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L'errore incredibile, capriccioso e ottuso che fanno i credenti è un errore molto più grande e articolato di quanto si possa ritenere: "Esiste Dio, quindi esiste pure il Diavolo". E' un errore facile a commettersi, ma estremamente infido e quindi distruttivo. Soprattutto perché "sembra logico" pensare alla doppia esistenza Dio-Diavolo, mentre in realtà si sa poco o niente di come sia nata l'idea del Diavolo. La si dà per assodato, come se fosse ovvia e naturale, e invece non lo è per niente. Anzi, l'idea di un'entità alternativa a Dio è certamente derivata dalla stessa fantasia (malata) che ha prodotto Dio.

La storia dell'invenzione del Diavolo

E' necessario premettere che qui tratterò in estrema sintesi solo la produzione fantastica dell'idea di "diavolo" nella religione cristiana, prima, e nella cultura italiana dopo. Viceversa, avrei dovuto affrontare un campo vastissimo, in cui un essere metafisico malefico è presente in varie credenze anche non cristiane. Il collettore psicologico, comunque, è sempre il medesimo: proiettare "in cielo" quel che non si sa, non si capisce, di cui si ha paura o che non si può controllare.

Per molti antropologi, quella del Diavolo è un’idea simbolica: simbolo del male, dell'imperfezione, della sofferenza, della parte ignobile della natura umana. Per la teologia cristiana, invece, si tratta di un essere reale; la Chiesa ha "personificato" il simbolo del male e l'ha reso tridimensionale, riconoscibile, identificabile specialmente rispetto a Dio, da cui ha tutto l'interesse a separarlo nettamente. Ogni buon cristiano che reputa assolutamente affidabile la Bibbia, si aspetta che là dentro ci sia la figura del Demonio netta e precisa almeno quanto quella di Dio. Eppure, l'analisi (appena appena un po') critica dei libri di riferimento del cristianesimo (Vecchio e Nuovo Testamento) ci mostra l'assenza o, quando va bene, un'estrema approssimazione nel definire e nel sostanziare questo fantasioso essere.
L’Antico Testamento si compone di testi scritti in diverse epoche che vanno da prima dell’esilio babilonese fino ai tempi di Gesù. La sua parte più antica è il Pentateuco, vale a dire: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. In Genesi ci sono due strati di narrazione: il racconto Jahvista (dal nome di Dio rivelato a Mosè, Jahvè) e il racconto eloista (in cui Dio si chiama Elohim). Ci sono poi aggiunte del cosiddetto “periodo sacerdotale”.
Nel Pentateuco della Bibbia, che risale al tempo in cui gli ebrei erano nomadi e predatori, l’idea di diavolo non c’è. E' completamente assente, inesistente. Nella narrazione Jahvista appare il mito della caduta di Adamo ed Eva, tentati dal serpente, ma da nessuna parte si dice che il serpente è il diavolo; anzi, è esplicitamente detto che quel serpente è "la bestia": nessuna allusione a un'alternativa a Dio, nessuna contrapposizione, nessun Bene contro Male. Niente. Cosa per altro ovvia: in questo testo Dio è tutto, non ha un "collega" a cui affidare il lavoro sporco; è lui stesso che è l'origine di tutte le cose, belle o brutte che sìano. Il male e la malattia sono concepiti come un castigo che viene direttamente da Dio. Come non condividere?

Solo molto più tardi arriva nella Bibbia l’idea della identificazione del serpente con il diavolo. È decisivo, in tal senso, un versetto del Libro della Sapienza (II:24): “Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo (satan)”. Questo "Libro della Sapienza" appartiene ad un’epoca relativamente tarda, tra il III e il I secolo a.C. 
Il Signore del Pentateuco non era solo nell’alto dei cieli. Con lui c’erano due tipologie di esseri, chiamati bene Elohim (figli del Signore) e malak Jahvé (messaggeri di Dio).
Dalla tradizione javhista deriva un passo celebre di Genesi (VI:1), di cui si deve tenere conto: «Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero». Dall’unione tra questi angeli concupiscenti e le figlie degli uomini viene poi detto che nacquero i Giganti. Questo mito verrà poi ripreso nel Libro di Enoch e diventerà una delle spiegazioni sull’origine del diavolo.

Un altro "pezzo" della costruzione del Diavolo lo offre - inconsapevolmente - Isaia, nel versetto 34, dove si parla della condanna di Edom: «Gatti selvatici si incontreranno con iene, satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora».
Civette è la traduzione del termine lilit, che indica un demone femminile che vaga per le rovine. Esso è una derivazione della diavolessa accadica delle tempeste, Lilitu, che a sua volta deriva dalla sumera Lill, la “donna tempesta”.
Lilit è responsabile della morte dei neonati. Il medioevo ne fece la prima moglie di Adamo, il quale per 130 anni non ebbe rapporti con Eva ma con demoni femminili. Quando finalmente Adamo abbandonò Lilit e si accoppiò con Eva, generando figli, la sterile Lilit divenne invidiosa e si trasformò in un demone che prediligeva uccidere neonati. E' ragionevole pensare che, in questo fantasioso modo, gli ebrei della diaspora medievale proponevano una giustificazione alla mortalità infantile che sopravveniva con le febbri notturne.

Vediamo pure cosa succede a un altro esponente della fantasia diabolica cristiana, Lucifero.
Si vuole che vi sia ad esso riferimento in alcuni versetti di Isaia, cap. 14,11:. Ma in realtà quei versetti alludono alla caduta del re di Babilonia, che va in rovina con tutta la sua arroganza; troviamo infatti scritto:«Come mai sei caduto dal cielo, lucente figlio del mattino...>>. Nella Bibbia italiana il versetto “lucente figlio del mattino” diventa “Lucifero, figlio dell’aurora”, et voilà, ecco fabbricato un diavolo all’interno del Vecchio Testamento.

É nel libro di Giobbe (data presunta: V sec. a.C.) che compare "Satana". 
Israele non è più un popolo nomade, ed anche la vita si è fatta meno pericolosa ed incerta al rientro dall’esilio. Non c'è più la necessità del Dio iroso e sadico del Pentateuco. L’evoluzione delle scritture ora mostra un Dio meno esigente e crudele, un Dio da cui deriva ogni bene. Si affaccia dunque l'esigenza di cercare un’altra spiegazione al male; spiegazione che si incarna nel "satana". Sarebbe questo il senso del Libro di Giobbe. Il satana del libro di Giobbe è ancora confuso con i bene elohim, i figli del Signore, forse è perfino uno di loro. È "satana", ovvero l’accusatore, l’avversario dell’uomo. Ha la funzione del pubblico ministero dei processi.
È lui a chiedere di mettere alla prova Giobbe, e Dio acconsente e gli lascia carta bianca, anche se pone dei limiti al male che si può fare a Giobbe.

Si arriva così ad una spiegazione più complessa, meno superficiale del "male nel mondo": l’essere umano è libero, il satana è colui che dissemina malattie e disastri ma non è libero di farlo: agisce come il Signore gli permette di fare. Il male viene dunque da Satana, che però è solo un intermediario della volontà di Dio che mette l’uomo alla prova. In ultima analisi, è pur sempre il Signore che decide come dispensare sia il bene sia il male, ma non sono le sue mani ad agire.

Nell’Antico Testamento, a parte la particolare figura del satana, che ha i tratti che abbiamo visto, non c’è un grande affollamento di demoni. Ci sono creature celesti, i figli del Signore e gli angeli messaggeri, tra cui va probabilmente posto il satana, ma manca una vera e proprio demonologia. Israele condivise con altri popoli del Medio Oriente l’idea di un Dio circondato da una corte celeste di esseri al suo servizio, che agiscono per suo conto per porre le condizioni per realizzare i suoi piani. Ma non c’era assolutamente il concetto che vi fossero potenze celesti ostili e indipendenti, cosa che sarebbe stata inconciliabile con il monoteismo dell’Antico Testamento.

L'ebraico Libro di Tobia introduce un elemento importante: la magia come strumento per combattere il diavolo, e la lotta dell’angelo contro il diavolo. È sintomatico, per esempio, che Asmodeo, sconfitto da un esorcismo magico, ripari in Alto Egitto, ritenuto terra di origine della magia.  Fatto è che è molto forte il bisogno di dare una spiegazione diversa all’origine del male. E allora comincia ad acquistare peso l’idea di attribuirne la colpa a spiriti cattivi, così come acquistano spessore gli spiriti buoni (angeli) in quanto creature “intermedie” tra Dio e l’uomo. Sono questi concetti che si affermano presso il popolo degli Esseni e negli ambienti gnostici.
Nei testi esseni, Belial diventa nome proprio. Il dominio di Belial è il tempo presente, il suo regno sono le tenebre, il suo fine è il male, i suoi collaboratori sono gli “angeli di distruzione”. Belial è stato creato da Dio apposta per fare il male. Un concetto importante si sviluppa proprio in questo periodo, e trova spazio nell’apocrifo Libro di Enoch: il mito degli "angeli ribelli".

Ma ecco che le cose cambiano radicalmente nel Nuovo Testamento. Il diavolo è una presenza ben radicata; e per rendere chiaro e netto chi era il bene e chi il male, la lotta tra Gesù e il diavolo diventa ricorrente. Il diavolo viene citato con frequenza e con una gamma di nomi diversi. Si parla di Demonio, dal verbo greco daìomai, che significa dividere, lacerare. Si parla di Diavolo, che in greco, diabolos, significa calunniatore, avversario. E arriva pure Satana.

L’ebraico satan fu lasciato talvolta in greco, talvolta tradotto con diabolos. Nella Bibbia italiana satana ricorre 54 volte, di cui 18 nell’Antico e 36 nel Nuovo Testamento. Si usano poi i termini "spirito impuro" o immondo (19 volte), "spirito maligno" o "il Maligno" (12 volte), e "Principe di questo mondo".
Nei Sinottici si parla di Beelzebul (7 volte), che dovrebbe significare “Signore della dimora”, forse derivante dal Baalzebub dell’Antico Testamento (4 volte) che significava “Baal delle mosche”, a suo volta storpiatura di “Baal-zebul”, cioè “Baal il Principe”.

Ma più che fermarsi sui singoli episodi, bisogna cercare di cogliere il senso generale di questa presenza diffusa del diavolo nei testi evangelici. È proprio vero che i Vangeli ci consegnano un mondo preda di satana? È qui, nei Vangeli, la radice di quell’ossessione demoniaca che caratterizzerà i secoli successivi?

L'ossessione del demonio nei nostri tempi

I teologi sono più o meno concordi nel rispondere "no": i Vangeli non hanno colpa della nostra paura del diavolo. Io che teologo non sono, ritengo invece di sì. Mi spiego. La costruzione dal nulla di un mondo ultraterreno, abitato da spiriti e divinità invisibili, preposte a fare il bene e il male, non è certo un fatto "laico" o scientifico: è la Chiesa - in particolare quella cristiana - ad aver voluto e imposto una visione delle cose in cui il mondo materiale si divide da quello spirituale; ed è sempre quella Chiesa che ha autonomamente deciso che la materialità doveva essere ignobile mentre la spiritualità poteva essere la sede naturale del divino. Non a caso ha collocato Dio in alto, nel "superiore", rispetto all'Uomo "inferiore", gettato in terra, anzi, prodotto fisicamente da quel "fango" che avrebbe utilizzato il suo dio creatore. Non a caso s'è ricorso all'infantile simbologia del dio che "fa" Adamo col fango come fosse plastilina: un dio onnipotente poteva schioccare le dita, poteva solo "pensarlo" e Adamo sarebbe comparso dal nulla. Invece no, Dio lo deve "fare", e lo deve fare col fango: un simbolo netto e preciso di cos'è l'Uomo rispetto al dio voluto da quella Chiesa; e soprattutto da dove deriva l'assoluta devozione per quella Chiesa, intermediaria di quel dio che è tanto superiore da far vacillare la propria onnipotenza pur di dimostrare spocchiosamente ai futuri fedeli chi è il più forte.  

Tutto ciò ha innescato meccanismi ben più esplosivi della fantasia di un dio e di un diavolo in eterna lotta e contrapposizione. Il cristianesimo è incapace di risolvere il nodale problema del male nel mondo; per farlo, dovrebbe recedere dai propri stessi dogmi, e ovviamente questo gli è impossibile. E allora ha costruito la personificazione del male, il diavolo appunto, che ha molti vantaggi: è riconoscibile, è circoscritto, ed è soprattutto credibile in quanto "concreto". Nessuna filosofia e nessun pensiero astratto sarebbe stato più efficace di una... "persona", un corpo praticamente fisico che sembra dire: sono io il male, eccomi!

Così com'è successo con Dio, antropomorfizzato a uso e consumo dei più superficiali e dei "semplici" (anziano, con la barba, ecc), il diavolo è diventato un ricettacolo di pregiudizi, senza mai perdere però l'aspetto e la collocazione di un "corpo" più o meno vagamente umano: ha le corna, la coda, gli occhi ammalianti, gli zoccoli... sì, però rimane un essere umano, perché le aggiunte, le modificazioni, gli abbruttimenti e le contaminazioni uomo-bestia non arrivano mai al limite di fargli perdere la riconoscibilità. Questo è un fattore importante giacché, facendone un'entità troppo aliena dall'esperienza quotidiana, il diavolo avrebbe perso la "vicinanza" all'Uomo, che è poi una importante componente del proprio potere terrorizzante e del fondante requisito della credibilità.

Un'altra caratteristica interessante dell'invenzione del diavolo riguarda la scala dei valori. Per il demonio, è ovvio essere cattivissimo, scellerato e immorale. Tutti i "negativi" dei valori considerati "bene", vengono emarginati nella figura del demonio; ma questa è un'operazione tutt'altro che superficiale, anzi, è tatticamente efficace: noi tutti possiamo considerare in tal modo il diavolo uno "sversatoio" di nefandezze, ed esorcizziamo (sarebbe proprio il caso di dirlo) la serpeggiante paura di condividerne con lui qualcuna. Insomma, Dio è ben distinto nel suo regno del bene, mentre il male del mondo - che nessuna religione potrebbe negare, e che per tutte le religioni rappresenta un insopportabile imbarazzo - è delimitato, chiuso e racchiuso nella figura del diavolo, a scanso di equivoci e confusioni.

Tale separazione manichea comporta la ferale ed egoistica propensione del credente a ritenere se stesso puro e incontaminato, mentre l'altro che si fosse macchiato di "male" potrà essere soltanto un reietto del genere umano e un pericoloso collega del diavolo. Da qui a ritenere sé migliore e l'altro peggiore, il passo è molto breve. Il mondo viene così diviso fra "gli angeli" in tutti i sensi, i detentori del bene, i vicini a Dio, i "giusti", e "i diavoli", i peccatori, i cattivi, i meritori della dannazione. Il tribunale celeste alimenta il tribunale terrestre: i peccati diventano reati, i filo-diavoli diventano cattivi e delinquenti, mentre i buoni aderiscono in tutto e per tutto alla definizione di credenti in Dio. Ovvio che l'equazione finale debba essere "credi in Dio, va bene, non ci credi, sei da disprezzare"...

Ma la Chiesa inventrice e padrona di tutto ciò non poteva dimenticare un importante particolare: la redenzione. Mai chiudere tutte le porte! Se vuoi sottrarti al diavolo, e ritornare "sulla retta via", devi sinceramente pentirti e verrai accolto di nuovo nella famiglia dei credenti. Abiura il male, rinnega le seduzioni di Satana, e abbraccia la credenza nel Dio salvatore. Solo così ti verrà amnistiata ogni carognata tu avessi commesso.

Che lungimirante architettura del raggiro! Giustappunto degna di un grande e malefico imbonitore. 

http://www.calogeromartorana.it/diavolo_non_esiste.htm