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Tutto il contenuto di questo forum era ovviamente oggetto della mia precedente credenza cieca nella bibbia e frutto della fede in Dio.
Ora mi ritengo AGNOSTICO e personalmente, non m'interessa assolutamente più nulla di TUTTO l'argomento RELIGIOSO in generale,
avendo capito che è tutto frutto dell'uomo, bibbia compresa e che Dio non centra nulla con essa, ma ancor meno, anzi,
sopprattutto con la CHIESA CATTOLICA!!

Per questo motivo, lascio detto forum in sola lettura tranne le tre cartelle:

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I Testimoni di Geova e il dubbio

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2009 16:32
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Testimoni di Geova, essere o non essere?
I Testimoni di Geova e il dubbio
Perché in un Testimone di Geova si verifica la «crisi di rigetto» dell'Organizzazione religiosa in cui è inquadrato? Spesso questa crisi si manifesta quando il Testimone di Geova comincia a riflettere sulla struttura religiosa, all'interno della quale vive, quando questa per un qualsiasi motivo gli crea un serio problema; ciò può accadere sia come conseguenza di un caso fortuito sia in seguito ad eventi di ampia portata che investono aspetti dell'ideologia proposta dal Corpo Direttivo. In entrambe le circostanze dei dubbi interrompono il tranquillo scorrere della quotidianità programmata per il Testimone ed accade che egli sia indotto a riflettere sulla sua esperienza, essendo stimolato a porsi domande di un certo rilievo sulla natura dell'Organizzazione cui ha aderito. Accade spesso che questi dubbi provochino la messa in discussione di cardini che sostengono l'intera struttura: l'indiscutibilità del Corpo Direttivo, la coerenza di certi insegnamenti, la validità scritturale di alcuni comportamenti… Quando il Testimone di Geova mette in discussione la struttura, i presupposti sui quali si fonda l'adesione all'Organizzazione vengono messi in crisi e il Testimone comincia a riesaminare criticamente la propria posizione religiosa.
La stessa letteratura geovista ha dovuto ammettere che diversi Testimoni di Geova «si sono allontanati perché la fine dell'attuale sistema di cose non è venuta nel tempo in cui l'aspettavano»
(La Torre di Guardia del 15 gennaio 1988, pag. 21); costoro, esaminando criticamente ciò che l'Organizzazione ha pubblicato sulla cronologia, hanno concluso che il Corpo Direttivo è un falso profeta. Altri «se ne sono andati perché non erano d'accordo con un certo intendimento che l'organizzazione di Geova aveva su qualche punto scritturale» (ivi); questi hanno ritenuto che il Corpo Direttivo era in errore su certi insegnamenti fondamentali e hanno concluso che l'Organizzazione è oppressiva e restrittiva perché interferisce nella libertà di coscienza e, mentre promette «libertà», rende schiavi i singoli Testimoni di Geova!
Per impedire il nascere e lo svilupparsi di questo «processo di riflessione autonoma» da parte del comune Testimone, il Corpo Direttivo ha ideato una serie di spiegazioni, di giustificazioni e di intimidazioni da usarsi nel caso in cui qualcuno cominci a manifestare dubbi e porsi domande; infatti, notate quanto affermava La Torre di Guardia del 1° novembre 1982, pagg. 19-20 (parentesi mie): «A volte alcuni (Testimoni) portano all'attenzione della classe dello “schiavo” varie questioni dottrinali o organizzative che ritengono debbano essere rivedute. Certo è lecito proporre miglioramenti o fare domande per avere delle spiegazioni». Comunque, incalza il Corpo Direttivo geovista, «è meglio essere occupati nella fondamentale opera di proclamare il meraviglioso regno di Dio, parlare di cose edificanti, rafforzare la fede nostra e altrui, aspettando pazientemente che Geova adempia la sua volontà mediante il canale da lui costituito (il Corpo Direttivo)»!
Di fronte a tanto fermento critico il Direttivo geovista lancia un minaccioso monito: «Non date luogo al Diavolo!» (La Torre di Guardia del 15 marzo 1986, pag. 15 e segg.). Lo slogan di circostanza è: «Se non stiamo continuamente in guardia, il Diavolo può, con la sua astuta propaganda, rendere sensibile il nostro cuore al pensiero apostata » (ivi, pag. 16). Quindi, per rafforzare la ferrea morsa di potere sui singoli Testimoni, i vertici del Movimento hanno ripetutamente affrontato il problema del «dubbio». Notate, infatti, quanto si legge periodicamente nella letteratura geovista: «Uno stratagemma che Satana impiega è seminare dubbi nella nostra mente. … In che modo Satana usa questa tattica oggi? Se trascuriamo la lettura della Bibbia, lo studio personale, la preghiera, il ministero cristiano e le adunanze, possiamo lasciarci facilmente influenzare dai dubbi sollevati da altri. Per esempio: “Come facciamo a sapere che questa è proprio la verità che insegnò Gesù?” “Viviamo veramente negli ultimi giorni? Dopo tutto, siamo già nel XXI secolo”. “Siamo alle soglie di Armaghedon o è ancora molto lontano?”» (La Torre di Guardia del 1° febbraio 2001, pag. 9).
Inoltre, da La Torre di Guardia del 15 gennaio 1981 si evince che chi dubita del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova si avvierebbe inesorabilmente, a grandi passi, verso l’apostasia dalla vera fede e verso la condanna eterna da parte di Dio. Quindi, nessuno può esprimere valutazioni sulla bontà del «cibo spirituale» fornito dai vertici geovisti: se qualcuno si lasciasse andare a simili dubbi sarebbe un apostata; ecco, infatti, come viene bollato il legittimo esercizio del senso critico dalla citata La Torre di Guardia: «L'apostata si ritiene all'altezza di decidere ciò che è vero e ciò che è falso, “il bene e il male”, in quanto a cibo spirituale. Diviene presuntuoso».
Ancora una volta il Corpo Direttivo geovista fa «chiacchiere inutili» (II Tim. 2:16-17), per confondere le idee di persone sincere che aspirano ad avere una buona relazione con Dio. Esaminiamo l'argomento con un minimo di chiarezza.
The New International Dictionary of New Testament Theology (citato da La Torre di Guardia del 15 gennaio 1981, pag. 19) afferma: «In alcuni brani del Nuovo Testamento il dubbio si presenta come una mancanza di fede e quindi come peccato (Rom. 14:23) ... Il dubbio è quindi mancanza di fiducia nell'azione che Dio deve ancora compiere ... Nel Nuovo Testamento, colui che dubita pecca contro Dio ... perché giudica male Dio». In questa prospettiva è chiaro che non si può dubitare di Dio né della sua Parola: ma una cosa è dubitare dell'operato di Dio e una cosa del tutto diversa è dubitare delle opinioni del Corpo Direttivo geovista. Infatti, La Torre di Guardia sostiene la corretta opinione che non si può dubitare della volontà divina, tuttavia afferma anche che non si può dubitare di ciò che dice il Corpo Direttivo, perché quest'ultimo sarebbe l'unico autentico interprete della volontà di Dio; inoltre è scritto che alla comprensione del proposito di Dio per l'uomo si arriva solo tramite l'intercessione del Direttivo geovista: è impossibile comprendere la volontà divina se si trascura la veduta del Corpo Direttivo. Al riguardo basterà ricordare quanto affermato in La Torre di Guardia del 15 novembre 1956, pag. 691, dove si dichiarava con sicumera: «la volontà dello “schiavo” (classe cui appartiene il Corpo Direttivo) è volontà di Geova».
Ma che dire del Testimone cui sorgono dubbi circa l’attendibilità di quanto insegnato dal Corpo Direttivo e non si fida più ciecamente dei vertici del Movimento? In apparenza, costui continua a considerarsi la stessa persona di prima, ma per lui le cose sono cambiate. Egli è smarrito, non è più quello di prima; si trova improvvisamente a dover fare i conti col «mondo». Gli era stato insegnato, da Testimone di Geova “allineato e coperto”, che egli «non faceva parte del mondo» (Gv. 17:16); quindi, questo «mondo», l'intera società civile, era appena percepito, irrilevante, destinato alla “imminente” distruzione. Ora egli s'accorge che deve vivere «nel mondo», che è stato raggirato, manipolato; corre il grave rischio di subire una crisi di presenza, per dirla con Ernesto De Martino. La «presenza», di cui parla De Martino, consiste nel manifestare se stesso «in una forma particolare di coerenza culturale», ed è proprio questa coerenza culturale che viene intaccata nel Testimone di Geova dubbioso. Egli aveva operato, da Testimone convinto, in una dimensione speciale accettando un mondo di valori promosso dal Corpo Direttivo; ora questa dimensione esistenziale è scomparsa ed egli è esposto alla «perdita della presenza». Il graduale rifiuto della dimensione societaria geovista ed il conseguente abbandono della scala di valori geovista costituiscono uno di quei momenti critici nei quali, come afferma De Martino, «si annida la possibilità della crisi radicale e può manifestarsi quella funesta miseria esistenziale per cui ciò che passa ci trascina nel nulla», nell'apatia e nel totale abbandono di qualsiasi interesse. In realtà, per ogni Testimone dubbioso sussiste il rischio di trovarsi inconsapevolmente fuori da qualsiasi rapporto reale con il contesto culturale e sociale in cui è inserito e nel quale molte volte ciascuno di noi è chiamato a manifestare concretamente la propria presenza. Infatti, la vera tragedia della vita è ciò che muore dentro un uomo mentre egli è ancora vivo.
Ma perché, poi, un Testimone di Geova non dovrebbe avere dubbi sul Corpo Direttivo? La Torre di Guardia del 15 gennaio 1981 risponde: per la semplice ragione che ciascuno deve riconoscere al Corpo Direttivo il merito di avergli fatto comprendere la “verità” sulla trinità, sulla natura dell'anima umana, sulla parousìa di Cristo e così via; quindi, perché dubitare di una fonte così veritiera? Tuttavia un serio esame degli insegnamenti geovisti dimostra la quasi totale mancanza di originalità del Corpo Direttivo in campo dottrinale (cf. C.O. Jonsson, «I “tempi dei Gentili”: la profezia senza fine dei Testimoni di Geova» ; T. White, «Un popolo per il suo Nome» ); il sottile inganno consiste nel fatto che si fanno passare per volontà di Dio le mutevoli opinioni di uomini imperfetti e, sotto l'etichetta divina, si pretende che non si dubiti delle idee di uomini.
Accettare il fatto che il Corpo Direttivo sia incriticabile significa dimenticare del tutto la regola espressa in I Tess. 5:21: «Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente». La sfumatura di significato del verbo «accertarsi» (gr. dokimàzo) dà enfasi alla necessità di verificare la bontà di una cosa (cfr. Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento); com'è possibile accertarsi di un comando del Corpo Direttivo, se esso stesso decreta l'impossibilità di una verifica critica delle proprie affermazioni?
Gli Ebrei residenti in Berea furono lodati per il fatto che avevano esaminato «le Scritture ogni giorno per vedere se le cose stavano davvero così» (Atti 17:11); la parola greca tradotta «esaminare» in questo versetto significa «fare accurate e rigorose ricerche come in un procedimento legale» (cfr.
La Torre di Guardia del 15 gennaio 1989, pag. 6). Pertanto, se nella Bibbia viene lodato lo spirito critico di verifica, compiuta sulle stesse Sacre Scritture, perché il Corpo Direttivo obietta a che ci si possa accertare delle sue vedute, frutto di una fallibilissima interpretazione della Bibbia?
Orbene, i singoli Testimoni di Geova dovrebbero sentirsi incoraggiati a fare ricerche accurate e rigorose, anziché accettare ciecamente ogni nuova idea partorita dal Corpo Direttivo; è auspicabile che, vincendo i pregiudizi indotti dai vertici, molti Testimoni di Geova possano ampliare i propri orizzonti.


Fonte: www.webalice.it/achille.aveta/dubbio.html



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