Il perdono di Dio.

Sonnyp
00giovedì 6 dicembre 2012 10:07
L'uomo sa perdonare?
Tutti o quasi conoscono la preghiera del Padre nostro.
Tutti o quasi tutti i credenti la recitano nelle loro preghiere.
Tutti o quasi, ricordano benissimo le parole:

"Rimetti a noi, o perdona a noi i nostri debiti, come NOI li rimettiamo ai nostri debitori."

Quali sono i nostri debiti verso Dio? Cattivi comportamenti? Bugie? Falsità con cui abbiamo ingannato il nostro prossimo? Tradimenti al nostro rispettivo coniuge? Mancanza di misericordia verso il nostro prossimo povero e nell'indigenza? Poca o scarsa frequenza alle cerimonie ecclesiastiche, come la santa messa, la confessione, l'eucarestia, recitare il rosario o praticare il digiuno o leggere regolarmente la Bibbia? Manifestare egoismo ed egocentricità dimenticando coloro che soffrono nel mondo per fame, malattie, povertà, sofferenza ecc? Chi di noi non incorre in almeno uno di questi peccati può considerarsi un santo e faccia pure un passo avanti!

Nonostante questi nostri peccati, Dio ha da sempre manifestato misericordia verso i peccatori.... ricordiamo uno fra i peggiori, Manasse, citato nella Bibbia come uno che aveva gravi colpe verso Dio, eppure all'ultimo, si pentì dei suoi peccati e non venne SOLO perdonato, ma addirittura ristabilito al suo posto regale! Davide, che arrivò persino a uccidere per il suo egoismo sessuale. Salomone, che arrivò a dimenticare Dio preso com'era dalle sue mille concubine, e l'elenco potrebbe andare avanti a lungo. Ma tutti, proprio tutti, ottennero il perdono da Dio

Nella bibbia c'è un bellissimo esempio di perdono, quello del figliol prodigo. Non c'è bisogno che ve lo menzioni per iscritto, vero?

La cosa che a molti però sfugge, è non tanto il ritorno del figliol prodigo che chiede perdono al padre, ma la reazione e l'amore del padre verso questo figlio ritrovato.

Egli, scorgendolo da lontano, NON aspetta che il figlio gli si avvicini facendo il primo passo....

Egli NON aspetta che il figlio chieda perdono dei suoi peccati...

Egli NON pretende nulla in dimostrazione del suo pentimento e riconoscimento per le sue colpe....

Egli, scorgendolo da lontano, gli corre incontro per primo, e senza alcuna esistazione lo abbraccia felice manifestandogli la sua gioia per il suo ritorno, e SOLO dopo ascolta la dichiarazione di pentimento di suo figlio!

Ritornando alla preghiera del padre nostro, riflettiamo meglio quando d'ora in poi la reciteremo quella frase nelle nostre preghiere....

Se chiediamo a Dio di perdonare i NOSTRI peccati, non possiamo e NON dobbiamo dimenticare di perdonare al nostro prossimo i suoi peccati nei nostri confronti. Certo, facile a dirsi, non altrettanto facile a farsi, lo riconosco io per primo. Eppure, questa è la sfida del cristianesimo: Seguire le orme del Cristo e mettere in pratica l'amore col quale Egli ci ha amato e ci ama tutt'ora. Salendo sulla croce per TUTTI quanti noi, Dio ha perdonato ciascuno di noi, non importa quanto grande sia il nostro peccato, quanto grave, quanto "imperdonabile" dal punto di vista umano possa essere. Egli ha lavato col Suo sangue, l'onta che ci portavamo addosso.

L'uomo sa perdonare? Spesso ci prova, mosso da buone intenzioni e sollecitazioni varie, ma è difficile, se non impossibile, farlo nella misura che il Cristo desidera e ci ha insegnato a fare.

Una cosa vi posso dire... grande è la soddisfazione, la gioia, la pace, l'amore, che si prova quando si riesce a farlo!

Chiedere perdono è già una gran bella cosa verso chi abbiamo recato dei torti, ma molto più difficile è concedere il perdono a colui che ci ha offeso, ferito e deluso. Però non è impossibile se imitiamo l'amore di Dio, di Cristo e con la forza dello Spirito Santo.

Il gruppo dirigente del geovismo, dovrebbe meditare molto su questo trattato che brevemente ho sviluppato, visto che asserisce d'insegnare la Bibbia e il vero cristianesimo, cominciando proprio dai fuori usciti come me e mia moglie e le migliaia e migliaia come noi.

A seguire, tutti coloro che si definiscono CRISTIANI, andando alla messa la domenica, recitando il Padre nostro nelle preghiere, sforzandosi d'imitare il Cristo ogni giorno e ogni momento della giornata, dovrebbero mettere in pratica la frase in questione menzionata in questo tread.

Non voglio ne essere ne fare il maestro di nessuno. Vi posso solo dire che sto facendo MIE per primo queste parole e ora provo una grande soddisfazione e pace di cuore. Se vi può servire, cristiani, avventisti, mussulmani, testimoni di Geova, protestanti tutti, riflettete la preghiera del Padre nostro e la parabola del figliol prodigo.

Ma soprattutto, sforzatevi di metterla in pratica!
Compiacerete Dio, Cristo e lo spirito Santo. E la benedizione di Dio Padre scenderà copiosa e abbondante su ciascuno di coloro che l'avrà messa in pratica. Shalom con tutto il cuore.

[SM=j3103349]
mamy16
00giovedì 6 dicembre 2012 14:29
Molto bene ......
nella mia piccolezza, nel pregare,le mie preghiere le faccio per i miei amici e per i miei nemici perdonandoli dei torti che mi hanno fatto.

A volte nemmeno si sa quale possono essere i tuoi nemici,forse come
una tegola ti arrivano dall'alto all'improvviso e lo sgomento è tanto,
ma l'odio non lo conosco è un sentimento che non mi appartiene e quindi la serenità più grande è il perdono,magari feriti e un po ammaccati ma tranquilli di aver fatto la cosa migliore ....perdonare [SM=j3103349]
FrancoFrancoDir
00giovedì 6 dicembre 2012 20:31
L'uomo è preso dal proprio orgoglio e difficilmente riesce a perdonare.
Quando la manifestazione del perdono è realmente sincera si può benissimo perdonare mettendolo da parte risentimenti e orgoglio.
Sonnyp
00venerdì 7 dicembre 2012 17:00
Il punto è caro Franco, che quando chiediamo perdono a Dio, noi lo chiediamo col cuore e quasi pretendiamo ch'Egli ce lo dia, e se mi posso azzardare, la stragrande maggiornaza di noi è pure convinta che sia dovuto, già arrivato non appena abbiamo finito la preghiera!

Cosi come l'assoluzione che riceviamo dal sacerdote dopo la confessione... (per chi la pratica)...

Certo, il prete ci assolve, ma in ultimo dovremo essere onesti e corretti ad ascoltare se anche la nostra coscienza ci ha assolto!

L'invito di questo tread è appunto comportarci per come desideriamo sia fatto a noi. Se ci definiamo Cristiani, Testimoni di Geova, evangelisiti, protestanti, e NON perdoniamo il nostro prossimo, come possiamo pregare liberamente la preghiera del Padre nostro?
Saremo degli emeriti IPOCRITI!

Ora, se può tornare utile, ricordiamo o rileggiamo quest'episodio... forse potrà pungergi nel nostro orgoglio e far si che possa far leva sulle nostre buone intenzioni di spirito e di cuore:

Matteo 18:22 E Gesù a lui: Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Matteo 18:23 Perciò il regno de' cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori.
Matteo 18:24 E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch'era debitore di diecimila talenti.
Matteo 18:25 E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quant'avea, e che il debito fosse pagato.
Matteo 18:26 Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto.
Matteo 18:27 E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito.
Matteo 18:28 Ma quel servitore, uscito, trovò uno de' suoi conservi che gli dovea cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi!
Matteo 18:29 Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò.
Matteo 18:30 Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito.
Matteo 18:31 Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto.
Matteo 18:32 Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t'ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti;
Matteo 18:33 non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com'ebbi anch'io pietà di te?
Matteo 18:34 E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva.
Matteo 18:35 Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello.



buona riflessione a tutti! Shalom. [SM=j3108209]
principessac
00venerdì 7 dicembre 2012 17:02
perdonare e' difficile ma fa parte dell imitare Gesu' [SM=j3108207]
principessac
00venerdì 7 dicembre 2012 17:39
noi nella nostra vita ne facciamo di tutti i colori e se ci pentiamo Dio ci perdona e dimentica
di conseguenza se vogliamo essere perdonati da Dio dobbiamo benche' difficile perdonare e dimenticare come fa Dio con noi
il padre nostro dice a Dio che ci deve perdonare i nostri debiti o peccati pero' se vogliamo che lui lo faccia PRIMA noi dobbiamo farlo con chi e' in debito per aver peccato con noi [SM=j3108209]
Tommaso de Torquemada
00sabato 8 dicembre 2012 18:47
La preghiera del "Padre nostro" è una preghiera difficile, in modo particolare quando chiediamo al Padre di "perdonare" i nostri peccati, è evidente che lo farà, se, anche l'orante avrà fatto la stessa richiesta in merito al suo prossimo.
Allora in quello specifico, siamo sicuri che Dio ci abbia perdonato i nostri peccati?, lo sapremo se noi avremmo perdonato quelli del proprio simile.

Sorgono alcune domande
Cos'è il Per-dono?
Quando concedere il perdono?
Dal Perdono si può cadere nel Perdonismo?
Chi ci obbliga al perdono oltre Dio?

C'è un'altra domanda molto interessante.
Il Perdono, il Pentimento, la Conversione, che li possiamo classificare come "Atti di Libera Scelta" sono proprietà dell'uomo e non degli angeli, perché dunque l'uomo può convertirsi o pentirsi mentre gli angeli non possono farlo?

Tratteremo questi aspetti con un pò di pazienza.

Tommaso de Torquemada
Cristianalibera
00domenica 9 dicembre 2012 17:59
Re:
Tommaso de Torquemada, 08/12/2012 18:47:

La preghiera del "Padre nostro" è una preghiera difficile, in modo particolare quando chiediamo al Padre di "perdonare" i nostri peccati, è evidente che lo farà, se, anche l'orante avrà fatto la stessa richiesta in merito al suo prossimo.
Allora in quello specifico, siamo sicuri che Dio ci abbia perdonato i nostri peccati?, lo sapremo se noi avremmo perdonato quelli del proprio simile.

Sorgono alcune domande
Cos'è il Per-dono?
Quando concedere il perdono?
Dal Perdono si può cadere nel Perdonismo?
Chi ci obbliga al perdono oltre Dio?

C'è un'altra domanda molto interessante.
Il Perdono, il Pentimento, la Conversione, che li possiamo classificare come "Atti di Libera Scelta" sono proprietà dell'uomo e non degli angeli, perché dunque l'uomo può convertirsi o pentirsi mentre gli angeli non possono farlo?

Tratteremo questi aspetti con un pò di pazienza.

Tommaso de Torquemada



Bello questo argomento! [SM=g7372]


Tommaso de Torquemada
00venerdì 21 dicembre 2012 18:41
Perdonare e Perdonismo

il perdono è la medicina dell'anima, ma come ogni medicina vi sono le istruzioni su come poterla assumere.
Perdonare deriva dalla nobile lingua latina che significa “per donare”, la particella “per” è una particella intensiva la quale indica la totalità e la completezza del donare, con il perdono si rinuncia a compiere un’azione, una vendetta, una rivalsa, e quindi un agire contro l’offensore.

Prima di inoltrarci su l'argomento del perdono vediamo nelle epoche passate come certi atti venissero risolti, nelle società arcaiche e quindi molto antiche era in uso quella che possiamo definire la” vendetta”, tale azione ristabiliva l'equilibrio che l’offensore aveva tolto, e quindi tale equilibrio lo si poteva ristabilire esclusivamente con la vendetta la quale possiamo definirla come una “sorta di giustizia”.

È facile d'altronde immaginare come questo equilibrio sia stato alquanto critico in quanto molto probabilmente si sarebbero instaurate delle faide, le quali sarebbero andare oltre al ristabilimento di quella giustizia.

Il fatto che spesso questa vendetta andava oltre quella occorrente a ristabilire quell'equilibrio sociale, e proprio per non andare oltre nell'attuare questa sorta di giustizia che Israele ebbe la famosa legge del “Taglione”, la quale permetteva si, la vendetta, ma che la medesima doveva essere proporzionata all'offesa recata, questa legge avrebbero permesso il non innescare quelle faide che in un altro contesto erano facili da attuarsi.

Con il tempo dalla vendetta ad appannaggio del parente più prossimo, fu avocata dalla società, vediamo però che con il Kerygma gesuano anche la vendetta la quale ebbe una trasformazione in giustizia subisce ancora una metamorfosi, ed ecco che Cristo propone un nuovo modo di relazionarsi tra i simili ed è quello del perdono.

Il perdono non è un atto facile, bensì abbastanza difficile, quante volte abbiamo ricevuto un'offesa, piccola o grande che sia, pensiamo un attimo, qual è stata la prima reazione “istintiva”, quello di rendere pan per focaccia, di rispondere nello stesso modo, e a volte anche con gli interessi, ed è proprio in questo momento che entra il perdono, la privazione di una reazione la quale può essere anche giusta da un punto di vista umano, ma tale reazione non potrà mai ristabilire una comunione, ristabilire quei rapporti sociali con il proprio simile, anzi, amplia quella crepa che l’offensore ha procurato, sia volontariamente che involontariamente.

Quindi il perdono non è un atto semplice, non bisogna mai pensare che perdonare sia come chiedere un bicchiere d'acqua, il perdono necessita di un cammino impegnativo, un cammino non facile e spesso un cammino arduo, il perdonare non è dimenticare e dimenticare non è perdonare.

Il perdono non è il classico colpo di spugna, non è dimenticare, ed è proprio in virtù di non dimenticare che si pongono le basi per il perdono, il perdono permette all'offensore di ripristinare la propria dignità di ristabilire quel rapporto comunitario con l’offeso, ma questo lo si può fare solo se non si dimentica, il perdono non dimentica il male commesso, ma proprio in virtù che tale atto non si dimentica che necessita il perdono, alla richiesta fatta Gesù su quante volte bisogna perdonare il fratello, Gesù rispose, fino a 70 × 7 ciò denota che al perdono non c'è limite, ma come in tutti gli atti anche il perdono deve seguire una sua procedura.

Il perdono non è un atto dovuto, esso è richiesto dall’offensore affinché si possa ristabilire sia la propria dignità sia il rapporto di comunione con l'offeso, ecco dunque che nella preghiera del padre nostro la creatura fa richiesta al creatore del perdono, senza dubbio noi sappiamo che Dio in quanto Dio conosce tutte le cose, la scrittura ci dice che Dio conosce ciò che gli chiediamo, ma questo non vuol dire esimersi dal richiedere tale perdono, Sant'Agostino disse, “Dio crea te anche senza di te, ma per salvare te ha bisogno di te”, Gesù disse, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete, si comprende che la persona deve compiere un’azione affinché certe circostanze o certe ferite possano essere sanate.
Il perdono abbiamo detto è richiesto, la richiesta deve ottemperare alcuni passi.

Prima di tutto l’offensore deve provare nel suo intimo, nel suo cuore, ciò che si chiama “contrizione di cuore”, cioè il sincero dispiacere di aver offeso, a prescindere se la motivazione di tale atto sia giusta o sbagliata, l’offensore deve desiderare nel suo cuore un risanamento con l'offeso, il desiderio di ristabilire quel rapporto che aveva antecedentemente con lui.

Per ottenere il perdono non basta la contrizione di cuore e il desiderio di risanamento, ma necessita di eliminare la dove è possibile gli effetti di tale atto, se è vero che l’offensore chiede perdono all'offeso è anche vero che gli effetti di tale offesa rimangono, giustizia vuole che tali effetti debbano essere rimossi (Morale), per comprendere ciò che voglio dire faccio un piccolo esempio, poniamo il caso che un mio amico mi diffami pubblicamente, in seguito si pente di ciò che ha fatto e sinceramente mi chiede di perdonarlo, giustizia vuole che il perdono deve seguire il ristabilimento della mia onorabilità, in sostanza l’offensore il quale pubblicamente mi ha diffamato, deve pubblicamente farne una ritrattazione, perché se è vero che il perdono è un atto di misericordia la quale è una qualità divina, anche la giustizia è una qualità divina e non si può osservarne una a discapito di altre, non si può osservare un comandamento e rifiutarne un altro o si accettano tutti o si rifiutano tutti, si comprende molto bene come perdonare diventa difficile quando tale diffamazione sussiste davanti agli altri, una volta rimossi gli effetti non sussistono più impedimenti al perdono.

Alcuni vorrebbero storcere il naso alla mia affermazione “il perdono deve essere richiesto e non dato a prescindere”, come se fosse dovuto, se il perdono fosse un atto dovuto, ossia, fosse un atto a prescindere se richiesto o meno, noi metteremo Dio in difficoltà, perché dunque Gesù ci dice di “chiedere al Padre” di perdonare le nostre colpe?, il Padre potrebbe perdonarci senza nessuna richiesta da parte nostra, ma se il perdono è un atto dovuto, a prescindere se lo richiediamo o meno, se ci pentiamo o meno, allora Dio dovrebbe perdonare tutti quelli che fanno il male senza che essi chiedano perdono, ma non solo, se le cose dovessero stare così non si capisce allora perché non dovrebbe perdonare anche Satana quale “principe del male” giacché a detta di alcuni il perdono è dovuto e non concesso, si comprende bene che ciò non è possibile, tale pensiero (Apocatastasi) è stato bollato come “eretico”.

Il perdono è un atto privato, tra l'offeso e l’offensore, raramente coinvolge anche altri, il perdono quindi è motivato dall'amore interiore, dal desiderio di riavere un rapporto comunitario verso l’offensore.

Ma vi è un altro tipo di perdono, il quale può essere definito “Perdonismo”, non ha assolutamente nulla dei motivi i quali sono propri del perdono.

Il Perdonismo, un atto teatrale, il quale non mira al risanamento dell'offesa, ma, soddisfa il compiacimento di sé stesso davanti ad tutti, il Perdonismo appaga le proprie ambizione, i propri desideri, il proprio apparire, esso serve ad avere davanti al pubblico una facciata di pseudo bontà, un desiderio di essere apprezzati dagli altri, per cui gli atti, in se stessi sono nobili ma posizionati nel contesto risultano fallaci.

Il perdono richiama un’azione privata, semplice, tra l'offeso e l’offensore poiché la questione è propria di questi due, il perdono non cerca la spettacolarità, il consenso, l'apparire, la riserva.
A contrario il Perdonismo cerca la spettacolarità, il pubblico, l'essere approvati, ed apparire per quello che non si è, ecco dunque l'importanza di concedere il perdono senza condizioni senza riserve senza a “se” senza “ma” il perdono è un dono, esso deve scaturire dall'amore verso Dio e verso il prossimo, deve scaturire dal cuore, poiché se così non fosse il nostro perdono altro non è che il Perdonismo.
Tommaso de Torquemada
Cristianalibera
00sabato 9 febbraio 2013 16:54
Re: Perdonare e Perdonismo
Tommaso de Torquemada, 21/12/2012 18:41:


il perdono è la medicina dell'anima, ma come ogni medicina vi sono le istruzioni su come poterla assumere.
Perdonare deriva dalla nobile lingua latina che significa “per donare”, la particella “per” è una particella intensiva la quale indica la totalità e la completezza del donare, con il perdono si rinuncia a compiere un’azione, una vendetta, una rivalsa, e quindi un agire contro l’offensore.

Prima di inoltrarci su l'argomento del perdono vediamo nelle epoche passate come certi atti venissero risolti, nelle società arcaiche e quindi molto antiche era in uso quella che possiamo definire la” vendetta”, tale azione ristabiliva l'equilibrio che l’offensore aveva tolto, e quindi tale equilibrio lo si poteva ristabilire esclusivamente con la vendetta la quale possiamo definirla come una “sorta di giustizia”.

È facile d'altronde immaginare come questo equilibrio sia stato alquanto critico in quanto molto probabilmente si sarebbero instaurate delle faide, le quali sarebbero andare oltre al ristabilimento di quella giustizia.

Il fatto che spesso questa vendetta andava oltre quella occorrente a ristabilire quell'equilibrio sociale, e proprio per non andare oltre nell'attuare questa sorta di giustizia che Israele ebbe la famosa legge del “Taglione”, la quale permetteva si, la vendetta, ma che la medesima doveva essere proporzionata all'offesa recata, questa legge avrebbero permesso il non innescare quelle faide che in un altro contesto erano facili da attuarsi.

Con il tempo dalla vendetta ad appannaggio del parente più prossimo, fu avocata dalla società, vediamo però che con il Kerygma gesuano anche la vendetta la quale ebbe una trasformazione in giustizia subisce ancora una metamorfosi, ed ecco che Cristo propone un nuovo modo di relazionarsi tra i simili ed è quello del perdono.

Il perdono non è un atto facile, bensì abbastanza difficile, quante volte abbiamo ricevuto un'offesa, piccola o grande che sia, pensiamo un attimo, qual è stata la prima reazione “istintiva”, quello di rendere pan per focaccia, di rispondere nello stesso modo, e a volte anche con gli interessi, ed è proprio in questo momento che entra il perdono, la privazione di una reazione la quale può essere anche giusta da un punto di vista umano, ma tale reazione non potrà mai ristabilire una comunione, ristabilire quei rapporti sociali con il proprio simile, anzi, amplia quella crepa che l’offensore ha procurato, sia volontariamente che involontariamente.

Quindi il perdono non è un atto semplice, non bisogna mai pensare che perdonare sia come chiedere un bicchiere d'acqua, il perdono necessita di un cammino impegnativo, un cammino non facile e spesso un cammino arduo, il perdonare non è dimenticare e dimenticare non è perdonare.

Il perdono non è il classico colpo di spugna, non è dimenticare, ed è proprio in virtù di non dimenticare che si pongono le basi per il perdono, il perdono permette all'offensore di ripristinare la propria dignità di ristabilire quel rapporto comunitario con l’offeso, ma questo lo si può fare solo se non si dimentica, il perdono non dimentica il male commesso, ma proprio in virtù che tale atto non si dimentica che necessita il perdono, alla richiesta fatta Gesù su quante volte bisogna perdonare il fratello, Gesù rispose, fino a 70 × 7 ciò denota che al perdono non c'è limite, ma come in tutti gli atti anche il perdono deve seguire una sua procedura.

Il perdono non è un atto dovuto, esso è richiesto dall’offensore affinché si possa ristabilire sia la propria dignità sia il rapporto di comunione con l'offeso, ecco dunque che nella preghiera del padre nostro la creatura fa richiesta al creatore del perdono, senza dubbio noi sappiamo che Dio in quanto Dio conosce tutte le cose, la scrittura ci dice che Dio conosce ciò che gli chiediamo, ma questo non vuol dire esimersi dal richiedere tale perdono, Sant'Agostino disse, “Dio crea te anche senza di te, ma per salvare te ha bisogno di te”, Gesù disse, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete, si comprende che la persona deve compiere un’azione affinché certe circostanze o certe ferite possano essere sanate.
Il perdono abbiamo detto è richiesto, la richiesta deve ottemperare alcuni passi.

Prima di tutto l’offensore deve provare nel suo intimo, nel suo cuore, ciò che si chiama “contrizione di cuore”, cioè il sincero dispiacere di aver offeso, a prescindere se la motivazione di tale atto sia giusta o sbagliata, l’offensore deve desiderare nel suo cuore un risanamento con l'offeso, il desiderio di ristabilire quel rapporto che aveva antecedentemente con lui.

Per ottenere il perdono non basta la contrizione di cuore e il desiderio di risanamento, ma necessita di eliminare la dove è possibile gli effetti di tale atto, se è vero che l’offensore chiede perdono all'offeso è anche vero che gli effetti di tale offesa rimangono, giustizia vuole che tali effetti debbano essere rimossi (Morale), per comprendere ciò che voglio dire faccio un piccolo esempio, poniamo il caso che un mio amico mi diffami pubblicamente, in seguito si pente di ciò che ha fatto e sinceramente mi chiede di perdonarlo, giustizia vuole che il perdono deve seguire il ristabilimento della mia onorabilità, in sostanza l’offensore il quale pubblicamente mi ha diffamato, deve pubblicamente farne una ritrattazione, perché se è vero che il perdono è un atto di misericordia la quale è una qualità divina, anche la giustizia è una qualità divina e non si può osservarne una a discapito di altre, non si può osservare un comandamento e rifiutarne un altro o si accettano tutti o si rifiutano tutti, si comprende molto bene come perdonare diventa difficile quando tale diffamazione sussiste davanti agli altri, una volta rimossi gli effetti non sussistono più impedimenti al perdono.

Alcuni vorrebbero storcere il naso alla mia affermazione “il perdono deve essere richiesto e non dato a prescindere”, come se fosse dovuto, se il perdono fosse un atto dovuto, ossia, fosse un atto a prescindere se richiesto o meno, noi metteremo Dio in difficoltà, perché dunque Gesù ci dice di “chiedere al Padre” di perdonare le nostre colpe?, il Padre potrebbe perdonarci senza nessuna richiesta da parte nostra, ma se il perdono è un atto dovuto, a prescindere se lo richiediamo o meno, se ci pentiamo o meno, allora Dio dovrebbe perdonare tutti quelli che fanno il male senza che essi chiedano perdono, ma non solo, se le cose dovessero stare così non si capisce allora perché non dovrebbe perdonare anche Satana quale “principe del male” giacché a detta di alcuni il perdono è dovuto e non concesso, si comprende bene che ciò non è possibile, tale pensiero (Apocatastasi) è stato bollato come “eretico”.

Il perdono è un atto privato, tra l'offeso e l’offensore, raramente coinvolge anche altri, il perdono quindi è motivato dall'amore interiore, dal desiderio di riavere un rapporto comunitario verso l’offensore.

Ma vi è un altro tipo di perdono, il quale può essere definito “Perdonismo”, non ha assolutamente nulla dei motivi i quali sono propri del perdono.

Il Perdonismo, un atto teatrale, il quale non mira al risanamento dell'offesa, ma, soddisfa il compiacimento di sé stesso davanti ad tutti, il Perdonismo appaga le proprie ambizione, i propri desideri, il proprio apparire, esso serve ad avere davanti al pubblico una facciata di pseudo bontà, un desiderio di essere apprezzati dagli altri, per cui gli atti, in se stessi sono nobili ma posizionati nel contesto risultano fallaci.

Il perdono richiama un’azione privata, semplice, tra l'offeso e l’offensore poiché la questione è propria di questi due, il perdono non cerca la spettacolarità, il consenso, l'apparire, la riserva.
A contrario il Perdonismo cerca la spettacolarità, il pubblico, l'essere approvati, ed apparire per quello che non si è, ecco dunque l'importanza di concedere il perdono senza condizioni senza riserve senza a “se” senza “ma” il perdono è un dono, esso deve scaturire dall'amore verso Dio e verso il prossimo, deve scaturire dal cuore, poiché se così non fosse il nostro perdono altro non è che il Perdonismo.
Tommaso de Torquemada




Visto che ne abbiamo anche parlato nell'altro 3d colgo l'occasione di quotare questo post di Tommaso quasi al 100&.


Bravo. [SM=g7372]


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