L' anno di nascita di Cristo: 6-7 A.C.

Claudio Cava
00giovedì 29 dicembre 2011 02:49

Sembra interessante.
Come sempre, al vaglio degli esperti presenti.
Ciao
Claudio


[...]

È un assurdo, dirà chi ignora la circostanza; una battuta insulsa, una scempiaggine. Nient’affatto: è semplicemente il primo, in ordine cronologico, dei sublimi misteri della fede.
È la prima manifestazione di quella sapienza che è stultitia per il mondo, come dice san Paolo; è, al tempo stesso, la prima delle prove a cui viene sottoposta la fede del credente.

I fatti

Vale la pena di ricordare come è nato l’incredibile pasticcio.
Semplificando al massimo una questione assai complessa, diremo che quando, nel 525, il monaco Dionigi il Piccolo introdusse un procedimento di computo degli anni che partiva dall’Incarnazione anziché dalla fondazione di Roma, calcolò che la nascita di Cristo fosse avvenuta 753 anni dopo quest’ultima.
Egli potrebbe essersi basato sulle informazioni fornite dal primo vangelo, secondo il quale Gesù nacque almeno due anni prima della morte del re Erode il Grande. Senonché lo storico ebreo Giuseppe Flavio pone la morte di Erode in quello che è per noi l’anno 4 a.C.; sicché Gesù risulterebbe nato nel 6 (o nel 7) a.C.

Il vangelo di Luca ci dà indicazioni diverse, poiché fa coincidere la nascita del Redentore col “primo censimento” (così egli dice) fatto “quando Quirinio era governatore della Siria”. Ora, agli storici risulta che l’unico censimento romano della Giudea sia avvenuto sì sotto la giurisdizione di Quirinio, ma nel 6 dopo Cristo.
La dozzina d’anni di differenza tra le due date (in realtà si tratta di undici anni, giacché nella cronologia di Dionigi purtroppo non figura l’anno zero) rende tutt’altro che inverosimile l’ipotesi - sostenuta ad esempio da Emilio Salsi - che il monaco, di fronte ai dati contrastanti forniti dal primo e dal terzo vangelo, abbia fatto un salomonico compromesso, tagliando per metà lo scarto esistente tra quelli che sono per noi il 6 a.C. e il 6 d.C.

Da questa esposizione emergono due dati di fatto:
1) uno dei due evangelisti ha commesso un grossolano errore;
2) Dionigi, che non ha seguito né l’uno né l’altro (smentendoli quindi entrambi), ha comunque sbagliato nel fissare il riferimento per la nuova cronologia.

Si comprende immediatamente che ambedue le conclusioni sono sgradite all’esegesi devota, sicché l’armata degli apologeti è perennemente al lavoro per negarle, o quanto meno per intorbidare le acque e confondere le idee. È pure evidente che delle due la più pericolosa per la fede è la prima, poiché compromette il caposaldo dell’inerranza biblica.

E tra le due testimonianze evangeliche la più sospetta è quella di Luca. Ciò per vari motivi, tra i quali:
- a noi, come si è detto, non risulta altro censimento che quello fatto da Quirinio nel 6 d.C., e tale data è improponibile per la nascita di Gesù;
- Quirinio, come precisa una nota della stessa CEI, “fu capo militare in Siria prima del 6 a.C.”. Ed è estremamente improbabile che come legato in Siria egli potesse fare un censimento in Giudea;
- è in ogni caso improbabile che Roma urtasse così clamorosamente la suscettibilità di Erode, che era suo alleato;
- non si vede cosa intenda dire Luca quando scrive che “Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra”;
- è altamente improbabile che per farsi censire ci si dovesse recare nel luogo d’origine della famiglia, e ancor più che si dovesse portare con sé la moglie.

Alcune di queste circostanze basterebbero, da sole, a minare l’attendibilità dell’informazione lucana; nel loro insieme la riducono praticamente a zero.
Ciononostante l’apologetica non si stanca di compiere ricerche volte a incrinare la sicurezza degli studiosi “negazionisti”; e su quasi tutti i punti citati ha raccolto qualche elemento tale da mettere almeno una pulce nell’orecchio, lasciando qualche esiguo margine di probabilità che le cose siano andate come ci racconta Luca. Se così fosse, infatti, verrebbe pressoché eliminata la discordanza di una dozzina d’anni rispetto a Matteo.

Ma l’apologetica si dà da fare anche per cancellare l’errore di Donigi il Piccolo. Ciò si può in effetti ottenere posticipando di qualche anno, a forza di congetture, la morte di Erode.
Si punta soprattutto sul fatto che le attestazioni concordi indicanti nel 4 a.C. la data dell’inizio del regno dei tre figli che gli successero in tre diverse parti del territorio potrebbero in realtà riferirsi all’anno di una loro possibile associazione al regno da parte del padre ancora vivente.
E alla vigilia del 2000 Giorgio Fedalto ha suggerito che alla base del dato fornitoci da Giuseppe Flavio possa esservi un errore di lettura, che avrebbe trasformato la 186a Olimpiade nella 184a (un VI sarebbe stato scambiato per un IV). Ciò porterebbe la morte di Erode al 4 d.C., e di conseguenza la nascita di Gesù all’anno 1 o 2 della nostra era.

“La tesi di Fedalto [...] non ha però riscosso particolari consensi nella comunità scientifica”. Così scrive proprio Andrea Tornielli, dal quale abbiamo preso lo spunto per queste riflessioni, in “Inchiesta su Gesù Bambino”, opera divulgativa molto accurata.
Noi ci limitiamo ad osservare che “salvando” Dionigi si finisce per condannare Luca, poiché il censimento di cui parla l’evangelista potrebbe essere avvenuto o nel 6 d.C o prima del 6 a.C., ma certamente non nell’1 d.C.; sicché, in pratica, si vanificano gli sforzi dell’apologetica per far concordare la versione di Luca con quella di Matteo.

La morale

A questo punto s’impone una domanda: come mai il Cielo ha voluto lasciare tanta incertezza sulle circostanze, e in particolare sui tempi, della nascita del Salvatore? La domanda è tanto più pertinente se si pensa che anche per individuare il giorno e persino la stagione dell’evento salvifico si deve ricorrere a congetture e scoop, nel tentativo di porre fine a interminabili discussioni.
E non è neppure il caso di ricordare che pure per la morte di Gesù non possediamo informazioni bibliche che ci consentano di determinare con sicurezza l’anno (compreso tra il 29 e il 33 d.C.) ed il giorno (Pasqua secondo i sinottici, la vigilia della festa secondo il quarto vangelo).

È semplicistico rispondere che la conoscenza di simili dettagli ha poco a che fare con la fede e con la salvezza delle anime. In sé, questo è vero; ma qui sono in gioco le modalità stesse della Rivelazione, ossia l’operato della regìa divina che ha presieduto alla divulgazione della buona novella, in primo luogo ispirando - si sostiene - gli autori dei vangeli. E non si vede come possano giovare al disegno salvifico le contraddizioni tra un vangelo e l’altro e gli errori storici che sono sotto gli occhi di tutti.
In altri termini, tutto concorre a delineare il quadro di un insieme di iniziative prettamente - e vorremmo dire desolantemente - umane, senza la minima traccia di un intervento ispiratore dall’alto.

Scrive Tornielli, a conclusione della sua analisi, che “ci ritroviamo senza certezze”. E aggiunge che “queste incertezze e queste discussioni non riguardano soltanto e innanzitutto la figura di Gesù: riguardano anche la storia profana, l’esatta datazione del regno di Erode, etc.”.
Giusto. Ma, a parte il fatto che probabilmente nessuno avrebbe mai pensato di mettere in dubbio l’esattezza delle notizie dateci da Giuseppe Flavio se non vi fosse stata la pressante esigenza apologetica di far quadrare i conti fabbricando congetture più o meno fantasiose, è indiscutibile che l’onnipotente regìa divina aveva a disposizione mille modi diversi per evitare gli equivoci ed eliminare le incertezze.

Il Cielo avrebbe potuto non solo ispirare debitamente gli evangelisti, per far sì che non sbagliassero, o quanto meno non si contraddicessero l’un l’altro; ma avrebbe potuto agire anche sugli autori profani, ad esempio impedendo a Giuseppe o alla sua fonte di leggere in modo errato il numero dell’Olimpiade, e soprattutto lasciando sopravvivere qualche altra testimonianza atta a chiarirci le idee.
Quanto meno, avrebbe potuto far sì che gli interessati precisassero almeno le fonti da cui avevano tratto le informazioni (come nel caso di Luca, a proposito del “primo censimento”) o i dati su cui avevano basato i loro calcoli (come nel caso di Dionigi).

Certo, per i ”piccoli”, ossia i “semplici”, a cui il Padre ha rivelato la venuta del Regno, secondo la “lode” che Gesù gli rivolge (v. Mt 11, 25), questi problemi non si pongono. Ma la ratio, stando a quanto si pontifica continuamente, non dovrebbe venire così brutalmente esclusa dalla comprensione di certi aspetti dell’evento redentivo.
Anche perché allora non si vede come possa giustificarsi l’impegno - anzi, l’accanimento - con cui l’apologetica si sforza di comporre le contraddizioni e di “spiegare” gli errori (in questo campo si cimenta lo stesso Benedetto XVI; con ben miseri risultati, come dimostrano le disquisizioni sulla data della crocifissione nel secondo volume del suo “Gesù di Nazaret”).
Dovremo supporre che quello Spirito Santo che ha lasciato sovranamente liberi di sbagliare gli evangelisti, gli storici antichi e i monaci con l’hobby della cronologia riservi le sue sapienti soffiate agli apologeti e agli storici moderni, da Messori a Socci, da Giulio Firpo a Marta Sordi?

Tornielli non si perita di scrivere che “l’irruzione di Gesù nella storia è destinata a rimanere avvolta nel mistero e continua a rappresentare uno degli enigmi più affascinanti dell’antichità”.
No: di affascinante non c’è proprio niente. La trovata della fascinazione non è che un diversivo apologetico per sviare l’attenzione dal problema delle modalità miserevoli con cui, a cominciare dalla nascita del divin pargolo, ci è stato rivelato l’ “evento Cristo”.

Chiamiamo dunque l’enigma col suo nome, dicendo semplicemente che si tratta di un pasticcio. L’antesignano degli innumerevoli pasticci di cui rigurgitano i testi biblici, e di conseguenza l’esegesi devota e la teologia. Di qui il suo valore emblematico.
Più che mai opportuno quindi, anziché occultarlo, tenerlo in vetrina, il divino pasticcio, ostentando le magiche sigle a.C. e d.C.
È il biglietto da visita del cristianesimo.

www.controapologetica.info/testi.php?sottotitolo=Cristo è nato prima di Cristo o dopo Cristo?
Sonnyp
00giovedì 29 dicembre 2011 19:29
Troppe contraddizioni!

A questo punto s’impone una domanda: come mai il Cielo ha voluto lasciare tanta incertezza sulle circostanze, e in particolare sui tempi, della nascita del Salvatore? La domanda è tanto più pertinente se si pensa che anche per individuare il giorno e persino la stagione dell’evento salvifico si deve ricorrere a congetture e scoop, nel tentativo di porre fine a interminabili discussioni.

E non è neppure il caso di ricordare che pure per la morte di Gesù non possediamo informazioni bibliche che ci consentano di determinare con sicurezza l’anno (compreso tra il 29 e il 33 d.C.) ed il giorno (Pasqua secondo i sinottici, la vigilia della festa secondo il quarto vangelo).



Molto interessante questa riflessione.... rivelatrice!
Un'altra prova in più che la stessa sacra scrittura non è ne affidabile, tanto meno attendibile!

E mentre come è stato detto, per la prima parte non pregiudicherebbe la fede, sapere quando è nato il messia, leggere la seconda parte, ossia, non conoscere nemmeno il periodo esatto della sua morte, lascia troppo spazio alle incertezze che il buon medico Luca dice invece di avere ACCURATAMENTE "ispezionato" o per usare le sue esatte parole:

"avendo seguito con accuratezza ogni cosa dall’inizio"

Alla faccia dell'accuratezza dico io!

Lessi molto tempo fa che l'eclissi che caratterizzerebbe la morte di Cristo, non sarebbe MAI potuta accadere nel periodo "pasquale" definito nella bibbia! L'astronomia, mostrava in un grafico che la palestina era fuori e di molto dall'area interessata in un periodo oltre tutto completamente diverso, mi pare Novembre se non erro....

quindi... perchè continuare ad arrampicarsi sugli specchi? [SM=x2531615]
Per cosa poi? Credere a una favola per adulti? Accomodatevi pure!

Non fa più per me però! Grazie Claudio per l'interessante articolo. Shalom.
Claudio Cava
00giovedì 29 dicembre 2011 19:41
Re: Troppe contraddizioni!
Sonnyp, 29/12/2011 19.29:

lascia troppo spazio alle incertezze che il buon medico Luca dice invece di avre ACCURATAMENTE "ispezionato" o per usare le sue esatte parole:

"avendo seguito con accuratezza ogni cosa dall’inizio"

Alla faccia dell'accuratezza dico io!




Come diavolo avra' fatto, poi, dato che (da Wikipedia) La datazione della composizione del Vangelo secondo Luca è oggetto di discussione tra gli esegeti; le principali teorie lo vogliono composto tra l'80 e il 90,


anche se esiste un gruppo di studiosi che propende per una datazione molto anteriore.


Ma va'.... E chi saranno mai, costoro? [SM=g8315]

[SM=g7405]

Ciao
Claudio
fiammaverde
00martedì 3 gennaio 2012 10:32
Re:
Claudio Cava, 29/12/2011 02.49:


Sembra interessante.
Come sempre, al vaglio degli esperti presenti.
Ciao
Claudio


[...]


Dovremo supporre che quello Spirito Santo che ha lasciato sovranamente liberi di sbagliare gli evangelisti, gli storici antichi e i monaci con l’hobby della cronologia riservi le sue sapienti soffiate agli apologeti e agli storici moderni, da Messori a Socci, da Giulio Firpo a Marta Sordi?


www.controapologetica.info/testi.php?sottotitolo=Cristo è nato prima di Cristo o dopo Cristo?




Constatazione arguta! [SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7372]




fiammaverde
00martedì 3 gennaio 2012 10:54
Re: Re: Troppe contraddizioni!

Ciò che dovrebbe lasciare alquanto perplessi coloro che cercano prove sulla storicità di Gesù, è il fatto che nessun suo contemporaneo scrisse di lui.

Un personaggio, come viene descritto nei vangeli, è alquanto improbabile che non lasci tracce della sua opera e della sua morte, quale è descritta nei vangeli, in qualche scritto di suoi contemporanei.

Sarebbe come se nessun giornale o mezzo di comunicazione statunitense, non avessero parlato dell'attentato alle torri gemelle.

Mah!



AmarDio
00domenica 13 aprile 2014 20:54
Per la nascita di Gesù si verifica un fatto curioso: Gesù risulterebbe nato circa il 6 avanti Cristo (a.C.), perché? All’epoca di Gesù gli anni venivano contati dalla fondazione di Roma. Anche S. Luca riferisce gli avvenimenti del vangelo al 15° anno dell’impero di Tiberio (Lc 3,1). Dionigi il Piccolo, quando fissò la datazione attuale, fece coincidere la nascita di Gesù con l’anno 754-3 di Roma, e non con l’anno 748-7, data accertata come esatta da studi più approfonditi. Quando si è scoperto l’errore, per non creare confusioni e vuoti storici, si è continuato ad usare la datazione corrente secondo Dionigi anche se non storicamente esatta, e per questo la data della nascita di Gesù viene riportata a circa 6 anni a.C. Per alcuni pensatori l’anno zero non esisterebbe. Per il calcolo l’anno 0 (zero) è il tratto che va dalla nascita al compimento del 1° anno. Vedi tabella “a”.
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