PERCHÈ USCIRE DALLA CHIESA!!!

Tutto il contenuto di questo forum era ovviamente oggetto della mia precedente credenza cieca nella bibbia e frutto della fede in Dio.
Ora mi ritengo AGNOSTICO e personalmente, non m'interessa assolutamente più nulla di TUTTO l'argomento RELIGIOSO in generale,
avendo capito che è tutto frutto dell'uomo, bibbia compresa e che Dio non centra nulla con essa, ma ancor meno, anzi,
sopprattutto con la CHIESA CATTOLICA!!

Per questo motivo, lascio detto forum in sola lettura tranne le tre cartelle:

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Il mito della caverna.

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2013 11:32
03/05/2009 16:29
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Platone e il mito della caverna.


Il mondo dei Testimoni di Geova è stato più volte paragonato alla società descritta da George Orwell nel romanzo intitolato "1984". Se io dovessi raffigurare il mondo dei Testimoni di Geova con immagini altrettanto eloquenti e suggestive ricorrerei senza alcun dubbio alle immagini di uno dei più noti miti de "La Repubblica" di Platone: il mito della caverna. Ve lo racconto con le parole dello scrittore norvegese Jostein Gaarder tratte dal suo romanzo: "Il mondo di Sofia":

"Immagina che un gruppo di uomini sia vissuto fin dall'infanzia in una caverna sotterranea, collegata all’esterno da una galleria piuttosto lunga. Immagina anche che questi uomini, seduti con la schiena rivolta verso l'apertura, abbiano catene al collo e alle gambe e che quindi non possano girarsi verso la luce. Alle loro spalle, in prossimità dello sbocco della galleria, è acceso un gran fuoco, il cui riverbero colpisce la parete di fondo della caverna, l'unica che gli uomini incatenati possono vedere. Tra loro e il fuoco, poi, c’è un muretto dietro al quale vanno e vengono alcuni uomini, portando oggetti di vario tipo (statuette di uomini o di animali, di legno o di pietra), a volte nel più assoluto silenzio, altre volte scambiandosi qualche battuta. Gli oggetti sporgono al di sopra del muretto e la luce del fuoco fa sì che le loro ombre si proiettino sulla parete di fondo della caverna. Per gli uomini in catene quelle ombre sono l'unica cosa esistente. Immagina ora che uno degli abitanti sia riuscito a liberarsi dalla prigionia: di certo si chiederà da dove provengano tutte le ombre proiettate sulla parete della caverna. Che cosa credi che avvenga nel momento in cui si gira verso l'apertura della galleria? Naturalmente all'inizio sarebbe accecato dalla luce, ma subito dopo rimarrebbe colpito dagli oggetti, dal momento che fino ad allora li aveva visti solo come ombre. Se poi riuscisse a scavalcare il muretto raggiungendo così lo spazio al di fuori della caverna, la sua meraviglia sarebbe grandissima; dopo essersi sfregato gli occhi, sarebbe infatti stupito da ciò che lo circonda: anzitutto scorgerebbe i colori e i contorni precisi, poi riuscirebbe a vedere anche gli animali e i fiori. Poi alzerebbe gli occhi al cielo e, dopo qualche tempo, sarebbe in grado di individuare il sole: allora capirebbe che è il sole a dare la vita ai fiori e agli animali che si trovano in natura, come nella caverna il fuoco gli permetteva di vedere le ombre. Questo gli fa venire in mente i suoi compagni rimasti imprigionati nella caverna e lo spinge a tornare indietro. Non appena giunge nella grotta sotterranea, cerca di convincere gli altri che le ombre riflesse sulla parete sono soltanto copie delle cose vere. Ma nessuno gli crede: tutti sono invece convinti che quella fuga gli abbia rovinato la vista (infatti, essendo passato dalla luce al buio, non riesce più a distinguere le ombre come faceva in precedenza) e che quindi non vale la pena raggiungere il mondo esterno. A questo punto, c'è quasi da pensare che, se arrivasse qualcuno a liberare gli uomini incatenati, questi lo considererebbero un nemico pericoloso e, se solo ne avessero l’occasione, di certo lo ucciderebbero." (pp.98,99)

In questo mito, il cui significato filosofico tralascio, vedo una rappresentazione allegorica del mondo nel quale vivono i Testimoni di Geova. Cerchiamo di tradurre gli elementi essenziali mediante una catena sintetica di identificazioni possibili:

la caverna oscura = il mondo dei Testimoni di Geova;

gli schiavi incatenati = i Testimoni di Geova;

le ombre sulla parete = l'ideologia dei Testimoni di Geova;

i portatori delle statuette = il Corpo Direttivo;

lo schiavo liberato = il Testimone di Geova che prende coscienza della realtà nella quale è vissuto;

lo schiavo accecato dalla luce = il disorientamento che coglie il Testimone di Geova in crisi;

lo schiavo che ritorna nella caverna = il dovere, di chi ha capito di essere vissuto in una caverna, di far partecipi gli altri delle proprie conoscenze;

lo schiavo liberato che non riesce a vedere le ombre = l’ex Testimone di Geova che non ragiona più con gli stessi schemi mentali dei Testimoni;

l'uccisione dello schiavo = l’espulsione dalla caverna e l’emarginazione alle quali è sottoposto l’ex Testimone per non influenzare gli altri.

I Testimoni di Geova vivono in una caverna oscura isolati dal mondo esterno, essi dicono di se stessi che "non fanno parte del mondo", perché il mondo viene considerato malvagio e le persone che non abitano nella caverna sono ritenute cattive compagnie e quindi da tenere alla larga. La "Sala del Regno" è il loro mondo, la congregazione è la loro famiglia spirituale, "le sorelle e i fratelli" sono i loro amici. I Testimoni di Geova vivono da schiavi in una caverna tenebrosa e non se ne rendono conto, credono di vivere in un "paradiso spirituale", nel "migliore dei mondi possibili" di leibniziana memoria, invece vivono in uno dei peggiori mondi possibili, un mondo privo di libertà, un mondo fondato sulla menzogna e le apparenze. Nel mito platoniano gli schiavi incatenati sono costretti a guardare solo davanti a loro, ma se riuscissero a voltarsi si renderebbero conto di vivere in una caverna. La stessa cosa avviene nella caverna geovista, i Testimoni di Geova sono continuamente ammoniti a non lasciarsi distrarre dalle cose che li circondano, vengono esortati a tenere lo sguardo rivolto verso la meta, il traguardo, il premio e a non voltarsi indietro come fece la moglie di Lot. Che cosa vedono i Testimoni di Geova nella loro caverna? Essi vedono solo immagini di paradisi terrestri: verdi vallate solcate da fiumi e laghi limpidissimi, villette unifamiliari, prati fioriti, frutta in abbondanza e della migliore specie, bambini che giocano con animali selvaggi docili come agnelli, e mentre fantasticano su queste immagini di paradisi terrestri, made in USA, non si rendono conto che stanno in un mondo infernale, un mondo da incubo; se solo potessero voltarsi si renderebbero conto che alle loro spalle ci sono i manovratori della loro "realtà", i loro aguzzini, i membri del Corpo Direttivo, e troverebbero anche il sentiero che conduce alla libertà.

Liberarsi dalle catene della schiavitù non è un'impresa facile. Prendere coscienza della realtà in cui si è vissuti per 5, 10, 20 anni o forse più, può essere molto doloroso e traumatico; scoprire di essere vissuti in una caverna da schiavi e non in un paradiso spirituale da persone libere può essere molto deludente; per decidere di uscire da quella caverna ci vuole molto coraggio, perché molto spesso questo comporta la perdita degli amici e l'affetto dei propri cari; scoprire di essere stati ingannati, raggirati, sfruttati dal Corpo Direttivo "potrebbe essere come scoprire che i genitori in cui avevate tanta fiducia erano in realtà dei criminali. Ma non è meglio scoprire la verità religiosa che vivere nell'illusione? Non è meglio conoscere i fatti che essere abbindolati?" (cit. da La Torre di Guardia del 1/7/1995 pp.7-8). "Non posso credere che l'ignoranza dia felicità o che sia in qualche modo benevolo incoraggiare la gente a vivere nell'illusione. Prima o poi l'illusione deve fare i conti con la realtà: più tempo ci vuole perché ciò accada, più traumatico può essere il passaggio a causa della disillusione". (R. Franz Crisi di coscienza, p.486)

Lo schiavo che riuscisse ad uscire dalla caverna dopo tanti anni vissuti al buio sarebbe abbagliato dalla luce tanto da non riuscire a distinguere bene gli oggetti; Platone dice che quello schiavo dapprima cercherà di guardarli riflessi nelle acque e solo in un secondo tempo li scruterà direttamente, infine sarà in grado di fissare il sole di giorno e di ammirare lo spettacolo scintillante delle cose reali. Nella nostra simbologia questo rappresenta il processo di liberazione che è un processo graduale; lo schiavo accecato dalla luce rappresenta il Testimone in crisi che si sente disorientato, non sa cosa fare, dove andare. Tutti i Testimoni di Geova in crisi si trovano, prima o poi, alle prese con questo problema, la soluzione potrebbero trovarla, come la trovai io, nelle seguenti parole di Raymond Franz: "Non sento la necessità di ‘andare’ in nessun posto. Perché conosco il Solo che ha ‘parole di vita eterna’. Apprezzo l’edificante compagnia di quelli con i quali sono in contatto (sia di persona che per corrispondenza) e spero che il futuro mi riservi la conoscenza di altre persone sincere... Quindi, mi sforzo semplicemente d'essere cristiano, un discepolo del Figlio di Dio. Non riesco a capire perché qualcuno possa desiderare d'essere qualcos’altro, né comprendere come qualcuno possa sperare d'essere qualcosa di più". (ivi p.509)

Lo schiavo liberato, prima o poi, sente il dovere di far partecipi i suoi ex compagni di prigionia delle proprie conoscenze, aiutandoli così ad aprire gli occhi e a liberarsi dalle catene della schiavitù. Ma nella caverna platoniana come in quella geovista, scattano immediatamente i meccanismi di difesa per arginare l'influenza negativa di questo perturbatore "dell'ordine teocratico", si tratterà inizialmente di un’emarginazione parziale, infatti le regole della caverna impongono di tenere alla larga, di guardarsi dalla compagnia di chi "continua a trovare da ridire su ciò che sappiamo essere la verità biblica o continua a fare commenti in tono scettico o negativo" (cit. da La Torre di Guardia del 1/8/1993, p.16), successivamente quello schiavo che ha capito ciò che non doveva capire viene espulso dalla caverna e agli abitanti in essa viene ingiunto di non avere più alcun contatto con quel pericoloso "apostata".

La libertà ha un suo prezzo. Siete disposti a pagarlo? O preferite continuare a vivere nell'illusione di essere persone libere, mentre in effetti vivete in una caverna da schiavi? Ricordate che "Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo" (W. Goethe). E allora, abitanti della caverna, liberatevi dalla schiavitù della Torre di Guardia, uscite da quella caverna oscura e tenebrosa, abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà, solo così scoprirete la verità e "la verità vi farà liberi".

Jonathan Livingston

(pseudonimo di un Testimone di Geova dissidente)

Fonte: www.geocities.com/Athens/Oracle/6685/mito.htm



14/04/2013 11:07
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Un video per rendere meglio l'idea.





Notate la frase:

CASTRANTE STATUS DI PRIGIONIA INTELLETTUALE!


Un ringraziamento a Franco per la realizzazione di quanto sopra. Shalom.
[Modificato da Sonnyp 14/04/2013 12:28]



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Liberarsi dalle catene della schiavitù non è un'impresa facile. Prendere coscienza della realtà in cui si è vissuti per 5, 10, 20 anni o forse più, può essere molto doloroso e traumatico; scoprire di essere vissuti in una caverna da schiavi e non in un paradiso spirituale da persone libere può essere molto deludente; per decidere di uscire da quella caverna ci vuole molto coraggio, perché molto spesso questo comporta la perdita degli amici e l'affetto dei propri cari; scoprire di essere stati ingannati, raggirati, sfruttati dal Corpo Direttivo "potrebbe essere come scoprire che i genitori in cui avevate tanta fiducia erano in realtà dei criminali. Ma non è meglio scoprire la verità religiosa che vivere nell'illusione? Non è meglio conoscere i fatti che essere abbindolati?" (cit. da La Torre di Guardia del 1/7/1995 pp.7-8). "Non posso credere che l'ignoranza dia felicità o che sia in qualche modo benevolo incoraggiare la gente a vivere nell'illusione. Prima o poi l'illusione deve fare i conti con la realtà: più tempo ci vuole perché ciò accada, più traumatico può essere il passaggio a causa della disillusione". (R. Franz Crisi di coscienza, p.486)



ecco perche' molti restano TDG o ci mettono tanto a uscire,ci son tanti problemi mentali tra i TDG e chi riesce a uscire spesso a bisogno di cure psicologiche se non addirittura psichiatriche [SM=j3316298] [SM=x3308935]





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