Più di 4 milioni gli indigenti “assistiti” in Italia a gennaio 2013. Tra il 2010 e il 2013 il numero di persone in stato di povertà è cresciuto del 47,2%. Sono alcuni, brevi ma esplicativi, dati provenienti dal rapporto Caritas 2013.
Questi numeri non fanno che confermare una situazione con la quale ogni giorno, un po’ tutti, veniamo a contatto, girando per le strade o sentendo le storie di conoscenti e amici. Soprattutto nelle grandi città è facile imbattersi in tanti “nessuno” che per sopravvivere vivono in macchina, si coprono con un cartone, ogni sera fanno la fila per ricevere un pasto caldo. Fanno parte del numero sempre più ingente di “nuovi poveri”, immigrati che qui speravano di trovare un futuro diverso, imprenditori finiti sul lastrico a causa della crisi, famiglie che non riescono più ad arrivare a fine mese.

I problemi relativi all’attuale stato di povertà sono molti e di non facile soluzione, e vengono discussi, ovviamente, anche a livello europeo. Di recente è stato approvato un nuovo Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) che, con i suoi pro e i suoi contro, cerca di far fronte all’emergenza in corso. Quello che si chiede a ogni singolo Stato è responsabilità, dimostrare di saper gestire i (pochi) fondi destinati ai poveri, dare prova di saper collaborare e di saper ottenere dei risultati soddisfacenti e convincenti.
Ci sono, infatti, anche dei numeri positivi: in Italia sono 7 le Organizzazioni caritative ufficialmente riconosciute dall’AGEA: Associazione Banco Alimentare di Roma Onlus, Associazione Sempre Insieme per la pace, Caritas italiana, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa Italiana, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Fondazione Banco delle Opere di Carità. Una rete di volontariato capillare e impegnata che tra il 2012 e il gennaio del 2013 è cresciuta del 2% (Rapporto Agea ).

 

Tra queste c’è la Fondazione Banco Alimentare Onlus che, durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare del 2013, è riuscita a raccogliere e donare più di 9 tonnellate di alimenti.
Abbiamo intervistato Domenico Messina, direttore appena 29enne dell’Associazione Banco Alimentare della Sicilia con sede a Catania, per capire meglio come funziona questo Ente Caritativo. «Il Banco Alimentare non opera direttamente in rapporto con i poveri, ma supportando le strutture caritative che sono convenzionate con esso: Caritas parrocchiali, associazioni di volontariato, organizzazioni che svolgono anche attività di mensa o residenza. Il Banco Alimentare aiuta chi aiuta, e lo fa attraverso il recupero di eccedenze alimentari, ovvero di tutti quei prodotti commestibili ma non commerciabili che possono essere recuperati e poi ridistribuiti». Si tratta, solo per la Sicilia, di circa 1050 associazioni convenzionate che coprono un bacino di circa 360.000 persone e movimentano un volume complessivo di 11 milioni di Kg.

Come spiegato dal Direttore Messina, il Banco Alimentare in Sicilia si sostenta in tre modi: attraverso fondi regionali, attraverso il supporto di privati e per mezzo dei contributi provenienti dall’Unione Europea. I fondi, però, non sono mai abbastanza per coprire i bisogni di un numero sempre più ingente di persone. Nonostante negli ultimi anni siano state supportate 8000-9000 persone in più all’anno, i margini di incremento sono limitati alle risorse che si ha la possibilità di gestire. I dati di quest’anno sulla XVII Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, poi, hanno registrato un lieve calo di donazioni. «Un motivo univoco per spiegare questi dati è difficile trovarlo», spiega il Direttore Messina. «Il decremento non è molto significativo e per l’intera Regione Sicilia ammonta a circa il 15% in meno. Abbiamo anche coperto più punti vendita, ma è vero che la gente fa meno la spesa, e se prima il sabato si entrava al supermercato con il carrello grande, oggi si vedono per lo più carrelli piccoli. Inoltre, facendo la colletta, per motivi storici, l’ultimo sabato di novembre, non mettiamo forse chi dona nella condizione migliore, essendo già fine mese. Sicuramente dovremmo cercare di pianificare la giornata in modo migliore. Anche se l’aspetto più importante per noi è quello di poter organizzarla per invitare quante più persone possibili a fare l’esperienza originaria del Banco Alimentare: il dono e la condivisione».
In periodi di emergenza come questi, allora, c’è solo un elemento che dà forza, l’unione. Conclude il Direttore: «La Fondazione è membro della FEBA (Federazione Europea dei Banchi Alimentari) che comprende tutte le organizzazioni che ricoprono un ruolo simile al nostro. Essere una rete è importante, specialmente in un periodo di ristrettezze come questo. Anche a livello italiano, poter collaborare è fondamentale, significa aiutarsi in un’azione sinergica di mutuo supporto che punta alla fine a un risultato comune».

Silvana Calcagno

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