TdG: anti eucaristici!

Sonnyp
00giovedì 2 agosto 2012 17:45
Gesù disse di cibarsi, loro disubbidiscono....
Sempre della serie che Gesù ORDINÒ di fare delle cose e loro disubbidiscono, ecco a voi un'altro tema:

Matteo 26:26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».
Matteo 26:27 Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti,
Matteo 26:28 perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.

Cristo venne a dare il Suo corpo e il Suo sangue per tutti noi, ma i tdg, asseriscono che solo 144000 possono mangiare una sola volta l'anno prendendo gli emblemi nel periodo preposto.....

A parte che 144000 è un numero simbolico preso dall'apocalisse, un libro ALTAMENTE SIMBOLICO e loro mi dovrebbero spiegare perchè, dove fa comodo a loro i simbolismi li traducono letteralmente....

Se Gesù disse di prenderne tutti e alcuni inciamparono su queste parole, abbandonandolo, al punto che Cristo chiede ai suoi apostoli: "Non ve ne volete andare anche voi vero?"

Giovanni 6:52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Giovanni 6:53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Giovanni 6:54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Giovanni 6:55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Giovanni 6:56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Giovanni 6:57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Giovanni 6:58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Giovanni 6:59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
Giovanni 6:60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Giovanni 6:61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
Giovanni 6:62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
Giovanni 6:63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
Giovanni 6:64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
Giovanni 6:65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».

Giovanni 6:66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

Giovanni 6:67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
Giovanni 6:68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
Giovanni 6:69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».


Come la mettiamo? Perchè, TcD che leggete, non ubbidite al vostro Maestro?

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lovelove84
00giovedì 2 agosto 2012 19:48
ma quello più importante è quando viene detto

chi non mangia e chi non beve non avrà la vita eterne..

come fanno ad avere la vita eterne anche solo "terrestre paradisiaca" se non fanno ciò che viene detto ?
NITA.F
00giovedì 2 agosto 2012 20:57
Re: Gesù disse di cibarsi, loro disubbidiscono....
Sonnyp, 02/08/2012 17.45:

Sempre della serie che Gesù ORDINÒ di fare delle cose e loro disubbidiscono, ecco a voi un'altro tema:

Matteo 26:26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».
Matteo 26:27 Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti,
Matteo 26:28 perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.

Cristo venne a dare il Suo corpo e il Suo sangue per tutti noi, ma i tdg, asseriscono che solo 144000 possono mangiare una sola volta l'anno prendendo gli emblemi nel periodo preposto.....

A parte che 144000 è un numero simbolico preso dall'apocalisse, un libro ALTAMENTE SIMBOLICO e loro mi dovrebbero spiegare perchè, dove fa comodo a loro i simbolismi li traducono letteralmente....

Se Gesù disse di prenderne tutti e alcuni inciamparono su queste parole, abbandonandolo, al punto che Cristo chiede ai suoi apostoli: "Non ve ne volete andare anche voi vero?"

Giovanni 6:52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Giovanni 6:53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Giovanni 6:54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Giovanni 6:55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Giovanni 6:56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Giovanni 6:57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Giovanni 6:58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Giovanni 6:59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
Giovanni 6:60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Giovanni 6:61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
Giovanni 6:62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
Giovanni 6:63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
Giovanni 6:64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
Giovanni 6:65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».

Giovanni 6:66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

Giovanni 6:67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
Giovanni 6:68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
Giovanni 6:69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».


Come la mettiamo? Perchè, TcD che leggete, non ubbidite al vostro Maestro?

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NITA.F
00giovedì 2 agosto 2012 22:01
CHE TRISTEZZA NON POTER PARTECIPARE AL BANCHETTO EUCARISTICO!
Ciao Sonny, oggi sono rimasta alquanto stupita da quanto ho letto, circa la predilezione dei 144000 adepti, di poter mangiare il pane di "comunione" una volta all'anno, mentre agli altri non è concesso; certo che questi 144000 sono veramente fortunati, e gli altri chi sono? Figli di un dio minore? Che fine faranno? Conoscere queste realtà mi rendono triste, pensando a tutti gli altri adepti che in buona fede credono a quanto i dirigenti della loro associazione propinano loro di credere. Bene hai fatto tu nel citare i passi del Vangelo, tra i più significativi, dove GESU'in persona spiega ai suoi discepoli che il pane di cui parla non è nè la manna, nè quello di farina, ma parla del Suo Corpo che di lì a poco avrebbe offerto in sacrificio per tutti noi(nessuno escluso), per donarci la vita eterna.Quando GESU' istituì l'EUCARESTIA e disse "FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME" si,riferiva alla Sua passione, morte e risurrezione. Infatti durante la Celebrazione Eucaristica nel momento della Consacrazione l'ostia si trasforma veramente nel corpo e nel sangue di Gesù. A testimonianza di ciò sono avvenuti diversi Miracoli Eucaristiti attraverso i quali Gesù testimoniava la veridicita' di ciò che aveva detto. Ti segnalo il link dove potrai trovare tanti libri che parlano di questi avvenimenti:

miracoli eucaristici

Tra l'altro ne è avvenuto uno proprio a Torino. Preciso ancora che Gesù non ha mai detto di fare la Comunione una volta all'anno, anzi sarebbe ottimale farla quotidianamente, però non potendo pertecipare tutti i giorni alla Santa Messa, importante diventa la Messa domenicale in quanto ogni Domenica nella Santa Messa Gesù si offre per noi e invita tutti a partecipare al Banchetto Eucaristico. L'augurio che posso fare agli adepti di questa associazione è di aprire gli occhi e svegliarsi da questo brutto sogno.
Sonnyp
00domenica 5 agosto 2012 20:00
Ricevo e pubblico......
nella speranza che questa faccia maggior luce ai nostri fratelli Testimoni di Geova.... e che colpisca nella loro mente la falsità con cui, i loro dirigenti, PUR SAPENDO E CONOSCENDO MOLTO BENE COME STIANO LE COSE, CONTINUINO A INSEGNARE FALSITÀ PER VERITÀ! E questo, sapete bene da chi proviene vero? Solo i figli del malvagio spacciano falsità per cose vere! Attenzione fratelli cari a chi state servendo!




L’EUCARISTIA



Spesso discutendo via Internet con fratelli evangelici circa le verità cattoliche, mi viene rimproverato di ricorrere ai padri dellaChiesa per cercare di affermare le verità dottrinali cattoliche. Precisando che non si tratta di affermare, ma di provare, non vedo cosa ci sia di male nel farlo, visto che io leggo e capisco la Bibbia in un modo e il fratello evangelico, gli stessi versetti li capisce in modo diverso. Per abbreviare le lunghe e annose polemiche si deve per forza ricorrere a pareri autorevoli. Diversamente ci si chiude nella propria verità, rendendosi impermeabili a tutto ciò che ci viene detto o dimostrato. E’ un po’ come fanno gli eccentrici, che nella loro deformazione ideologica si creano la loro verità e non vogliono o -non riescono- più a capire ciò che gli viene detto o dimostrato.
La loro mente purtroppo diventata refrattaria verso l’esterno, si è ormai chiusa, rifiutando ogni spiraglio di ragione. Naturalmente non voglio offendere i fratelli evangelici, e nemmeno voglio discriminare gli eccentrici, ho usato questo esempio per meglio rendere l’idea di certi comportamenti verso le verità cattoliche, rispettando sia i fratelli eccentrici, sia i fratelli evangelici, riferendomi piuttosto allo stato mentale che alle persone, cioè all’impermeabilità. Uno stato mentale che rifiuta a priori ogni altra verità o tesi differente dalla propria.
Adottando questo metodo, ognuno di noi si può creare la propria verità e renderla inattaccabile da qualsiasi altra tesi, resta così fermamente ancorata nei meandri del nostro cervello. Molti credenti si creano così, tanti cristi personalizzati, e tante infinite verità.
La Verità invece resta UNA sola e non preclude l’uso della ragione per conoscerla e apprezzarla, fede e ragione non sono agli antipodi ma anzi si sposano benissimo. E’ la ragione che fa meglio assaporare la bellezza della fede.
Citare quindi gli autorevoli pareri dei padri della Chiesa è d’importanza fondamentale per capire, con la ragione, dove sta la verità.
Anzi, era prassi delle prime comunità cristiane, in contrasto con le correnti eretiche, come gli gnostici, gli ariani, ecc., che fin dai primi anni dopo Cristo tentavano di alterare la sana dottrina spiegando la Bibbia a modo loro, mostrare le prove della loro apostolicità esibendo la successione dei vescovi partendo dagli apostoli. A quei tempi era questa la carta d’identità della vera Chiesa di Gesù Cristo. Citare quindi i pareri autorevoli dei padri della Chiesa era prassi assai diffusa, per contrastare le dottrine eretiche che covavano all’interno della Chiesa. Ricordiamo che spesso molti eretici erano ex presbiteri.
Per cui Ignazio di Antiochia 107 d.C. nella sue lettere agli Sminersi 8,1 e agli Efesini 20,2 parla chiaramente dell’Eucaristia come corpo e sangue di Cristo. Lo stesso fa Giustino martire nella sua Apologia cap.65 che invia all’imperatore pagano Antonino Pio. Ireneo di Lione, Tertulliano, Atanasio, Cipriano, Gregorio di Nissa, Cirillo di Gerusalemme, Ambrogio di Milano, Agostino di Ippona, Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzo, sono fra i più famosi ed autorevoli vescovi, padri e dottori della Chiesa a parlare per primi della presenza reale del corpo e sangue di Cristo Gesù nell’Eucaristia. La Nuova Alleanza fatta da Gesù Cristo mediante il suo unico sacrificio, si rinnova in forma gloriosa durante la Santa Messa, è verità di fede.
Questo sacramento prende come punto di partenza rituale l’ultima cena pasquale celebrata da Gesù Cristo con gli Apostoli, prima della Passione.
Recentemente si è scoperto grazie ai ritrovamenti dei papiri e pergamene di Qumran, che i Vangeli e gran parte del Nuovo Testamento furono scritti dapprima in aramaico e solo successivamente tradotti in greco. Alcuni famosi papirologi e biblici come padre Carmignac e Josè Miguel Garcia, hanno pazientemente ritradotto alcuni passi oscuri dei Vangeli dal greco in aramaico, spiegando con molta precisione il significato originario di tali versetti.
Tra gli episodi misteriosi, c’è sicuramente la lavanda dei piedi e il suo significato profondo. Perché Gesù lavò i piedi ai discepoli dopo aver cominciato la cena?
"Per capirlo è necessario tenere presente che era abitudine d’allora lavare i piedi prima dell’inizio dei banchetti. L’anfitrione soleva offrire dell’acqua per i piedi ai suoi ospiti; si trattava di una cortesia di cui abbiamo un esempio in Lc 7,36-50 il compito di offrire l’acqua, di lavare e risciacquare i piedi ai commensali spettava ai servitori. Nel racconto di Giovanni, il collegamento tra la lavanda dei piedi e la cena è ovvio. La cosa sorprendente è che venga realizzata proprio da Gesù, a cena già iniziata. In questo modo risalta ancor di più la trascendenza del gesto, la cui rilevanza non può che derivare dall’associazione con ciò che accadrà "dopo", cioè l’Eucaristia. La risposta di Gesù alle parole di Pietro esplicita chiaramente che la lavanda dei piedi è necessaria, se vuole avere parte con lui. Ovvero, è necessario purificarsi prima di partecipare all’Eucaristia, che viene descritta come una partecipazione nella persona di Gesù. L’espressione "aver parte con me" evoca le formule utilizzate da Paolo in 1Cor 10,16: <> e <>. Il gesto di Gesù, pertanto, è inteso a preparare i discepoli ad accogliere il dono che egli si accinge e fare di se stesso. E’ molto significativa la forma sotto la quale il Signore volle rimanere con noi, poichè se fosse rimasto mantenendo il proprio aspetto, sarebbe rimasto per essere venerato, ma restando sotto forma di pane, è restato per essere mangiato e venerato: affinché con uno si esercitasse la fede, con l’altro la carità. E viene chiamato pane di vita, poiché è la vita stessa, è la vita sotto forma di pane; perciò quest’altro pane a poco a poco dà la vita a chi lo mangia, dopo molte digestioni; ma chi mangia questo pane con dignità, riceve la vita all’istante, perché mangia la vita stessa. Cosicchè, se questo cibo ti ripugna perché è vivo, avvicinati a lui perché è pane; e se lo rispetti poco perché è pane, stimalo molto perché è vivo" cfr,( La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli, J.M. Garcia, ed. BUR)
I quattro evangelisti e San Paolo danno notizia di questo fatto. In quella memorabile Cena, il Signore introduce vari cambiamenti sul tradizionale rito della Pasqua degli ebrei, così istituisce il Sacramento e dà origine ad una nuova ritualità che, attecchita sulle tradizioni liturgiche di Israele, le supera, portandole alla "pienezza".
Di ciò offre fedele testimonianza la Scrittura: i sinottici narrano sommariamente di una cena giudaica, perché (evidentemente) già conosciuta, per incentrarsi sulla novità cristiana, ovvero sul Sacramento. E la prima di questa novità più significative sono le parole con le quali il Maestro accompagna il gesto, realizzato dopo lo "Spezzare il Pane", per darne ad ognuno dei commensali un pezzo per cominciare a cenare. I primi cristiani cominciano a chiamare la loro celebrazione sacramentale "Frazione del Pane".
Essi, specialmente a Gerusalemme, si abituano a mantenere le tradizioni oranti degli ebrei osservanti. Accorrono alle ore prescritte a pregare nel Tempio e partecipano ai culti sinagogali, e di questo ci sono abbondanti prove nel Nuovo Testamento. Il sabato però, dopo aver partecipato al culto delle letture, salmi e preghiere nella Sinagoga, quando col cadere dal pomeriggio cominciava il primo giorno della settimana, si ritirano nelle proprie case per "Spezzare il Pane" intorno agli Apostoli.
Quello che sappiamo è che, cominciando dalle comunità paoline, il rito cristiano della "Frazione del Pane" si va gradualmente separando da quello che era la cena di comunità, una refezione di carattere religioso-sociale. Così, gradualmente, nelle comunità cristiane guadagna terreno la prassi di iniziare leggendo la Legge ed i Profeti, al modo sinagogale, per seguire con la lettura di scritti o lettere degli Apostoli e poi ascoltare l’interpretazione cristiana dei testi veterotestamentari letti, cosi come gli insegnamenti e i fatti della vita di Cristo, trasmessi dalla bocca degli Apostoli o dei loro immediati collaboratori nella missione. Poi si procede ad offrire suppliche e preci, al modo sinagogale, per tutte le necessità, si presentano pane, vino ed acqua e si realizza la "Frazione" del Pane tra canti e lodi a Dio, per finire molte volte con una colletta in favore dei poveri.
Oggi il termine sacrificio per molti ha assunto un significato negativo, ma è utile riscoprire il vero significato di tale termine nel contesto eucaristico.
La prima tappa deve essere una questione preliminare alla comprensione essenziale del termine sacrificio. Si considera comunemente il sacrificio come la distruzione di una realtà preziosa agli occhi dell’uomo; distruggendola, egli vuole consacrare questa realtà a Dio, riconoscere la sua sovranità. Tuttavia, una distruzione non onora Dio. Ecatombi di animali o di qualsiasi cosa non possono onorare Dio. "Se avessi fame, a te non lo direi, mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli nell’Altissimo i tuoi voti" — dice Dio a Israele nel salmo 50 (49), 12-14.
In che cosa consiste allora il sacrificio? Non nella distruzione, ma nella trasformazione dell’uomo. Nel fatto che diventa lui stesso conforme a Dio, e diventa conforme a Dio quando diventa amore. "È per questo che il vero sacrificio è qualsiasi opera che ci permette di unirci a Dio in una santa comunità", dice a proposito Agostino. A partire da questa chiave neotestamentaria, Agostino interpreta i sacrifici veterotestamentari come simboli che significano questo sacrificio propriamente detto, ed per questo, dice, che il culto doveva essere trasformato, il segno doveva scomparire in favore della realtà: "Tutte le prescrizioni divine della Scrittura concernenti i sacrifici del tabernacolo o del tempio, sono delle figure che si riferiscono all’amore di Dio e del prossimo" (La Città di Dio, X, 5).
Il "sacrificio" consiste dunque —diciamolo ancora una volta — nella conformazione dell’uomo a Dio nella sua theiosis, direbbero i Padri. Consiste, per esprimersi in termini moderni, nell’abolizione delle differenze, nell’unione tra Dio e l’uomo, tra Dio e la creazione: "Dio tutto in tutti" (1 Cor 15, 28). Ma come ha luogo questo processo che fa sì che diventiamo amore e un solo corpo con il Cristo, che noi diventiamo una sola cosa con Dio, come avviene questa abolizione della differenza?
Nella sua definizione: sacrificio eguale amore, Agostino si appoggia con ragione sul termine presente sotto diverse varianti nell’Antico e nel Nuovo Testamento che egli cita secondo Osea: "Voglio l’amore e non il sacrificio" (6, 6; 5. Agostino, La città di Dio, X, 5). Ma questa affermazione non mette semplicemente una opposizione tra ethos e culto — in questo caso il cristianesimo si ridurrebbe a un moralismo —, rinvia a un processo che è più che la morale, a un processo di cui Dio prende l’iniziativa. Lui solo può avviare nell’uomo il cammino verso l’amore.

È solo l’amore con cui Dio ama che fa crescere l’amore verso di Lui. Questo fatto di essere amato avvia un processo di purificazione e di trasformazione, nel quale noi non siamo solo aperti a Dio, ma uniti gli uni agli altri. L’iniziativa di Dio ha un nome: Gesù Cristo — il Dio che si è fatto Lui stesso uomo e si dona a noi. Ecco perché Agostino può sintetizzare tutto questo dicendo "Tale è il sacrificio dei cristiani: la moltitudine è un solo corpo nel Cristo. La Chiesa celebra questo mistero con il sacrificio dell’altare, ben conosciuto dai credenti, perché in questo le è mostrato che nelle cose che essa offre, essa stessa è offerta" (ibid. X, 6). Chi ha compreso questo non sarà del parere che parlare del sacrificio della Messa è perlomeno altamente ambiguo e anche uno spaventoso errore. Al contrario: se non ritroviamo questa verità, perdiamo di vista la grandezza di ciò che Dio ci dona nell’Eucaristia. (cfr, Benedetto XVI)

Da dove nasce però la controversia con i fratelli protestanti circa la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia?
Fu Zwingli, e non Lutero, a ideare il semplice ricordo del sacrificio di Gesù sulla Croce, dicendo che gli era apparso uno spirito che gli suggerì i versetti di Esodo cap.12 dove si parla della Pasqua, che significa il passaggio di nostro Signore, ecco il verbo greco Est, che viene usato in "Questo è il mio corpo…" Zwingli prese a dire che era lo stesso di quello di Esodo, quindi fece aggiungere ai suoi libretti, "Questo significa il mio corpo…" negando e riducendo così la presenza reale a semplice commemorazione del sacrificio.
Ecco cosa scriveva Lutero nel suo libro "Le Parole di Cristo":

"Ci chiamano carnivori, bevitori di sangue, antropofagi, cafarniti, arroganti, etc., come se fossimo dementi, insensati, o furiosi, come se avessimo ingoiato follemente Cristo e lo mangiassimo a pezzetti come il lupo divora la pecora, e bevessimo il suo sangue come la mucca beve l’acqua.

Anche se avessero ragione, il che è impossibile, nell’affermare che nell’Eucaristia non vi sia realmente altro che pane e vino, se pure vogliono infuriarsi e tuonare contro di noi con queste orribili blasfemie di un Dio bollito, un Dio impanato,
...non dovrebbero comunque avere rispetto della santa parola di Cristo, non inventata da noi: QUESTO E' IL MIO CORPO?"

(MARTIN LUTERO, Le parole di Cristo: Questo è il mio corpo siate fer contro i fanatici)

La differenza sta proprio nel guardare bene i versetti di Esodo, che spiegano essi stessi il significato della Pasqua, dicendo che significa il passaggio del Signore, nel Nuovo Testamento invece non troviamo spiegazione alle parole "Questo è il mio corpo…questo il mio sangue…chi mangerà la mia carne avrà la vita eterna", anzi molti discepoli che non capirono male le parole di Gesù limitandosi al significato superficiale, letterale, si allontanarono da lui, dicendogli che quelle parole erano troppo dure. Notiamo che Gesù vedendoli allontanarsi non li chiamò dicendogli "ma che cosa avete capito??? Quello che ho detto significa…, li lasciò andare, perché non c’era nulla da semplificare nel suo insegnamento. Non voleva essere una semplice commemorazione, altrimenti Gesù glielo avrebbe spiegato, neppure gli apostoli capirono, ma nonostante questo non si allontanarono da Gesù, che gli chiese se anche loro volevano andarsene per non aver capito, Pietro gli rispose "Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna." Gesù gli stava evidentemente chiedendo un atto di fede, gli chiedeva di fidarsi di Lui, anche se non capivano come potessero mangiare la sua carne. Il corpo di Gesù in forma gloriosa, assume altre proprietà, non governate dalle leggi della fisica, in modo mistico, si rende presente nella sostanza, non nella forma, del pane e del vino. E’ lo Spirito Santo che vivifica il pane e il vino, cioè li rende vivi nella sostanza, se si pensa in modo carnale non giova a nulla, non si può capire questo grande mistero, e nemmeno crederci. Naturalmente questa interpretazione mise Zwingli in netto contrasto con Lutero, il quale predicava la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino, fino alla durata della Messa, finita la celebrazione ritornavano ad essere semplici pane e vino. La Chiesa cattolica invece insegna la presenza reale che dura oltre la Messa, una volta consacrati il pane e il vino diventano vero corpo e vero sangue di Gesù, anche a celebrazione terminata restano tali.
Vorrei segnalare molto brevemente una terza via secondo la quale è progressivamente diventato più chiaro il passaggio dal culto di sostituzione, quello della immolazione di animali, al vero sacrificio — alla comunione, alla offerta del Cristo. Presso i profeti pre-esilici c’era stata contro il culto del tempio una critica estremamente dura, che Stefano, con stupito terrore dei dottori e dei sacerdoti del tempio, riprese nel suo grande discorso. segnatamente questo versetto di Amos: "Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant’anni ne! deserto, o casa di Israele? Avete preso con voi la tenda di Moloc e la stella del dio Refan, simulacri che vi siete fabbricati per adorarli" (5,25, At 7,42).

La critica dei profeti fu il presupposto interno che per mise ad Israele di attraversare la prova della distruzione del tempio, dell’epoca senza culto. Allora ci si trovò nella necessità di mettere in luce in modo più profondo e nuovo che cosa è il culto, l’espiazione, il sacrificio. Al tempo della dittatura ellenistica, in cui Israele fu di nuovo senza tempio e senza sacrificio, il libro di Daniele ci ha trasmesso questa preghiera: "Ora, Signore, noi siamo diventati più piccoli dl qualunque altra nazione.., ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia. Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti dl montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a Te e ti sia gradito, perché non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto i! cuore, ti temiamo e cerchiamo il Tuo volto" (Dn, 37-41).

Così lentamente maturò la scoperta che la preghiera, la parola, l’uomo che prega e diviene lui stesso parola è il vero sacrificio. A questo proposito la lotta di Israele poté entrare in fecondo contatto con la ricerca del mondo ellenistico: anche esso cercava il ripiego per uscire dal culto di sostituzione delle immolazioni di animali, per arrivare a un culto propriamente detto, alla vera adorazione. In questa prospettiva è maturata l’idea della loghikè tysia — del sacrificio consistente nella parola che noi incontriamo nel Nuovo Testamento in Romani 12,1, dove l’apostolo esorta i credenti ad offrire se stessi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. di Salvatore Incardona Google Plus

(Per gentile concessione di Tommaso di Toequemada che ringrazio di cuore. Shalom)
Sonnyp
00mercoledì 8 agosto 2012 17:23
Informazioni sulla "Frazione del pane".
Perchè i TdC, (Testimoni del Corpo Direttivo) manomettono i versetti relativi alla frazione del pane? Forse perchè sanno benissimo che i primi Cristiani, gli apostoli usavano celebrare l'eucarestia al termine dell loro cene ubbidendo al comando che Gesù stesso diede loro? E allora perchè i tdg disubbidiscono al loro stesso Grande Maestro? Forse perchè sono figli della menzogna?
Io non uso mezzi termini... e nessuno si offenda ma... se non si ubbidisce a Cristo, ma anzi, si fa l'esatto contrario di ciò ch'egli comanda..... non c'è bisogno di una laurea in teologia per capire chi si stia servendo in realtà..... buona lettura cari fratelli. Shalom.



La Frazione del Pane
Atti 2
42 Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.48 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
1° Corinzi 10
16 il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17 Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.

Questa presenza della eucaristia nei luoghi più disparati, è per noi impensabile: Novaziano (morto intorno al 258) si lamenta che ci siano cristiani che dopo la celebrazione vadano tranquillamente con l’eucarestia allo stadio!, invece di portarla a casa secondo l’uso. (De spectaculis III)

anche alla luce della testimonianza della lettera a Diogneto, ed all'atteggiamento di Pomponia Graecina, che giustifica il suo cambiamento di vita con un lutto familiare, molto riservato; si riuniscono per la celebrazione dell'eucaristia, per ascoltare le parole degli apostoli, o dei loro testimoni, vivendo, anche sacramentalmente, ciò che anche noi, oggi, viviamo nella Chiesa. Da Tertulliano apprendiamo che, fin dal primo momento, fondamentale per la loro vita, era l'incontrarsi per celebrare l'eucaristia, per istruire i catecumeni prima del battesimo, e per fare penitenza prima di spezzare il pane.

L'Eucarestia secondo Giustino Martire

Giustino Martire (100-162/168) visse praticamente agli albori del cristianesimo ed è stato uno dei primi apologisti cristiani. E’ possibile (data l’estrema vicinanza con i tempi apostolici) che fosse stato istruito nella fede da qualcuno che l’aveva appresa direttamente dagli apostoli.
Nell’anno 150, questi scrisse una Prima Apologia (poi seguita da una Seconda Apologia) in difesa del cristianesimo. Da quest’opera estrapoliamo un breve brano in cui si parla del Sacramento dell’Eucaristia così come era vissuto dai cristiani di quell’epoca.
Giustino ci descrive ciò che accadeva nei termini di una pratica consolidata e diffusa, cosa che rende estremamente probabile anche da un punto di vista meramente storico che questi ci descriva un modo di intendere e celebrare la Messa che risale direttamente agli apostoli.
I nostri amici non cattolici (protestanti e tdg) saranno sconvolti dall’apprendere di come questi primi cristiani, tra i quali sicuramente ne sopravvivevano ancora alcuni di quelli che avevano conosciuto gli apostoli, avessero una liturgia praticamente identica a quella della Chiesa cattolica di oggi (e del passato).

L'Eucaristia

LXV. - 1. Noi allora, dopo aver così lavato chi è divenuto credente e ha aderito*, lo conduciamo presso quelli che chiamiamo fratelli, dove essi si trovano radunati, per pregare insieme fervidamente, sia per noi stessi, sia per l'illuminato**, sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna.
2. Finite le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
3. Poi al preposto*** dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato; egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo****, e fa un rendimento di grazie per essere stati fatti degni da Lui di questi doni.
4. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: "Amen". La parola "Amen" in lingua ebraica significa "sia".*****
5. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l'acqua consacrati e ne portano agli assenti.


E' carne e sangue di quel Gesù incarnato

LXVI. - 1. Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato.
2. Infatti noi li prendiamo non come pane comune e bevanda comune; ma come Gesù Cristo, il nostro Salvatore incarnatosi, per la parola di Dio, prese carne e sangue per la nostra salvezza, così abbiamo appreso che anche quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Lui stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne per trasformazione, è carne e sangue di quel Gesù incarnato.******
3. Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: "Questo è il mio sangue"; e ne distribuì soltanto a loro. […]


Nel giorno chiamato "del Sole"*******

LXVII. - 1. Da allora noi ci ricordiamo a vicenda questo fatto. E quelli che possiedono, aiutano tutti i bisognosi e siamo sempre uniti gli uni con gli altri.
2. Per tutti i beni che riceviamo ringraziamo il creatore dell'universo per il Suo Figlio e lo Spirito Santo.
3. E nel giorno chiamato "del Sole" ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo consente.
4. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
5. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere; e, come abbiamo detto, terminata la preghiera, vengono portati pane, vino ed acqua, ed il preposto, nello stesso modo, secondo le sue capacità, innalza preghiere e rendimenti di grazie, ed il popolo acclama dicendo: "Amen". Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli alimenti consacrati, ed attraverso i diaconi se ne manda agli assenti.
6. I facoltosi, e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto.******** Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno.
7. Ci raccogliamo tutti insieme nel giorno del Sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti. Infatti Lo crocifissero la vigilia del giorno di Saturno, ed il giorno dopo quello di Saturno, che è il giorno del Sole, apparve ai suoi Apostoli e discepoli, ed insegna proprio queste dottrine che abbiamo presentato anche a voi perché le esaminiate.

[Giustino, Apologia Prima, XV-XVII]

*Giustino si riferisce evidentemente al Batteismo.

** Vale a dire il battezzato.

*** Il celebrante, vale a dire il sacerdote (ancora oggi, in alcune zone d’Italia, il parroco viene anche chiamato “preposto”).

**** Chiarissimo riferimento alla Trinità.

***** Ancora oggi le chiese cattoliche risuonano di questo Amen a questo punto della celebrazione.

****** Ecco la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nell’Eucaristia, cosa negata da tanti che oggi si dicono cristiani.

******* E’ la domenica, con buona pace dei “sabatisti”.

******** E’ quella raccolta di offerte che si fa ancora oggi durante la Santa Messa, quella che i TdG si onorano di non fare.


(Per gentile concessione di Tommaso di Torquemada)
mamy16
00giovedì 9 agosto 2012 08:00
BELLA .
Così antica ma così attuale ,
grazie per averla postata [SM=g7474]


è un vero peccato che alcuni "cristiani "la rinneghino. [SM=x2479885]
Sonnyp
00sabato 11 agosto 2012 10:24
Anche gli asini ricono l'eucarestia!


Già... proprio così! Incredibile ma vero. persino gli asini, riconoscono il Corpo di Cristo nell'eucarestia, e coloro che dovrebbero essere maestri della teologia, i bookliniani, invece lo negano! Lasciate che vi narri quest'episodio storicamente avvenuto e che spero qualche anima buona (Tommaso, Nita) voglia aiutarmi ad accreditare...

“Nella vita di Sant’Antonio da Padova, accadde un fatto sorprendente e conosciuto da tutti.
C’era un eretico, chiamato Guillardo, che non credeva alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia, nonostante le numerose Conversioni ottenute dalla Predicazione di Sant’Antonio.
Quell’eretico viveva confondendo la gente con i suoi errori.
Un giorno, Sant’Antonio ebbe, in pubblico, una conversazione con Guillardo e questo si vide umiliato e incapace di contestare la magistrale difesa che il Santo gli opponeva.
Allora, per uscire da quella umiliante situazione, chiese al Santo di fare un Miracolo, così avrebbe creduto alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.
Ed ecco, cosa gli propose:
“Io ho una mula: la lascerò per tre giorni senza mangiare e, se dopo questo digiuno rinuncerà al pasto che le offrirò, per adorare l’Ostia Consacrata che tu le presenterai e nella quale tu dici esserci Cristo, Vero e Reale e Sostanziale, allora, abbraccerò in pieno la Dottrina della Chiesa Cattolica”.
Sant’Antonio, mosso da Dio, accettò la proposta e trascorse quei tre giorni in preghiera e penitenza.
Terminato il terzo giorno, Sant’Antonio celebrò la Santa Messa e, poi, senza togliersi i Paramenti Sacri, prese l’Ostia Consacrata e, accompagnato da una moltitudine di fedeli, si presentò in mezzo alla piazza.
Guillardo fece uscire dalla stalla la mula affamata e le mise davanti il foraggio.
Allora, il Santo, dirigendosi verso la mula, le disse:
“Nel Nome del tuo Creatore, che tengo nelle mie mani, ti comando di prostrarti immediatamente davanti a Lui, perché gli eretici riconoscano che tutta la Creazione è soggetta all’Agnello che si immola sui nostri Altari”.
Davanti all’ammirazione di tutti i presenti, la mula, affamata per il digiuno, ignorando del tutto il suo pasto che Guillardo le offriva, si diresse davanti al Santissimo Sacramento, sostenuto dal Santo e, piegando le due zampe anteriori, rimase prostrata, immobile, in un atteggiamento di profonda riverenza.

Questo fatto fece convertire non solo Guillardo, ma anche molti eretici che avevano assistito alla sfida.
Per questo prodigio, che si diffuse rapidamente in tutto il Mondo, Sant’Antonio ricevette l’appellativo di “Martello degli Eretici”.
È una vera Testimonianza storica, riconosciuta pubblicamente”.
Fonte: In Adorazione, di Catalina Rivas.

Ora, la morale di tutta questa storia è che i TcD, (testimoni del Corpo Direttivo geovista), negano la transustanziazione, quando, persino i satanisti, riconoscono nell'eucarestia il Corpo di Cristo!

Ora, se persino gli asini e i demoni, credono, perchè coloro che dovrebbero essere maestri teologici, lo negano? E non solo lo negano, ma persino si rifiutano di cibarsene per ottenere la vita come il loro stesso maestro ordinò!

53 Quindi Gesù disse loro: “Verissimamente vi dico: Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. 54 Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno; 55 poiché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda. 56 Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me, e io unito a lui. 57 Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi si nutre di me vivrà anche lui a motivo di me.
(GV 6:53-57 TNM)

Ascoltate un buon consiglio TcD... lasciate perdere le pappette che vi offrono alle adunanze e fate un corso di teologia e storia della chiesa... non potrà che farvi bene! Per lo meno... ubbidite al vostro Maestro e cibatevi della vera vita che vorrebbe donarvi! Shalom. [SM=x2509422]
NITA.F
00sabato 11 agosto 2012 23:08
BRAVO
Bene l'allievo sta superando il maestro.
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