fede e anche preghiera di lode."



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