Questo è materiale che ho trovato in un libro che stò leggendo, spiega tre principali modi di intendere Dio, e male compreso, magari vi interesserà leggerli
Tutte le religioni, anche le più arcaiche, devono affrontare una sfida comune: rendere le relazioni tra Dio, l'uomo e il mondo comprensibili alle anime semplici e insieme coerenti per le menti razionali. Ai semplici offrono immagini; tali immagini danno poi luogo a enigmi che i pensatori devono dipanare.
Dio è al centro di tutte queste immagini e, a seconda di come le concepiamo, le nostre rappresentazioni dell'uomo e del mondo possono cambiare. Queste immagini alternative danno origine a un gran numero di possibilità teologiche e ciascuna può costituire la fonte di concezioni assai differenti, sarà sufficiente esplorare tre immagini astratte di Dio e prendere in esame il genere di argomentazioni che i teologi hanno basato su di esse.
IL DIO IMMANENTE
Il primo modo che analizziamo, per immaginare Dio è quello di considerarlo una forza immanente nel mondo, in senso sia temporale sia spaziale. In questa visione, il mondo è un luogo caotico dove le forze in gioco – divine, umane e naturali – sono un vero e proprio guazzabuglio. Spiriti, ninfe, antenati, sciamani, amuleti, persino stelle e sogni forgiano il nostro destino perché gli dei immanenti agiscono per loro tramite. Gli dei buoni fanno piovere, fanno crescere le messi, rendono fertile il bestiame. Proteggono il popolo in battaglia e dagli dei malvagi portatori di sconfitta, peste, siccità, malattia e morte. Il mondo è permeabile e dobbiamo dividerlo con gli esseri divini, i quali lo usano – e ci usano – per i propri scopi. La chiave per vivere in un mondo del genere è ingraziarsi gli dei buoni e tenere a bada quelli malvagi, se necessario adulandoli e corrompendoli.
Spinta all'estremo, la nozione di un Dio immanente può arrivare a sostenere che tutta la natura, forse anche gli esseri umani, emana dal divino. Si tratta del Dio dei panteisti. Ma non è chiaro se vi sia mai stato un popolo panteista in senso stretto, che abbia vissuto come se tutte le cose fossero letteralmente “piene di Dio”, dal momento che ciò avrebbe implicato un principio di assoluta uguaglianza tra gli esseri. Al contrario, civiltà con tale visione di un Dio immanente sembrano presumere che alcuni esseri siano più uguali di altri. Tradizionalmente esse si sono rivolte a eroi, famiglie nobili o caste la cui vicinanza al divino conferiva l'autorità di governare. In alcune civiltà questi sovrani teocratici erano ritenuti incarnazioni del divino, in altre ancora sacerdoti o rappresentanti dell'altissimo. Nell'antico Egitto, ad esempio, il faraone era concepito come uno degli dei, il quale perciò fungeva da intermediario tra il popolo e le altre divinità.
Con un Dio immanente, il divino diventa un'attiva forza temporale le cui relazioni con il popolo sono mediate dal sovrano, il quale può ricoprire anche la funzione di sacerdote. Il ruolo di chi governa è doppiamente rappresentativo: difende la causa del popolo davanti al divino, in modo molto simile a come farebbe un avvocato, e inoltre agisce quale difensore di Dio sulla terra, traducendo i decreti divini per le orecchie umane. Da sovrani di questo genere ci si aspetta che difendano attivamente il popolo contro i nemici ostili e la natura, e la loro sorte dipenderà dal successo nell'evocare il potere di Dio immanente qui e ora.