Testimoni di Geova, formidabili acchiappa suore

Vitale
00lunedì 8 agosto 2005 21:30

Parte 1°

Testimoni di Geova, formidabili acchiappa suore

I dirigenti dei testimoni di Geova, pur proclamando incessantemente di perseguire solo e sempre la verità, insegnano che le bugie loro non sino bugie ma " strategie belliche teocratiche " assai meritorie e benedette da Geova, mentre le bugie altrui sono vere e proprie menzogne ispirate dal diabolico, diavolo.
Riporto due citazioni dalla stampa tdG già trattate:
1 " Disse ella una bugia? No, non la disse. Ella non fu bugiarda. Piuttosto, elle usò una strategia bellica teocratica, nascondendo la verità con parole ed opere per amore del ministero ". Torre di Guardia, ed.inglese, 01-05-295 pag. 285.
2 " Mentire ai nemici di Dio non è in verità mentire ma è solo una strategia bellica ". Torre di Guardia, ed.inglese, 01-06-1960 pag. 352.

Una di queste "strategie" viene messa in opera periodicamente per far credere che un gran numero di suore cattoliche abbandonino il proprio convento per diventare testimoni di Geova ( favole credute ed assai apprezzate dai tdG ).
L'esposizione inizia documentando che in occasione ( probabilmente l'unica ) in cui una suora è realmente passata al geovismo, dove la Società Torre di Guardia l'ha descritta con dovizia di particolari le notizie essenziali per rendere attendibile la narrazione.
Al contrario le altre favolose catture di suore narrate sulla stampa tdG evidenziano il più completo anonimato delle presunte "convertite" e l'assoluta mancanza di elementi che possano conferire credibilità a queste sciocche favole. Abbondano invece, delle grossolane bugie che sconfinano immancabilmente nel grottesco.

Esaminiamo per primo il caso, sopra accennato, che ha tutte le apparenze di veridicità, descritto in Svegliatevi 08-09-1992, pag. 20-22, di cui riporto la copia della prima pagina e la parte finale della terza, dove possiamo rilevare il nome e cognome della "convertita". Questo articolo espone, oltre alle solite strategie, quattro importanti particolari:
1 - Il nome e cognome della ex suora indicato al termine dell'articolo: Eugenia Maria Monzon.
2 - La località in cui risiede la Monzon: " la provincia di Corrientes, in Argentina, luogo famoso per il culto che vi si rende alla Vergine di Itati.
3 - L'ordine religioso nel quale la "convertita" fu suora per 14 anni, " Missionarie Carmelitane di S. Teresa.
4 - La fotografia della protagonista in veste di suora ( qui non inserita nella trattazione)
Più avanti esamineremo una rassegna di alcune “ conversioni “ le quali il CD di Brooklyn, inventa di sana pianta e pubblicizza diverse "conversioni" anonime, senza una residenza precisa e prive di altri dati d'identificazione. Il tutto è infiorato d'invenzioni, palesemente false ed assai puerili.

Iniziamo con l'esaminare la storia della suora "convertita".

Cercavo un mondo migliore

Narrato da un’ex suora cattolica

“” UN MONDO migliore: era possibile? Senz’altro Dio non aveva creato il mondo perché diventasse pieno di odio, violenza, egoismo, corruzione, ingiustizie e sofferenza. Ci doveva essere un mondo migliore. E se era possibile istituirlo, io ero pronta a dare una mano.
Sono nata e cresciuta nella provincia di Corrientes, in Argentina, luogo famoso per il culto che vi si rende alla Vergine di Itatí. La gente del posto è cattolica e molto religiosa, e ogni anno compie molti pellegrinaggi per venerare questa vergine. Io ero una di loro. Sin da piccola ho sempre desiderato conoscere questo Dio di cui si parlava tanto, ma mio padre mi proibì di andare al catechismo. In seguito, mentre io ero adolescente, le amicizie sbagliate portarono mio padre a divenire un ubriacone. Questa situazione faceva soffrire tutti noi, ma specialmente mia madre, che più di tutti doveva subire le sue ingiurie e le percosse. Di conseguenza cominciai a odiare gli uomini, considerandoli tutti perfidi e malvagi.
Il mio obiettivo: procurarmi una pistola
La scuola, però, mi aiutò a sviluppare le mie migliori qualità. Studiai con impegno e tenacia, diplomandomi in sartoria e materie commerciali e in seguito laureandomi a pieni voti come insegnante. Ora le mie più grandi aspirazioni cominciavano a prendere corpo: stavo conseguendo titoli e diplomi che mi avrebbero liberata dal giogo paterno. Allo stesso tempo mi prefiggevo di lavorare sodo così da migliorare la situazione di mia madre e poi . . . comprare una pistola per ammazzare mio padre!
Quest’idea, naturalmente, non mi recava alcuna gioia, né tanto meno pace e felicità. Al contrario, mi sentivo come un animale in trappola. Avevo vent’anni e mi trovavo in un labirinto senza via d’uscita.
La vita religiosa: le aspettative e la realtà
Più o meno nello stesso periodo cominciai a frequentare le suore e anche i comunisti. Entrambi i gruppi cercavano di fare pressione su di me con le loro idee. Ma l’idea di poter aiutare i poveri in paesi lontani come l’Africa e l’Asia mi fece decidere per il convento.
Vissi in un convento per 14 anni. Lì la vita era comoda, tranquilla e pacifica. Fu solo quando cominciai a lavorare con sacerdoti la cui filosofia verteva sui paesi in via di sviluppo che mi fu fatto notare il contrasto che c’era fra il mondo in cui vivevamo noi suore e quello in cui viveva il resto dell’umanità, un mondo fatto di dolore e di ingiustizie in cui la gente soffriva sotto l’oppressivo giogo dei prepotenti.
Nell’ordine religioso a cui appartenevo, le Missionarie Carmelitane di S. Teresa, si parlava molto di giustizia, ma le mie superiori sembravano ignorarla completamente nel modo in cui trattavano gli altri. I membri del corpo insegnante percepivano un salario molto inferiore a quello stabilito dal governo, non ricevevano benefìci accessori né per sé né per le loro famiglie, e potevano essere licenziati senza preavviso e senza liquidazione. Chi provvedeva aiuto domestico se la passava anche peggio: dopo aver lavorato per 10-12 ore nella scuola doveva trovare un altro lavoro per mantenersi e sfamare la famiglia. Volevo correggere questa situazione ingiusta.
Quando ne parlai con la madre superiora mi rispose che mi mancava solo il mitra sulla spalla e sarei stata una perfetta estremista! In quel momento pensai che avrei preferito essere un’estremista che essere crudele come loro. Decisi così di chiedere la dispensa dai voti perpetui di castità, povertà e ubbidienza che avevo preso. Volevo aiutare la chiesa in maniera più ampia. La dispensa mi fu concessa prontamente.
La mia attività politica
Fu allora che cominciai davvero ad adempiere il voto di povertà. Molte volte non avrei avuto nemmeno un tozzo di pane se non fosse stato per le persone di buon cuore che mi stavano intorno. Per la prima volta scoprii come viveva veramente la gente comune. Mi impegnai a fondo con la chiesa locale in tutti i campi: religioso, sociale e politico. Visto che insegnavo agli adulti, avevo molte occasioni per parlare loro delle condizioni arretrate in cui la società li costringeva a vivere, dei motivi per cui questo accadeva e delle soluzioni possibili. Di quali soluzioni si trattava? Per prima cosa operare usando mezzi pacifici e proteste, e poi, se necessario, ricorrere alla violenza per raggiungere la meta desiderata: la giustizia.
Il movimento politico-religioso di cui facevo parte, organizzato da sacerdoti cattolici e sostenuto da laici, si occupa delle regioni sottosviluppate dell’Africa, Asia e America Latina. Esso si batte per un cambiamento immediato e radicale delle strutture socioeconomiche mediante un processo rivoluzionario, e rifiuta categoricamente ogni tipo di imperialismo economico, politico e culturale. Il suo scopo è quello di fondare un socialismo latino-americano che promuove la creazione dell’hombre nuevo (uomo nuovo), libero dai legami imposti da sistemi politici stranieri.
Noi ci impegnavamo a penetrare sempre più tra le fasce della popolazione povera, identificandoci con le loro condizioni di vita. Con questi ideali in mente mi battei per aiutare tutti, giovani e vecchi, adolescenti e adulti.
La mia vita privata, la più grande delusione
Mentre combattevo per migliorare le condizioni dei poveri dimenticai che il cuore può essere ingannevole. Mi innamorai del mio superiore, un sacerdote, con cui vissi per due anni. A un certo punto rimasi incinta. Quando il sacerdote lo venne a sapere voleva che abortissi ma io rifiutai, perché sarebbe stato un omicidio. Per avere il bambino dovetti rinunciare a lavorare con quel sacerdote e lasciare la città per evitare che si scoprisse che ero la sua amante.
Lasciai la città profondamente amareggiata. Pensai di suicidarmi gettandomi sotto un treno, ma qualcosa mi trattenne dal farlo. Tenni duro. Nella mia città natale amici, parenti e persone amichevoli mi mostrarono amore, compassione e comprensione, cosa che l’unico uomo che io abbia mai amato non aveva mai fatto. Quando nacque mio figlio, furono queste persone che si presero cura di noi. Volevo che mio figlio, crescendo, diventasse un uomo forte e dinamico, fedele alle sue convinzioni e disposto a morire per i suoi ideali. Per questo motivo gli misi come secondo nome Ernesto, in memoria di Ernesto Che Guevara, il famoso guerrigliero argentino che io ammiravo moltissimo.
Quando il governo argentino fu rovesciato dai militari, i gruppi di sinistra cominciarono ad essere perseguitati. Molti miei compagni furono arrestati. Più volte gli encapuchados (incappucciati) fecero razzia in casa mia, frugando dappertutto e rubando quasi tutto ciò che avevo. Molte volte fui convocata dalle autorità perché rivelassi dove si trovavano i miei compagni, ma rimasi leale ai miei amici. Avrei preferito morire piuttosto che tradirli.
Una svolta nella mia vita
Vivendo in questa situazione difficile avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, di veri amici su cui fare affidamento. Fu allora che due testimoni di Geova bussarono alla mia porta. Li feci entrare volentieri, notando che avevano una calma e un modo di fare amichevole che mi attirava. Chiesi loro di tornare per studiare la Bibbia con me. Quando tornarono, spiegai loro la situazione difficile in cui mi trovavo e dissi loro francamente che non volevo che venissero coinvolti quali complici. Mi assicurarono che non avevano alcun timore, perché le autorità sapevano chi erano.
Il nostro studio biblico fu pieno di ostacoli sin dall’inizio. Avendo io perso la fede e la fiducia in Dio, mi fu molto difficile accettare gli aspetti dottrinali contenuti nel libro che usavano per lo studio della Bibbia, intitolato La Verità che conduce alla Vita Eterna. Stavo quasi per rinunciare allo studio, pensando che la Bibbia fosse un mito e che Marx avesse ragione a dire che la religione è “l’oppio del popolo”. Quando spiegai ai Testimoni come la pensavo e dissi loro di non sprecare altro tempo con me, risposero che per loro aiutare chi è nel bisogno non era tempo sprecato.
Cambiai opinione quando mi invitarono alla Sala del Regno. Ero stufa di riunioni in cui mancavano completamente dialogo, rispetto reciproco e calore umano. Ma le adunanze dei testimoni di Geova erano diverse. Si basano sulla Bibbia e rafforzano la fede, e inducono ad amarsi gli uni gli altri e ad amare persino i nemici.
La violenza cede il posto alla nuova personalità cristiana
Alla fine ho trovato il modo per migliorare il mondo. L’8 giugno 1982 simboleggiai la mia dedicazione a Geova Dio con il battesimo in acqua, e allora più che mai provai il desiderio di spogliarmi della vecchia personalità, del violento hombre nuevo politico, e di rivestire la nuova personalità con i suoi frutti eccellenti descritti in Galati 5:22, 23. Ora partecipo a un altro tipo di combattimento, un combattimento cristiano, predicando la buona notizia del Regno e spendendomi per insegnare ad altri la verità del Regno, annunciando la venuta di un mondo migliore.
Che benedizione poter insegnare al mio bambino che anziché crescere imitando Ernesto Che Guevara può camminare seguendo le orme di Cristo Gesù, il nostro Condottiero e Modello! Prego che mio figlio ed io, insieme a tutti coloro che amano la giustizia, compresi i miei ex compagni e i miei parenti, possiamo entrare in quel mondo migliore che durerà per sempre: una terra paradisiaca che sarà piena di gioia, pace, felicità e giustizia. La violenza non aiuta nessuno; non fa che promuovere odio, divisioni, frustrazioni e problemi a non finire. Avendo vissuto questo tipo di vita, posso dirlo per esperienza. — Narrato da Eugenia María Monzón. “”

Vitale
Vitale
00martedì 9 agosto 2005 23:27
Re:

Parte 2°

Ora ci avventuriamo con le suore anonime, iniziando con la Torre di Guardia 1° marzo 1990, pag. 31

Felicità: Dove?

“” GESÙ disse: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”. (Matteo 5:3) Una sincera ragazza mediorientale si rendeva conto del proprio bisogno spirituale e si sforzava di piacere a Dio. Infine trovò la felicità: ma dove? Lasciamo che sia lei a spiegarlo.
“Sono cresciuta in una famiglia cattolica maronita molto religiosa. A noi figli fu insegnato a pregare tutte le sere davanti alle immagini e dalla fanciullezza provavo il desiderio di servire Dio.
“All’età di 17 anni entrai in convento per farmi suora, pensando che questo sarebbe stato un modo per soddisfare il mio desiderio. Se non che vidi fra le suore molte cose che mi turbarono. Sparlavano l’una dell’altra. Alle studentesse non veniva fornito un vitto sufficiente, mentre le suore mangiavano i cibi migliori. Tra le suore e il prete c’erano anche pratiche immorali. Dopo nove mesi, lasciai il convento amaramente delusa e me ne tornai a casa.
“Avevo ancora tante domande senza risposta, e non riuscendo a trovare risposte soddisfacenti finii per disinteressarmi della religione. Poi, nel 1982, quando avevo 22 anni, mio fratello e mia sorella cominciarono a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. I miei genitori ed io ci opponemmo. Mio fratello subì molte persecuzioni e percosse e fu imprigionato per la sua nuova fede. Ciò che mi colpì, però, furono i grandi cambiamenti che fece nella sua vita. Inoltre mi fornì con la Bibbia risposte logiche alle domande che mi assillavano da tempo. Così iniziai di nascosto a leggere la Bibbia di notte.
“Un giorno mi recai come osservatrice a un’assemblea dei testimoni di Geova. Rimasi colpita dall’amore che vidi. Non c’erano distinzioni fra ricchi e poveri. I Testimoni vivevano in armonia con ciò che insegnavano. Mi convinsi che avevano la verità.
“Subito dopo l’assemblea chiesi a una di loro di studiare con me. Le dissi che volevo solo studiare, non assistere alle adunanze o andare a predicare. Presto però mi resi conto che ciò che imparavo era la verità. Pregai e decisi di servire Geova. Il 28 ottobre 1983 mio fratello, mia sorella ed io fummo battezzati. Avevo finalmente trovato il modo di soddisfare il desiderio di servire Dio che nutrivo fin dalla fanciullezza.
“Due mesi dopo il battesimo cominciai a fare la pioniera ausiliaria, e otto mesi dopo divenni pioniera regolare. Un anno e mezzo più tardi fui invitata a prestare servizio alla filiale dei testimoni di Geova, chiamata Betel, dove rimasi su base temporanea per due anni. Rimasi colpita dall’umiltà mostrata da tutti. Persino i fratelli che avevano maggiori responsabilità lavavano i piatti dopo cena quand’era il loro turno.
“Il 14 marzo 1988 divenni membro permanente della famiglia Betel. Che felice occasione! Sì, ho trovato la felicità. Dove? Fra i dedicati testimoni di Geova! Ora mi sento come il salmista, che disse: ‘Un giorno nei tuoi cortili è migliore di mille altrove’”. — Salmo 84:10. “”

E' Noto a tutti, che i cattolici maroniti sono tribolati dalla persecuzione e martirio, pertanto ciò che scrive la WTS vanno ad onore e gloria dei martiri e a scorno dei calunniatori.

Vitale
Vitale
00giovedì 11 agosto 2005 15:19
Re: Re:

Parte 3°

Nuova anonima suora, da leccatrice diventa venditrice, Torre di Guardia 1° maggio 1992, pag. 30

Dai proclamatori del Regno

La verità biblica libera una suora in Bolivia

“” MOLTE persone sincere stanno abbandonando la falsa religione, apprendendo la verità biblica e imparando ad adorare Geova, il vero Dio. In Bolivia quelle che lo hanno fatto sono più di 7.600, tra cui una suora.
Quando aveva solo nove anni, M— ebbe il primo contatto con i testimoni di Geova. Rispose alla porta quando un Testimone bussò a casa sua e per la prima volta sentì pronunciare il nome di Dio, Geova, che le rimase impresso nella mente.
Poiché era l’unica figlia femmina, la famiglia decise che doveva farsi suora. “Come mi sentii felice di poter servire Dio, almeno secondo ciò che pensavo allora”, dice M—. Ma la sua gioia si mutò in delusione quando vide le ingiustizie e le parzialità che avvenivano nel convento. M— dice: “Forse non dimenticherò mai quegli attacchi di depressione e quei dolorosi maltrattamenti fisici e morali, che mi portarono a considerare Dio non un Dio di amore, ma un Dio che punisce senza compassione”.
Essa prosegue: “Diventata suora, non riuscii a trovare il nome Geova nella Bibbia. Avevo trovato solo ‘Yahweh’ e la cosa mi lasciava perplessa. Un giorno andai anche in cerca di quelli che parlavano di Geova, ma non li trovai.
“Passò del tempo, e un giorno mentre mi stavo recando a casa della mia famiglia, vidi un’insegna: ‘Sala del Regno dei Testimoni di Geova’. Volevo dire loro che erano falsi profeti, ma nella sala non c’era nessuno. Tornai la domenica. Si stava tenendo un’adunanza, e diversi sembravano sorpresi di vedere fra i presenti una suora in abito religioso. Dopo l’adunanza cercai di sgattaiolare via. Ma una Testimone mi salutò, così le chiesi: ‘Perché bestemmiate Dio chiamandovi con quel nome?’ La mia domanda fu lo spunto per una conversazione biblica, e presi accordi perché la Testimone venisse a trovarmi a casa della mia famiglia. I miei genitori la cacciarono via. Due mesi dopo però ci incontrammo di nuovo e lei mi invitò a casa sua per uno studio biblico. Rimasi molto colpita dalle informazioni che mi mostrò a riprova del fatto che i cristiani dovrebbero usare il nome di Dio. Quelle prove mi diedero la forza necessaria per ripudiare tutte le cose inutili che mi erano state insegnate come suora.
“Ricordo molte cose della vita in convento. Per esempio, una volta avevo bisogno di più cibo. Così scrissi ai miei genitori di mandarmene un po’, senza pensare che il convento censurava la corrispondenza. Al pasto successivo mi fu posta dinanzi una grossa quantità di pane e marmellata, e fui costretta a mangiarla tutta. Ora il cibo era troppo. Ne parlai con le mie amiche, una delle quali mi suggerì di sbriciolare il pane che non riuscivo a consumare e di spargerlo sul pavimento. Quando ci provai, una suora immediatamente mi afferrò e mi gettò a terra, ordinandomi di leccare tutto il pavimento. La stanza era grande. Mentre facevo quello che mi era stato ordinato, sentivo molte risate e risatine: nessuna misericordia.
“Ora so quanto sia meraviglioso essere liberi da tutto ciò. Ovviamente la libertà ha comportato dei sacrifici. Per esempio, mio padre mi cacciò via di casa. Comunque, prima di lasciare il convento, ebbi il privilegio di aiutare altre giovani suore a conoscere la verità. Sono felice di poter dire che alcune di noi hanno dedicato la propria vita a Geova Dio!
“Dopo che ebbi lasciato il convento, fu difficile per mio padre capire perché rinunciassi a posti di lavoro ben rimunerati ma che mi avrebbero portato via troppo tempo. Volevo più tempo per servire Dio. Ora sono pioniera regolare e conduco una vita semplice ma ricca di soddisfazioni. E, con mia grande gioia, mia madre e i miei fratelli si sono uniti a me nel servire Geova”.
La verità biblica rende veramente liberi dal falso sistema religioso di questo mondo, e reca gioia e felicità durevoli. — Giovanni 8:32. “”


Notare che il racconto inizia parlando di una sola suora; durante la narrazione le suore aumentano come immagina la suora immaginaria, ... " ebbi il privilegio di aiutare altre giovani suore a conoscere la verità. Sono felice di poter dire che alcune di noi hanno dedicato la propria vita a Geova Dio!". Ma la bolla di sapone ( o meglio la bugia ) così gonfiata, finisce per esplodere a vergogna dei favolieri.

Vitale
Vitale
00venerdì 12 agosto 2005 15:31
Re:

Parte 4°

Continua la prolifica caccia di suore cattoliche, una pacchia.
Ora anche gli infanti catturano suore!
Stavolta il cacciatore, anzi la cacciatrice, è una tenerissima bimba di 4 anni. Stupitevi con il brano seguente, Torre di Guardia 1° gennaio 1991, pag. 22.

“” Una giovane sorella della Repubblica Dominicana scrive: “Quando avevo solo quattro anni stavo per completare un corso prescolastico, organizzato da religiosi, dove avevo imparato a leggere e a scrivere. Come dono, diedi alla suora che mi aveva fatto da maestra il libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca con la dedica: ‘Le sono molto grata per avermi insegnato a leggere e a scrivere. Vorrei che anche lei capisse la mia fede e avesse la speranza di vivere per sempre su questa terra quando sarà trasformata in un paradiso’. Per questo motivo fui espulsa dalla scuola. Otto anni dopo incontrai di nuovo questa maestra. Essa mi raccontò che, nonostante l’aspra opposizione del sacerdote, era riuscita a leggere il libro. Si era trasferita nella capitale, dove aveva potuto studiare la Bibbia con una Testimone. All’assemblea di distretto ‘Lingua pura’ era insieme a me fra i candidati al battesimo”. Com’era profetizzato, la sapienza può venire anche “dalla bocca dei bambini”! — Matteo 21:16; Salmo 8:1, 2. “”

Può accadere che una bimba di quattro anni che frequenta un corso prescolastico riesca a concepire a fatica un pensierino, ma è grottesco pensare che questa piccina riesca a comporre una dedica articolata, sensata, ricca di sentimento e perfetta sotto il profilo grammaticale e sintattico.
Che dire poi se questa bimba, ancora impegnata a baloccarsi con le bambole, si dimostra talmente padrona di una dottrina assai complessa quale quella contenuta nel libro donato alla suora, di 255 pagine infarcite di citazioni bibliche, al punto da invitare una suora cattolica a capire e ad accettare la sua fede e la sua speranza in una vita eterna su una terra paradisiaca.
E, questa piccina di 4 anni fu espulsa " orrore " dalla scuola per aver donato un libro con dedica! Sembra vero.
E' evidente che gli adulti geovisti si addicono alle favole per infanti, mentre gli infanti sorbiscono dagli adulti geovisti le favole inventate dagli astuti editori statunitensi.

La telenovela delle bugie continua con la suora di cui si tace, astutamente, il nome, il nome della sua Comunità, ed avrebbe ignorato la Bibbia dal 1960 al 1983, pur essendo suora, e già all'età di 4 anni sapeva leggere e scrivere avendo quasi terminato un corso prescolastico.
A che età ha iniziato il corso [SM=g27982] .

Eppure i testimoni di Geova credono ingenuamente anche a questa storiella.
Il CD sa benissimo che per diventare suora è necessario un Noviziato per diversi anni e che lo studio fondamentale delle novizie è quello della Sacra Scrittura, ma questo non lo sanno i singoli Testimoni. Inoltre le suore frequentano la S. Messa, le cerimonie religiose e gli esercizi spirituali, durante i quali si fa ricorso abbondante alla Bibbia, senza contare lo studio personale che ogni suora pratica assiduamente.
Per quanto riguarda la seconda favola, notiamo che la Società pubblicizza sempre più spesso le edificanti storielle di cattolici ( sempre anonimi ) che si convertono al movimento.
Alla prova dei fatti, però, risulta il contrario, sono proprio i tdG a scartare e picchiare i propri figli. A Wildwood, negli Stati Uniti, un ragazzo di 16 anni, William Carlson, ha ucciso a colpi di rivoltella i suoi genitori tdG, Paul di 35 anni e Sandra di 41, perché non ne poteva più. Altro che favole con protagonisti anonimi, ma queste sono altre storie vere.

Vitale
Vitale
00giovedì 18 agosto 2005 15:45
Re:

Ora cambiamo un po’ continente dirigendoci nella bella Africa, anch’essa portatrice di favole tdG.

Annuario WTS 1984, pag. 21, ancora una suora come protagonista ( anonima come il solito ), in un paese africano ( non viene detto quale, se sopra, a destra o a manca oppure vattelapesca ).
Ebbene questa suora missionaria aveva un lavoro e percepiva uno stipendio, forse con regolare contratto conforme alle vigenti norme sindacali, con oneri sociali a carico del datore di lavoro ( il Vaticano ? ).
La suora missionaria aveva dei mobili!
Per arredare cosa?
La cella di una suora in terra di missione é arredata assai poveramente.
Questa stranissima suora, guarda caso, doveva andare a finire in Africa, come missionaria per poter seguire un corso biblico tenuto da un eccellente proclamatore del posto.
È palesemente falso, eppure i tdG apprezzano un’ intruglio con devota sottomissione, tripudiando ed osannando il CD.

SUPERATA L’OPPOSIZIONE“”

In un paese africano dove l’opera del Regno è al bando, i fratelli continuano a parlare della verità ma con prudenza. A una stazione di servizio dove lavorava un fratello una suora si fermò per fare benzina. Il fratello le parlò. La suora fece domande e fu iniziato uno studio biblico. La suora occupava una posizione importante nel convento e furono fatti grandi sforzi per indurla a smettere lo studio biblico. Ricevette lettere da alcune “madri superiore” che facevano pressione perché smettesse di studiare. Una “madre superiora” prese l’aereo per venire a trovare la suora. Ecco il ragionamento che le fece: “Se continui nel tuo studio perderai tutto, e alla fine ti troverai senza nulla: senza denaro, senza mobili, senza lavoro, senza alcun luogo dove andare perché tutti i tuoi parenti ti rinnegheranno. Vai incontro a una ben misera vita”.
“Dio mi aiuterà”, disse la suora. La “madre superiora” replicò: “Dio non fa più queste cose”. Al che la suora disse: “Forse il dio cattolico non fa più queste cose”. Ma lei era sicura che il vero Dio, Geova, l’avrebbe aiutata.
La suora confidò le sue ansie a Geova e continuò lo studio. Si ritirò dalla Chiesa Cattolica e immaginate la sua sorpresa quando una parente l’accolse in casa! Poco dopo trovò lavoro come maestra d’asilo, anche se non sembrava che avesse i requisiti per quel lavoro. Le permisero di portar via i suoi mobili dal convento e ricevette come liquidazione una forte somma di denaro. Così alla fine aveva soldi, mobili, alloggio e lavoro. Soprattutto aveva ancora la fede in Geova, un Dio che provvede. Essa continua a fare eccellente progresso come predicatrice della buona notizia, confidando in Geova. — Prov. 3:5, 6. “”

Vitale
Vitale
00sabato 20 agosto 2005 18:03
Re:

Parte 5°

Rimaniamo in Africa essendo anche terra di safari, ma la caccia é alle suore. Cosa avranno fatto di male!

Dai proclamatori del Regno

La predicazione informale dei testimoni di Geova dà ottimi risultati

“” MOLTI hanno avuto il primo contatto con la verità biblica quando un testimone di Geova ha predicato loro in modo informale. In questo i Testimoni seguono l’esempio di Gesù Cristo, che predicò in modo informale a una samaritana presso un pozzo a cui la donna si era recata per attingere acqua. (Giovanni, capitolo 4) Nell’Africa orientale una testimone di Geova predicò in modo informale a una suora cattolica. La filiale della Watch Tower Society riferisce:
• Una mattina presto, mentre era diretta in città, la Testimone incontrò una suora, e colse l’occasione per chiederle: “Dove va a quest’ora?” La risposta fu: “Vado a pregare il mio Dio”. Allora chiese alla suora: “Lei conosce il nome del suo Dio?” “Non si chiama Dio?” replicò la suora. La Testimone si offrì di andare a casa sua quel pomeriggio per parlare del nome di Dio. Dopo la conversazione la suora andò in chiesa e domandò a un prete se sapesse cosa significava “Geova”. La risposta fu: “È il nome di Dio”. La suora rimase molto stupita quando udì che il prete lo sapeva ma non glielo aveva mai insegnato.
La Testimone visitò la donna per nove giorni consecutivi e le insegnò la verità circa la Trinità, l’anima, l’inferno e la speranza per i morti. La donna ascoltò assorta e poi chiese alla Testimone di darle un po’ di tempo per riflettere su tutte queste nuove dottrine. Due settimane dopo contattò nuovamente la Testimone e chiese di fare ulteriori conversazioni. Ormai decisa a lasciare la chiesa, aveva già distrutto le immagini, i rosari e la croce che aveva. Il prete cercò di persuaderla a tornare sulla sua decisione, ma lei era decisa a seguire la verità. In seguito fu battezzata e ha prestato servizio come pioniera ausiliaria per diversi mesi nonostante la salute cagionevole e l’età avanzata.
Poiché ha una casa grande, l’ha offerta alla congregazione per usarla come Sala del Regno. I fratelli hanno sostituito il vecchio tetto, abbattuto le pareti interne e trasformato gran parte dell’edificio in un bel luogo di adunanza. Questa ex suora cattolica vive in una stanza dietro la sala ed è molto felice di aver potuto contribuire in questo modo all’adorazione di Geova. “”
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I narratori tdG hanno dimenticato di specificare il nome della suora catturata e la località del proficuo safari. L’anziana suora cattolica, dunque, si sarebbe fatta accalappiare solo per aver sentito per la prima volta nella sua vita che il nome di Dio é “ Geova “.
E come spesso accade i tdG cadono dalla padella nella brace.
1 - I traduttori tdG hanno affermato che il popolo ha familiare il nome di “ Geova “ fin dal XIV° secolo ( prefazione Interlineare del 1950 a pag. 23 ). Il popolo, quindi, conosce il nome “ Geova “, le suore cattoliche invece no, pertanto le suore cattoliche non farebbero parte del popolo e sarebbero più ignoranti del popolo.
2 – I traduttori tdG hanno ammesso più volte che la pronuncia più corretta del nome di Dio é “ Yahweh “ e non “ Geova “ ( stessa pagina della prefazione dell’Interlineare del 1950 e Torre di Guardia dell’1/2/1961 ).
Ritornando alla suora, questa povera ignorante, sarebbe ancora più ignorante apprendendo e diffondendo un nome errato di Dio.
Concludendo le favole narrate, le suore cattoliche si affrettino a diventare tdG:
- Sapranno in quale modo chiamare Dio
- Possiederanno una Bibbia finalmente
- Avranno un lavoro
- Uno stipendio
- Una casa
- I mobili
- Nonché le deliziose benedizioni di Geova (?).

Vitale
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