Una strategia di propaganda ben definita
Esiste, insomma, non un "complotto" gay, ma una precisa strategia di propaganda omosessuale,
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teorizzata nel 1990 da Marshall Kirk e Hunter Madsen,
che non vuole più imporre la "diversità" gay in chiave
rivoluzionaria, bensì "normalizzare" il fenomeno omosessuale con l'affermazione di una cultura unica.
In effetti, oggi in Occidente la scelta omosessuale è già, dal punto di vista dei diritti individuali, assolutamente libera.
Le leggi puniscono offese e ingiuste discriminazioni.
Ma alle lobbies gay non basta.
Esse pretendono che una scelta individuale diventi stile di vita pubblico; che la loro visione culturale, benché minoritaria, sia insegnata nelle scuole (sono già numerosi gli editori di libri scolastici che aderiscono al codice di autoregolamentazione del Progetto Polite, nel quale si adotta l'ideologia di "genere"); che resti l’unica ammessa nel dibattito pubblico, e ogni differenza di opinione sia considerata discriminatoria.
Va detto che la società ha spesso assegnato agli omosessuali un’etichetta di diversità con connotati spregiativi, cui sono seguite ingiuste discriminazioni.
E ciò ha causato grandi sofferenze, contro le quali gli omosessuali comprensibilmente si sono battuti.
Riconoscere però che gli omosessuali sono stati in passato (e in alcuni casi possono esserlo ancor oggi) vittime di ingiustizie, e riconoscere il diritto di denunciarle e combatterle, non può autorizzare un vittimismo che legittima menzogne propagandistiche o ingiustizie di segno opposto contro chi si oppone alla strategia di propaganda gay.
Questa strategia, infatti, denuncia che i gay sono vittime di manipolazioni.
Tesi già discutibile, nella misura in cui è generica e vuole ricondurre alla categoria della "manipolazione" ogni critica alla cultura gay.
La denuncia degenera però in vittimismo quando non si preoccupa di smascherare le presunte manipolazioni, ma le vuole utilizzare come alibi per costruire il proprio castello di menzogne: "Pensiamo a una strategia accurata e potente quanto quella che i gay sono accusati dai loro nemici di perseguire - o, se preferite, a un piano altrettanto manipolatorio quanto quello sviluppato dai nostri stessi nemici" (Marshall Kirk e Hunter Madsen, After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90's, Plume, New York 1990, p. 160);
"Non è importante se i nostri messaggi sono bugie; non per noi, perché li stiamo usando per un effetto eticamente buono, per opporci a stereotipi negativi che sono sempre un pochino falsi, e molto di più malvagi; non per i bigotti, perché i messaggi avranno il loro effetto su di loro sia che ci credano sia che non ci credano" (ibidem, p. 154).
Ad esser manipolata è persino la natura dell'omosessualità.
Per stimolare la compassione i gay devono essere presentati come "vittime delle circostanze"; perciò, "sebbene l'orientamento sessuale sembri il prodotto di complesse interazioni fra predisposizioni innate e fattori ambientali nel corso dell'infanzia e della prima adolescenza" (Kirk-Madsen, ibidem, p. 184), bisognerà presentare l'omosessualità come una caratteristica innata, genetica.